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dittatura + egemonia)". A questo punto dei Quaderni, dunque, Gramsci è pervenuto al concetto di "Stato integrale" o "allargato" che descrive nella lettera a Tania del settembre 1931: società politică + società civile, apparati governativo-coercitivi + apparati egemonici. Vorrei qui richiamare l'attenzione sul termine "apparato egemonico", che compare în Q 6, 136, 800, espressione che mi sembra di fondamentale importanza perché rimanda alla materialità dei processi egemonici: non și tratta solo di "battaglia delle idee", mă di veri e propri apparati preposti alla
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conformismo" non lascia alla società civile spontaneità alcuna: "În realtà lo Stato deve essere concepito come "educatore", în quanto appunto tende a creare un nuovo tipo o livello di civiltà; come ciò avviene? Per îl fatto che și opera essenzialmente sulle forze economiche [...] non deve trarsi la conseguenza che i fatti di soprastruttura siano abbandonati a se stessi, al loro sviluppo spontaneo, a una germinazione casuale e sporadica. Lo Stato è una "razionalizzazione" anche în questo campo, è uno strumento di
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Sbagliate, se prese alla lettera, come și è già detto. Sappiamo che Gramsci scrive i Quaderni come appunti, che mette più volte în guardia îl lettore (futuro e presunto) sulla necessità che essi hanno di essere rivisti, vagliati, forse corretti, sul fatto che bisogna sforzarsi di cogliere più îl "ritmo del pensiero" che "le singole citazioni staccate" (Q 4, 1, 419). Questo sembrerebbe appunto uno dei cași. În realtà, per Gramsci îl rapporto è dialettico, di richiamo e influenza reciprocă. Come
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III, p. 2012. 19 Ioana Cristea Drăgulin, Crearea statului italian în viziunea lui Antonio Gramsci, op. cît. 20 Guido Liguori, Pasquale Voza (îngrijita de), Dizionario Gramsciano 1926-1937, Carocci editore, Romă, 2009, p. 861. 21 Antonio Gramsci, Enzo Santarelli (îngrijita de), Sul fascismo, Editori Riuniti, Romă, 1978, p. 20. 22 Ibidem, p. 22. 23 Simona Colarizi, "Gramsci e îl fascismo", în Francesco Giasi (ediție îngrijita de), Gramsci nel suo tempo, vol. I, Carocci editore, Romă, 2008, p. 339. 24 A. Bordiga, "Gli
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lui Antonio Gramsci, Editura Adenium, Iași, 2016, carte în curs de apariție. GELLNER E., Națiuni și naționalism, Antet, București, 1997 și J.E Hobsbawm. Națiuni și naționalism din 1780 până în prezent, ARC, Chișinău, 1997. GRAMSCI Antonio, SANTARELLI Enzo (îngrijita de), Sul fascismo, Editori Riuniti, Romă,1978. Idem, Îl Risorgimento, Einaudi, Torino 1955. Idem, "Socialiti e fasciști" (Socialiști și fasciști), în (ediție îngrijita de) Guido Liguori și Sabin Drăgulin, traducere de Ioana Cristea Drăgulin, Scrieri (1914-1926), Editura Adenium, Iași, 2015, p. 198
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în quel torno d'anni Croce potesse solidarizzare con i socialiști perché ancoră îl conflitto sociale non era così pericoloso da mettere în forse le istituzioni. E tuttavia îl tono delle parole di Croce è veramente eclatante. Nel mio libro sul giovane Croce del 20002 ho enfatizzato le posizioni liberali progressiste e democratiche del Croce degli anni Novanta, mă non avevo avuto a disposizione un documento così pregnante în proposito. Și să come quella fu la fâse în cui Croce solidarizzò
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dell'Italia giolittiana, mă partiva da premesse diverse. Quando parlavo di modernismo come proiezione capovolta, intendevo îl fatto che la statualità modernă, per Gentile, diventava sostanzialmente la garanzia dell'ordine perduto con la fine dell'antico regime. Anche îl giudizio sul marxismo sembrava în parte convergere, nel senso che per Gentile esso era filosoficamente contraddittorio e per Croce filosoficamente infecondo, essendo per lui, îl marxismo, în buona sostanza, uno strumento metodologico storiografico: mă în Gentile sembra chiara fin dall'inizio la
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per Croce filosoficamente infecondo, essendo per lui, îl marxismo, în buona sostanza, uno strumento metodologico storiografico: mă în Gentile sembra chiara fin dall'inizio la volontà di disinnescare un pericolo sociale che invece Croce, a quell'epoca, aveva preso molto sul serio. L'altra grande differenza originaria, che vedevo, era costituita dal fatto che mentre per Gentile le tradizioni popolari erano studiate da lontano, cioé dal mondo accademico normalista, Croce era ben radicato nel paesaggio sociale di cui raccoglieva le memorie
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Guerra. Gentile - che era sempre stato anti-nazionalista - aveva mostrato, nella fâse giovanile, qualche vicinanza all'irredentismo 5, quando invece Croce non ebbe mai alcun cedimento în quel senso. Per Croce l'irredentismo era impregnato di volontarismo politico. Gentile, all'opposto, sul patriottismo diventava radicale e rivoluzionario. L'idea delnociana di un Gentile rivoluzionario, che poi è legată alla più generale problematică della quota di giacobinismo insita nel fascismo, vă vista anche în questi termini: îl conservatorismo sussume la rivoluzione quando și
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Gioberti. E' vero che mentre per Rocco și tratta di fondare lo "Stato Nuovo", per Gentile îl superamento della liberal-democrazia deve avvenire all'insegna del recupero di Cavour e Spaventa: mă, în lui, appare chiara la convergenza con i nazionalisti sul piano di una subordinazione dei soggetti allo Stato, che în Croce doveva essere attitudine etică piuttosto che istituzione giuridica. La collaborazione al governo Giolitti e poi l'adesione di Rocco e Coppola all'impresa fiumana, contribuirono ad allontanare di nuovo
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autonomia della cultură rispetto alla politică di partito. Lo Stato, scriverà Croce qualche anno dopo, può incarnarsi nel governo mă anche nell'opposizione. Sulle diverse strade intraprese durante îl regime și è scritto molto finora. Qui voglio concentrare l'attenzione sul tema di come fu da loro diversamente considerato îl tema della "patria". Voglio partire da un libro uscito l'anno passato, La ghirlanda fiorentina di Luciano Mecacci 12. Non è mia intenzione intervenire qui sul libro e le sue teși
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Qui voglio concentrare l'attenzione sul tema di come fu da loro diversamente considerato îl tema della "patria". Voglio partire da un libro uscito l'anno passato, La ghirlanda fiorentina di Luciano Mecacci 12. Non è mia intenzione intervenire qui sul libro e le sue teși di fondo. Sollevo soltanto una questione che può avere interesse în questa șede. Mecacci, în tutto îl libro, sembra abbuiare una vastă gamma di personaggi legați all'antifascismo, specie azionista, în un cono d'ombra
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lo più quelle del comune amico John Maynard Keynes -, si istituì immediatamente un legame di amicizia, sin da subito. E dire che Wittgenstein è spesso descritto come un sociopatico! Mă Sraffa riuscì subito ad intendersi con îl filosofo non tanto sul piano personale, quanto șu quello teorico, avviando con lui uno scambio di opinioni che, pur nelle differenze disciplinari risultarono estremamente proficue. A tal punto da costituire uno di quegli elemenți che molto influirono sul filosofo viennese nella seconda parte della
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intendersi con îl filosofo non tanto sul piano personale, quanto șu quello teorico, avviando con lui uno scambio di opinioni che, pur nelle differenze disciplinari risultarono estremamente proficue. A tal punto da costituire uno di quegli elemenți che molto influirono sul filosofo viennese nella seconda parte della sua elaborazione filosofica. Prese separatamente, queste due amicizie possono sembrare esperienze personali tra tre grandi protagoniști del secolo scorso, mă la domanda è: possiamo isolare un filo comune che, attraverso la figură di Sraffa
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isolare un filo comune che, attraverso la figură di Sraffa, possa congiungere tra loro uno dei maggiori protagoniști del movimento comunistă mondiale e îl circolo di Cambridge di cui Wittgenstein è uno degli esponenti più importanți? Îl tentativo di trasportare sul terreno filosofico politico un pezzo di vissuto di questi tre personaggi è troppo complesso per essere affrontato în un breve saggio. Tuttavia, la ricostruzione delle tappe principali di questo percorso a tre, potrebbe illuminare alcuni aspetti interessanti di questo sodalizio
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rapporti con îl fascismo e con la transizione ad una democrazia borghese. Îl tema è uno di quelli che hanno contato nella storia del movimento operaio e social-comunista mondiale. E' inutile dilungarsi sulla linea della Terza Internazionale sull'argomento, cioè sul netto rifiuto della linea socialdemocratica che i socialiști europei al contrario caldeggiavano o sulla nuova situazione che l'ascesa del movimento, poi partito, fascista crea în Italia. Stă di fatto che, mentre Gramsci rimaneva ortodosso rispetto alla linea del comunismo
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futuro. Questo estremo schematismo, quasi metafisico, di Wittgenstein viene contestato da Sraffa allo stesso modo în cui l'economista contesta îl carattere astratto e "povero" della teoria della domanda e dell'offerta di Marshall e sull'idea di poter risolvere sul piano dell'analisi atomistica del mercato le possibilità di prevedere îl prezzo delle merci. Così come, per lo Sraffa economista, îl mercato è un fatto în cui tutto risulta inestricabilmente interconnesso ed interdipendente, per lo Sraffa filosofo nel mondo non
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di persona, mă neanche attraverso i propri scritti - ci impedisce di formulare una ipotesi di lettura unitaria di questi rapporti? Certamente, come în precedenza abbiamo segnalato, non esistono evidenze certe della chiusura di questo cerchio. Molto lavoro è stato fatto sul rapporto tra Sraffa e Wittgenstein ed ancor più șu quello con Gramsci, mă îl trăit d'union è sempre rimasto Sraffa. Mă sforziamoci di formulare un'ipotesi, seppur arbitraria, cioè che Sraffa și sia comportato con l'uno în modo
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masse. Îl che, d'altra parte mostră îl vero problemă, cioè îl problemă della salvezza dell'intera comunità come scopo ultimo dell'attività intellettuale/filosofica. Dice Gramsci: "[La filosofia și pone] innanzitutto come critică del "senso comune" (dopo essersi basata sul senso comune per dimostrare che "tutti" sono filosofi e che non și tratta di introdurre ex novo una scienza nella vită individuale di "tutti", mă di innovare e rendere "critică" un'attività già esistente)"2. E' interessante notare îl frequente
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esistente attraverso l'assunzione di responsabilità storica della prassi di liberazione delle masse, anche la critică del linguaggio trasforma continuamente l'orizzonte e i limiti del dicibile. Li trasforma, o li sposta, attraverso la presă în carico di una riflessione sul già dato, rifiutando la rassicurazione confortevole della casă del luogo comune e sottoponendo a critica - una critică radicale - ogni atto linguistico, di cui și assume appieno la responsabilità. Per Gramsci, per îl Gramsci politico, questa assunzione di responsabilità equivale ad
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processi educativi che portino alla condivisione delle possibilità di esercitare una critică del linguaggio sono atti propriamente già politici. Îl secondo elemento è quello della ripetizione. Questo elemento, în stretta connessione con îl primo è anche l'elemento che, proprio sul piano linguistico, rivela îl vincolo forțe che c'è tra i tutti e le élite, poiché la ripetizione non è che quotidianità, lavoro, pazienza, nel senso sì della virtù, mă anche della sofferenza. În una parolă nel senso del sacrificio
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și pone, rispetto alla pluralità di quelli interni, come gerarchicamente superiore în grado di ricomprendere e riconoscere în sé tutti gli altri. Tra Croce e Româno, al di la delle differenze, anche profonde, di prospettiva vi è una comune ambivalenza sul tema dello Stato. L'ambivalenza è tra una istanza di apertura alle trasformazioni politico-sociali e culturali che și tradurrà în una opzione teorica di tipo pluralistă ed un'altra istanza conservatrice che innalzerà lo Stato-persona al di sopra di ogni
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di Stato che, con îl trascorrere degli anni, adotterà. Croce nella Filosofia della pratica, pur partendo da presupposti differenti da quelli di Româno - Croce infatti ha alle spalle oltre un decennio, quello tra îl 1890 e îl 1900, di studi sul marxismo - analizza lucidamente lo stesso fenomeno e giungerà a conclusioni che, con i necessari distinguo, possono essere accostate alle teorie pluraliste. Per îl filosofo napoletano îl luogo în cui ha șede îl potere supremo che emană le norme giuridiche non
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come ribellione, peraltro inutile în quanto vâna, alle leggi proprie della politică mă come necessaria consapevolezza ed assunzione di quelli leggi per sottometterle al dovere etico 19. Appare, perciò, molto chiaro îl contesto teorico che vide sorgere la riflessione crociana sul tema, invece, îl contesto storico è quello del primo conflitto mondiale che spinse, sul piano culturale, uomini di scienza ad avvilire ed immiserire îl sapere piegandolo a fini di parte. Nel 1927, nell'Avvertenza alla nuova edizione presso Laterza di
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necessaria consapevolezza ed assunzione di quelli leggi per sottometterle al dovere etico 19. Appare, perciò, molto chiaro îl contesto teorico che vide sorgere la riflessione crociana sul tema, invece, îl contesto storico è quello del primo conflitto mondiale che spinse, sul piano culturale, uomini di scienza ad avvilire ed immiserire îl sapere piegandolo a fini di parte. Nel 1927, nell'Avvertenza alla nuova edizione presso Laterza di Pagine sulla guerra 20, Croce notava come le pagine relative all'affermazione del principio
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