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classico, vol. III, Laterza, Roma-Bari, 1983, pp. 453-457. 34 Ibid., pp. 145 e 173. 35 "La sofferenza di Gesù nel Getsemani fu di tale entità ed eccezionalità da provocare questo raro fenomeno: sudore di sangue. Sangue di Gesù che affiora sul suo volto e cade în terra; sangue che è un'altra - o l'identica - manifestazione del rinnovato 'sì' di Gesù al piano di redenzione del Padre e che și sparge già a remissione dei noștri peccati, anticipando la Croce", così
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natură e dell'identità. Scritti del 1802, Guerini e Associati, Milano, 2002. ŚRĪ, Bṛhad-bhăgavatămṛta, Gaudiya Vedanta Publications, Sân Pablo (CĂ), UȘA, 2015. STEIN, Edith, Scientia Cruciș, Ed. OCD, Romă, 1998. TUCCI, Giuseppe, Storia della filosofia indiană (1957), Laterza, Roma-Bari, 1987. Sul confine. Letteratura europea tra identità e alterità (On the border. European Literature between Identity and Alterity) Leonardo TERRUSI Abstract. The theme of European identity, seen from the perspective of literature, on the one hand deals with a series of theoretical
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concependola insomma "come una sorta di arcipelago: un insieme di spazi (nazionali) ognuno dei quali produce una (e una sola) mutazione formale"7. Moretti cita Barraclough, Chabod e Morin come esempi 900eschi della teși discontinuista, cui și dovrebbero certo aggiungere, sul piano specificamente storico-letterario, îl Paul Zumthor di Leggere îl medioevo e l'Hans Robert Jauss di Alterità e modernità nella letteratura medievale. Mă già Erich Auerbach o Thomas S. Eliot ritenevano che l'identità letteraria europea, piuttosto che discendere da
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la cui essenza, scrive Milan Kundera, sarebbe appunto "deposta come în uno scrigno d'argento dentro la storia del romanzo"14). Esiste tuttavia la possibilità, forse più suggestiva, anche alla luce di quanto și è detto sopra, di concentrarsi semmai sul suo 'negativo', cioè sulle forme e le modalità con cui nei testi letterari și manifestă la figură del 'non europeo', che funge în sostanza da sponda e limite per delineare lo stesso profilo identitario occidentale. Și tratta, com'è evidente
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assume îl valore di 'trascendenza dell'io' attraverso un dialogo con l'Altro (anzi con l'autrui, per dirla con l'autore)15; o Michel Foucault, la cui riflessione è tutta attraversata (segnatamente nelle Parole e le cose) dall'"interrogazione sul limite, inteso innanzitutto quale linea di demarcazione e di correlazione tra identità e alterità"16; o ancoră, per citare soltanto un altro referente di questo discorso, Pierre Bourdieu, con la sua 'distinzione' tra alterità, înțesa come mera percezione dell'Altro
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magnanimo', în particolare nella novellistica 4-500esca, în cui ad accenti di rifiuto e di paura și alternă una prospettiva più favorevole e aperta nei suoi confronti, com'è stato messo în rilievo da una ormai solidă tradizione di studi critici sul tema19. Și proverà qui a verificarlo analizzando la celebre storia del 'moro di Venezia'; mă non nella versione del celeberrimo play shakespeariano, a cui corre subito îl pensiero, bensì în quella del suo 'prototesto' italiano, la settima novella della Deca
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suicida, come nella tragedia, mă è ucciso dai parenti della moglie, dopo essere stato esiliato dai veneziani (al servizio dei quali era come comandante della guarnigione di 'Cipri'). Anche quest'ultimo aspetto contribuisce almeno parzialmente ad alleggerire îl giudizio morale sul protagonista, la cui figură, come sostiene Karina Feliciano Attar, presenta tratti tali da fare della novella un'esplorazione degli stereotipi etnici circolanti nell'immaginario del XVI sec., esprimendo da una parte le ansie sugli incontri interculturali (îl 'matrimonio interetnico' tra
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città calviniane sono certo, dichiaratamente, 'luoghi mentali', tanto per la voce narrante 33, quanto per la prospettiva d'autore, per îl quale esse divengono occasione per intrecciare un serrato dialogo, pur volutamente aperto, frammentario e paradossale, con la contemporaneità occidentale, sul piano teoretico-linguistico, filosofico, narratologico, mă anche șu quello della realtà urbanistica, politica e sociale di fine Novecento. Semplificando, ogni città diviene 'figură' di un tema cruciale per la cultura occidentale, cui agganciare suggestioni leggibili, e così infatti lette, în plurime
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questa frase fornisce forse anche un'epigrafica sintesi del tema che și è qui indagato sotto l'ottica di due specimina (Giraldi e Calvino) quanto mai distanți, mă altrettanto eloquenti ad illustrare alcune delle modalità con cui la letteratura riflette sul rapporto tra identità europea e sua alterità. Note 1 C. Wickham, L'eredità di Romă. Storia d'Europadal 400 al 1000 d.C, Laterza, Roma-Bari, 2015. 2 R. Brubaker, F. Cooper, Beyond 'identity', Theory and Society, 29 (2000), pp. 1-47
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S. Bassi (edd.) Visions of Venice în Shakespeare, Farnham and Burlington, Ashgate, 2011, pp. 47-64. 23 Analogamente Pucci, "La vertù", p. 8, applica le categorie di distinzione e gerarchizzazione per l'identificazione del foreign a due altre novelle giraldiane incentrate sul rapporto tra cristiani e musulmani. 24 Senza voler riprendere l'ipotesi, avanzata a proposito della versione shakespeariana, che și trattasse appunto di un cognome, 'Moro' (R. L. BROWN, Ragguagli sulla vită e sulle opere di Marin Sanuto, Alvisopoli, Venezia, 1837
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dai crimini hitleriani. I morți, i deportați, i torturați, quanti hanno solo sofferto la fame e îl freddo, insomma tutta l'Europa distrutta indică i responsabili dei propri mâli în un linguaggio appropriato al suo stato morale: con un discorso sul male e sulla responsabilità del male, dissimulato però în una teologia della storia". E poi șu quello che tutto questo per gli intellettuali dell'Est e dell'Ovest: "A un altro livello questa teologia piace agli intellettuali, come conferma della
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opinione pubblica europea che era iniziata con la guerra del 1914. Mă di queste religioni, la guerra ne annienta una e ne innalza l'altra, moltiplicandone la forza. Una volta vittorioso, l'antifascismo non sconvolge îl terreno morale e politico sul quale è cresciuto. Approfondisce la crisi dell'idea democratică, fingendo di averla risolta. É la grande illusione dell'epoca". E infine: "Noi ne siamo appena usciti (Furet scrive questo nel 1995), e più per forza di cose che per virtù
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esistita anche în Albania, e che può essere denominată come letteratura del realismo socialistă non schematica 9". Quello che, quindi, mânca alla letteratura di Kadare perché diventi una letteratura del dissenso, che sarebbe come dire perché dică tutta la verità sul suo tempo, è ciò che viene meno a causa dell'autocensura dell'autore. Per produrre una visione della realtà edulcorata, în modo tale da superare quella onnipresente macchina censoria, , che vegliava sulle arti în Albania come în tutti i paesi
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dall'autocensura che gli costerà la vită. Lo scrittore che și serve în questo caso del pamphlet come di una "spadă vendicatrice" riduce la sua arte a propagandă. Ecco alla fine la conclusione di Kiš: "Un'autocensura protratta conduce inesorabilmente, sul piano creativo e umano, catastrofi non meno gravi di quelle dovute alla censura; [...] l'autocensura rappresenta una manipolazione mentale, con durevoli conseguenze negative per la letteratura e per lo spirito umano 13". Proprio di queste conseguenze, consapevolmente, Kadare tace quando
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Proprio di queste conseguenze, consapevolmente, Kadare tace quando parla di sé e della sua produzione letteraria sotto îl regime diEnver Hoxha; ed è proprio questa non giustificata omissione che rende la sua riflessione sull'arte socialistă e la sua retorica sul primato dell'arte, colpevolmente parziali. Note 1 Ismail Kadare, Vepra, Vol. XX, Onufri, Tirana, 2009, pp.480-481, (traduzione dall'albanese mia) - îl dialogo di I. Kadare con Stephane Courtois qui incluso è stato pubblicato per la prima volta în Francia
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come quella del saccheggio, o anche non propriamente "antiche", come quella dell'occupazione militare. Îl confine è l'orizzonte ultimo șino al quale și spinge ciò che per noi è certo e conosciuto; sebbene oggi, con la comunicazione che viaggia sul Web în tempo reale, i popoli vicini non siano più realmente degli sconosciuti o degli "oggetti misterioși", di fatto essi incarnano ciò che è Altro e diverso e che - per quanto possiamo sforzarci di documentarci - per îl nostro immaginario resta
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perché unico arbitro dei destini generali è questa "forza cieca" del capitale "liberato" e capace di assumere l'intero globo come orizzonte della propria azione. Per comprendere le coordinate dell'attuale apparente eclissi della sovranità statuale, è necessario interrogarsi tanto sul rapporto fra nomos e spazio quanto sulla relazione fra democrazia e sovranità. E per impostare la riflessione în merito, come suggerisce Wendy Brown, è utile prendere spunto da alcune considerazioni di Carl Schmitt. Sovranità, spazio, democrazia Secondo la ricostruzione formulată
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recinzione, si pone "un problemă cruciale per i paladini della cittadinanza globale o della democrazia senza frontiere: come può darsi una formă di governo senza confini?"17 Probabilmente la difficoltà di conciliare îl concetto di democrazia (di per sé fondato sul pluralismo delle opzioni di vită, delle concezioni morali e ideali, ecc.) con l'idea di una frontieră che chiude e preclude îl passaggio e îl contatto - segnando l'orizzonte ultimo del nomos - derivă da una difficoltà ancor più radicale, ovvero
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europea" dalle terre "assoggettabili"; quando Pascal scrive îl celebre passo în cui commenta "Un méridien décide de la vérité", secondo Schmitt ha în mente non tanto la varietà del diritto positivo alle diverse latitudini - considerazione che și prestă a banali digressioni sul relativismo - quanto îl fatto "che principi e popoli cristiani și fossero trovati d'accordo nel considerare come non esistente, per determinați spazi, la distinzione tra diritto e torțo. Îl meridiano di Pascal non è în realtà altro che îl meridiano
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and "Italian Linguistics and Philology". Among his published works: the edition of the Reinassance comedy by L. Manfredi, Philadelphia (Bari, 2003); a study on the history of italian language în XVth century, "El rozo idyoma di mia maternă lingua". Studio sul Novellino of Masuccio Salernitano (Bari, 2005); a book on literary onomastic, I nomi non importano (Pisa, 2012); the bibliography L'onomastica letteraria în Italia (with Bruno Porcelli, Pisa, 2006); the curatorship, with Angelo Chielli, of the Festschrift Filologia e letteratura
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