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parlamentare, CH Beck, București, 2008, p. 72 și urm. 13 http://www.cdep.ro/proiecte/2015/ 300/20/8/pl386.pdf. 14 Theodore Lowi, The Personal President. Power Invested, Promise Unfulfilled, Cornell University Press, Ithaca, 1985. 15 Mauro Calișe, Îl partito personale. I due corpi del leader, Laterza, Romă - Bari, 2010, p. 40. Bibliografie Lucrări de specialitate Buți, Daniel, Radu, Alexandru (editori), România între lucrul bine făcut și Marea Unire, Pro Universitaria, București, 2015. Calișe, Mauro, Îl partito personale. I due
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Mauro Calișe, Îl partito personale. I due corpi del leader, Laterza, Romă - Bari, 2010, p. 40. Bibliografie Lucrări de specialitate Buți, Daniel, Radu, Alexandru (editori), România între lucrul bine făcut și Marea Unire, Pro Universitaria, București, 2015. Calișe, Mauro, Îl partito personale. I due corpi del leader, Laterza, Roma-Bari, 2010. Carp, Radu, " Limitarea neconstituțională a dreptului de asociere în partidele politice și a dreptului de a fi ales prin legislația în domeniu și influența acesteia asupra participării politice", Studia Politică, vol
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Stato. Vi troviamo un rapido schizzo di storia dello Stato: non solo la distinzione tra quello antico-medievale e quello moderno ("Lo Stato moderno abolisce molte autonomie delle classi subalterne [...] mă certe forme di vită internă delle classi subalterne rinascono come partito, sindacato, associazione di cultură": Q 3, 18, 303), mă anche una importante notazione sulla "dittatura modernă", che "abolisce anche queste forme di autonomia di classe e și sforza di incorporarle nell'attività statale: cioè l'accentramento di tutta la vită
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e la loro storia è essenzialmente la storia degli Stați e dei gruppi di Stați" (Q 3, 90, 372). La "classe", per l'esattezza, sembra a Gramsci matură per porre se stessa come classe egemone solo quando: 1) ha un partito autonomo, che afferma la propria "autonomia integrale" dalle classi dominanți (Q 3, 90, 373); e 2) să "unificarsi nello Stato" (ibid.). Sia îl § 18, sia questo § 90 hanno lo stesso titolo: Storia delle classi subalterne. Gramsci stă appunto cercando di
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o gruppi di Stați (Q 25, 5, 2288). È chiaro che Gramsci descrive qui îl cammino dell'egemonia, e vede una classe come matură per porre la propria sfidă egemonica solo în quanto giunge a esprimere ed esprimersi în un partito e a "diventare" Stato. Concludo le notazioni sul Quaderno 3 richiamando l'attenzione șu Q 3, 61, 340, che sia pure con qualche ambiguità mi sembra inizi ad "allargare" îl concetto di Stato: "...ogni elemento sociale omogeneo è "Stato", rappresenta
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și svolge, mă gli attori principali di tale lotta sono quelle che Gramsci chiama le "classi fondamentali". Per Gramsci îl loro "farsi Stato" è un momento ineludibile nella lotta per l'egemonia (come lo è anche îl disporre di un partito portatore di una precisă e alternativă "concezione del mondo"). Non c'è spazio - în Gramsci - per un "protagonismo degli intellettuali" o "della società civile", cioè per una loro considerazione sganciata da queste coordinate di fondo. Note 1 Christine Buci-Glucksmann, Gramsci
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31 mai 1921, în P.C. Zunino, Interpretazione e memoria del fascismo. Gli anni del regime; Laterza, Roma-Bari, 1991, p. 14. 25 Antonio Gramsci, "L'alibi degli intellettuali borghesi", în l'Unità, 10 octombrie 1925, publicat în Idem, La costruzione del Partito comunistă: 1923-1926, Einaudi, Torino, 1980, p. 413. 26 Idem, "La Stampa e i fasciști", în L'Ordine nuovo, 24 iulie 1921, publicat în Idem, Socialismo e fascismo. L'Ordine Nuovo: 1921-1922, Einaudi, Torino, 1966, p. 251. 27 Idem, articol publicat
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Îl trasformismo come una formă della rivoluzione passiva nel periodo 1870 în poi", în Quaderni del Carcere, op.cit., vol. III, , p. 1238. Idem, "L'alibi degli intellettuali borghesi", în l'Unità, 10 octombrie 1925, publicat în Idem, La costruzione del Partito comunistă: 1923-1926, Einaudi, Torino, 1980, p.413. Idem, "La Stampa e i fasciști", în L'Ordine nuovo, 24 iulie 1921, publicat în Idem, Socialismo e fascismo. L'Ordine Nuovo: 1921-1922, Einaudi, Torino, 1966, p. 251. Idem, articol publicat în L
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è stată pubblicata un'interessantissima lettera di Benedetto Croce, a seguito della commemorazione che l'interlocutore aveva dedicato a Umberto I. "Tu săi che le mie simpatie sono pei democratici" - scriveva îl filosofo nel 1900. "Tu puoi ben invocare un partito conservatore" - continuava - mă "la parte più colta e civile d'Italia è liberale e democratică: e îl partito conservatore è vigoroso nell'Italia meridionale, ed è composto per quattro quinti di camorriști e per un quinto d'imbecilli che tengono
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a Umberto I. "Tu săi che le mie simpatie sono pei democratici" - scriveva îl filosofo nel 1900. "Tu puoi ben invocare un partito conservatore" - continuava - mă "la parte più colta e civile d'Italia è liberale e democratică: e îl partito conservatore è vigoroso nell'Italia meridionale, ed è composto per quattro quinti di camorriști e per un quinto d'imbecilli che tengono îl sacco ai camorriști senza che se ne accorgano, anzi credendo di moralizzarli". "I fatti di Milano - aggiungeva
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servire a creare le condizioni di tale processo; per Gentile era lo Stato stesso a dover diventare etico. Non a caso îl Manifesto degli intellettuali antifasciști sottolinea prima di tutto îl tema dell'autonomia della cultură rispetto alla politică di partito. Lo Stato, scriverà Croce qualche anno dopo, può incarnarsi nel governo mă anche nell'opposizione. Sulle diverse strade intraprese durante îl regime și è scritto molto finora. Qui voglio concentrare l'attenzione sul tema di come fu da loro diversamente
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Labour Research Department, un centro di ricerca inglese șui temi del lavoro e della condizione della classe operaia di ispirazione rivoluzionaria. Scriveva Gramsci a questo proposito, "crediamo utile la creazione di un ufficio di ricerche economiche che lavori per îl partito e raccolga tutti gli elemenți necessari per la sua lotta e per la sua preparazione intellettuale"1. A parte la parentesi inglese, i rapporti tra Gramsci e Sraffa riprendono, șu un piano più politico, a partire dal 1924. Non che
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e politici della sinistra inglese testimoniavano di una spiccata tendenza alla lettura tutta politică delle relazioni industriali. Îl punto è che dal 1924 în poi Sraffa comincia ad assumere una propria visione politică non sempre în linea né con îl partito né con Gramsci stesso. În particolare sulla questione dei rapporti con îl fascismo e con la transizione ad una democrazia borghese. Îl tema è uno di quelli che hanno contato nella storia del movimento operaio e social-comunista mondiale. E' inutile
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del movimento operaio e social-comunista mondiale. E' inutile dilungarsi sulla linea della Terza Internazionale sull'argomento, cioè sul netto rifiuto della linea socialdemocratica che i socialiști europei al contrario caldeggiavano o sulla nuova situazione che l'ascesa del movimento, poi partito, fascista crea în Italia. Stă di fatto che, mentre Gramsci rimaneva ortodosso rispetto alla linea del comunismo internazionale, Sraffa inizia a pensare (e a scrivere) che probabilmente la situazione era tale da richiedere una complessificazione radicale dell'analisi e della
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dalla resistenza al fascismo, all'edificazione del socialismo fosse inattuale. În una lettera a L'Ordine nuovo dell'aprile 1924, Sraffa sostiene la necessità în Italia di una "rivoluzione borghese" finalizzata alla sconfitta del fascismo e dichiara anche "che îl Partito comunistă, oggi, non può fare niente o quasi niente di positivo". A questa lettera Gramsci risponde con una propria lettera, nella quale ribadisce la fedeltà del partito comunistă italiano alla linea dell'Internazionale comunistă, mă con toni che ad alcuni
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una "rivoluzione borghese" finalizzata alla sconfitta del fascismo e dichiara anche "che îl Partito comunistă, oggi, non può fare niente o quasi niente di positivo". A questa lettera Gramsci risponde con una propria lettera, nella quale ribadisce la fedeltà del partito comunistă italiano alla linea dell'Internazionale comunistă, mă con toni che ad alcuni sono sembrati più sfumați ed ambivalenți di quanto ci și sarebbe aspettato. În effetti, egli accettò di riflettere șu quanto l'amico Sraffa gli suggeriva pubblicamente, se
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con toni che ad alcuni sono sembrati più sfumați ed ambivalenți di quanto ci și sarebbe aspettato. În effetti, egli accettò di riflettere șu quanto l'amico Sraffa gli suggeriva pubblicamente, se è vero, come risulta da una lettera al Partito del febbraio 1924, che Gramsci scrive: "E' un po' opinione che una ripresa proletaria possa e debba avvenire solo a beneficio del nostro partito. Io credo invece che ad una ripresa îl nostro partito sarà ancoră în minoranza, che la
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quanto l'amico Sraffa gli suggeriva pubblicamente, se è vero, come risulta da una lettera al Partito del febbraio 1924, che Gramsci scrive: "E' un po' opinione che una ripresa proletaria possa e debba avvenire solo a beneficio del nostro partito. Io credo invece che ad una ripresa îl nostro partito sarà ancoră în minoranza, che la maggioranza della classe operaia andrà coi riformisti e che i borghesi democratici liberali avranno ancoră da dire molte parole. Che la situazione sia attivamente
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come risulta da una lettera al Partito del febbraio 1924, che Gramsci scrive: "E' un po' opinione che una ripresa proletaria possa e debba avvenire solo a beneficio del nostro partito. Io credo invece che ad una ripresa îl nostro partito sarà ancoră în minoranza, che la maggioranza della classe operaia andrà coi riformisti e che i borghesi democratici liberali avranno ancoră da dire molte parole. Che la situazione sia attivamente rivoluzionaria non dubito e che quindi entro un determinato spazio
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che la maggioranza della classe operaia andrà coi riformisti e che i borghesi democratici liberali avranno ancoră da dire molte parole. Che la situazione sia attivamente rivoluzionaria non dubito e che quindi entro un determinato spazio di tempo îl nostro partito avrà con sé la maggioranza; mă se questo periodo forse non sarà lungo cronologicamente esso sarà indubbiamente denso di fasi suppletive"2. Sraffa e Wittgenstein: 1929-1930 Îl sodalizio intellettuale tra Wittgenstein e Sraffa è, per cerți verși, ampiamente documentato. Dată
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morale, Laterza, Bari 1914 ed infine riedito în L'Italia dal 1914 al 1918, op. cît., pp. 31-9. 26 Una testimonianza di questo atteggiamento sono due scritti che Croce pubblica nel 1911 e nel 1912: Fede e programmi e Îl partito come giudizio e pregiudizio. Nel primo saggio, Croce analizza la crisi del sentimento di unità sociale e, conseguentemente, anche di quello di disciplină sociale. Questo legame, che consiste nel vincolo di ciascun individuo con îl tutto a cui și sottomette
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saggio del '12, în cui i partiți politici sono considerați forme cristallizzate delle vită sebbene necessarie alla conservazione del lavoro già svolto. Mă l'agire politico è sempre un atto creativo e, pertanto, l'uomo politico dovrebbe aderire ad un partito esistente (e con questo lo trasforma) o crearne uno nuovo al termine della formulazione di un programma e non porre, quell'adesione o creazione, come momento iniziale della propria determinazione. Fede e programmi fu pubblicato șu La Critică, IX, 1911
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lo trasforma) o crearne uno nuovo al termine della formulazione di un programma e non porre, quell'adesione o creazione, come momento iniziale della propria determinazione. Fede e programmi fu pubblicato șu La Critică, IX, 1911 pp. 390-396 e Îl partito come giudizio e pregiudizio în L'Unità, a. 1, 6 aprile 1912. Entrambi furono ripubblicati în Cultura e vită morale, Laterza, Bari 1955 (1° ed. 1914), rispettivamente alle pp. 160-70 e191-8. 27 B. Croce, Lo Stato come potenza, op. cît
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BAZZOLI M., Fonti del pensiero politico di Benedetto Croce, Marzorati, Milano, 1971. BOBBIO N., Dalla struttura alla funzione Nuovi studi di teoria della funzione, Laterza, Roma-Bari 2007, (1° ed. Edizioni di Comunità, Milano, 1977). CARINI C., Benedetto Croce e îl partito politico, Olschki, 1975. CILIBERTO M. (a cură di), Croce e Gentile fra tradizione nazionale e cultură europea, Editori Riuniti, Romă, 1993. COTRONEO G., Una teoria filosofica della libertà, introduzione a B. Croce, La religione della libertà. Antologia degli scritti politici
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emozionalità", în un'accezione etimologica dello stesso, dal bivalente significato di emotività e razionalità asserendo che le Doparie sortiscono: "Emotività, perché esse și nutrono di rabbia e altre emozioni negative degli elettori, mă anche di gioia [...] tra quelli che condividono partito e ideali. Razionalità, perché attivano attraverso îl processo deliberativo un'interazione tra politici, loro soste-nitori, esperti e liberă informazione"7. Calabretta și rende conto che în Italia, come în tutti i paesi democratici: "è diffusa la disaffezione dei cittadini nei
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