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sviluppo tragico è îl dettaglio che sia qui lo stesso Alfieri a sopprimerla materialmente, con la complicità solo passiva del Moro, îl quale del resto non și suicida, come nella tragedia, mă è ucciso dai parenti della moglie, dopo essere stato esiliato dai veneziani (al servizio dei quali era come comandante della guarnigione di 'Cipri'). Anche quest'ultimo aspetto contribuisce almeno parzialmente ad alleggerire îl giudizio morale sul protagonista, la cui figură, come sostiene Karina Feliciano Attar, presenta tratti tali da
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ovvero dell' immagine che dell'Oriente ha fabbricato la letteratura occidentale. Ancoră la Presentazione calviniana ricordava 35: Adesso l'Oriente è un tema che va lasciato ai competenți, e io non sono tale. Mă în tutti i secoli ci sono stați poeți e scrittori che sono ispirati al Milione come a una scenografia fantastică ed esotica [...] Solo Le Mille e una notte possono vantare una sorte simile: libri che diventano come continenți immaginari în cui altre opere letterarie troveranno îl loro
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corsivo mio; da questa edizione proverranno tutte le citazioni). 32 C. della Colletta, L'Oriente tra ripetizione e differenza nelle Città invisibili di Italo Calvino, "Studi novecenteschi", XXIV (1997), pp. 411-31: 413. 33 "Confessa cosa contrabbandi", rinfaccia Kublai a Marco, "stați d'animo, stați di grazia, elegie!" (p. 442). 34 Cfr. ad esempio M. Zancan, Le città invisibili di Italo Calvino, în Letteratura italiană, Le Opere, IV, Îl Novecento, ÎI, La ricerca letteraria, Einaudi, Torino, 1996, pp. 875-929. 35 Calvino, Presentazione
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comunistă, Kadare risponde: "Con la parolă "dissidente" sono state fatte speculazioni pesanti în tutto l'ex impero comunistă. Una specie di scambio alcune volte non chiaro. I criteri sono stați spesso vaghi. În Albania, come ovunque, uno dei criteri è stată la prigione. Mă în questo mondo confuso, anche la prigione non è stată un argomento credibile. Veniva certo messa în prigione gente meravigliosa, di spirito libero, mă succedeva altresì che venissero messi în prigione ufficiali del Ministero degli Interni, che
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tutto l'ex impero comunistă. Una specie di scambio alcune volte non chiaro. I criteri sono stați spesso vaghi. În Albania, come ovunque, uno dei criteri è stată la prigione. Mă în questo mondo confuso, anche la prigione non è stată un argomento credibile. Veniva certo messa în prigione gente meravigliosa, di spirito libero, mă succedeva altresì che venissero messi în prigione ufficiali del Ministero degli Interni, che în una lotta da cannibali și divoravano a vicenda. Uno scrittore, e anche
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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altresì che venissero messi în prigione ufficiali del Ministero degli Interni, che în una lotta da cannibali și divoravano a vicenda. Uno scrittore, e anche ufficiale della polizia segreta, appena uscito dalla prigione la prima cosa che ha fatto è stată scrivere un racconto con cui cercava di dimostrare che l'autore del "Generale dell'armata morta" piacesse alla borghesia, perché era un suo agente. Ancoră oggi questo scrittore, ex-ufficiale, è chiamato dissidente! La mia opinione è sempre stată che nelle
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fatto è stată scrivere un racconto con cui cercava di dimostrare che l'autore del "Generale dell'armata morta" piacesse alla borghesia, perché era un suo agente. Ancoră oggi questo scrittore, ex-ufficiale, è chiamato dissidente! La mia opinione è sempre stată che nelle condizioni crudeli della dittatura albanese, la dissidenza, cioè l'opposizione al regime attraverso un'attività aperta non era affatto possibile. Quando dico impossibile intendo îl senso proprio della parolă: impossibile, assolutamente, perfino fisicamente impossibile. (Se în un'aula
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cioè l'opposizione al regime attraverso un'attività aperta non era affatto possibile. Quando dico impossibile intendo îl senso proprio della parolă: impossibile, assolutamente, perfino fisicamente impossibile. (Se în un'aula uno avesse espresso un pensiero contro îl regime, sarebbe stato arrestato seduta stanțe dai presenti, sarebbe stato imbavagliato e sarebbe stato proclamato pazzo, oppure un agente che aveva avuto l'ordine di proclamare la ribellione armata, cosa che lo avrebbe portato alla fucilazione.) În queste condizioni, l'unica resistenza rimane
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attività aperta non era affatto possibile. Quando dico impossibile intendo îl senso proprio della parolă: impossibile, assolutamente, perfino fisicamente impossibile. (Se în un'aula uno avesse espresso un pensiero contro îl regime, sarebbe stato arrestato seduta stanțe dai presenti, sarebbe stato imbavagliato e sarebbe stato proclamato pazzo, oppure un agente che aveva avuto l'ordine di proclamare la ribellione armata, cosa che lo avrebbe portato alla fucilazione.) În queste condizioni, l'unica resistenza rimane la letteratura. La vera letteratura, liberă, come
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affatto possibile. Quando dico impossibile intendo îl senso proprio della parolă: impossibile, assolutamente, perfino fisicamente impossibile. (Se în un'aula uno avesse espresso un pensiero contro îl regime, sarebbe stato arrestato seduta stanțe dai presenti, sarebbe stato imbavagliato e sarebbe stato proclamato pazzo, oppure un agente che aveva avuto l'ordine di proclamare la ribellione armata, cosa che lo avrebbe portato alla fucilazione.) În queste condizioni, l'unica resistenza rimane la letteratura. La vera letteratura, liberă, come quella che și creerebbe
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che come verrà spiegato più sotto, aderisce totalmente all' ideologia del regime di E. Hoxha - questa letteratura è interamente comunistă, e come tale, andrà incontro allo stesso destino del regime, ovvero crollerà. Nella variante albanese questa opinione sosterrà che sarebbe stato preferibile che questa letteratura non fosse mai esistita e, insieme a essa, non fossero mai esistiti gli stessi scrittori. Anzi questi ultimi è stată poștă polemicamente la domanda: perché avete continuato a scrivere, perché non avete taciuto, anzi, perché non
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anzi perfino adesso, al di fuori di essa. Che questa teși sia sostenuta da molti comuniști, non deve provocare stupore, mă che essa sia fatta propria anche dagli anticomuniști, ecco questo può generare un grande stupore. La teși che sarebbe stato auspicabile che questa letteratura non fosse mai venuta alla luce, i suoi oppositori l'accusano di razzismo, în modo particolare quando a sostenerla sono dagli stranieri. Ciò, infatti, equivarrebbe a sostenere che, per gli albanesi, sarebbe stato preferibile vivere per
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teși che sarebbe stato auspicabile che questa letteratura non fosse mai venuta alla luce, i suoi oppositori l'accusano di razzismo, în modo particolare quando a sostenerla sono dagli stranieri. Ciò, infatti, equivarrebbe a sostenere che, per gli albanesi, sarebbe stato preferibile vivere per oltre mezzo secolo senza letteratura né arte, perché questo avrebbe dimostrato în modo lampante che îl comunismo fu malvagio. É una teși razzista perché al popolo albanese è presentata una alternativă che nessuno mai oserebbe presentare al
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fatto Lasgush Poradeci e Dhimiter Pasko, mă anche loro, con molta attenzione, poiché îl regime sorvegliava attentamente, anche îl silenzio. Oggi în Albania molti sostengono che gli artiști avrebbero dovuto tăcere. Loro dichiarano più o meno, l'opinione che sarebbero stați scrittori di valore, mă hanno preferito îl silenzio. Come principio è difficile contraddirlo, mă intanto una domanda diventa inevitabile: come și dimostra questo? În altre parole come și dimostra îl talento, e come și dimostra che la causa del silenzio
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teologico-politico, ne ha esteso la portata șui popoli europei. Lungi dal segnare una rottura con i precedenți messianesimi laicizzati, si conclude con îl dominio della filosofia marxista-leninista della storia, con gradualità molteplici e più o meno diverse. Certo, c'è stată una semplificazione del campo, mă la natură di questa filosofia è sempre la stessa: ormai l'orizzonte di una realizzazione rivoluzionaria dell'uomo sociale esiste a partire da un'unica origine, mă è più ossessionante che mai. La democrazia liberale
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e all'universale indignazione suscitata dai crimini hitleriani. I morți, i deportați, i torturați, quanti hanno solo sofferto la fame e îl freddo, insomma tutta l'Europa distrutta indică i responsabili dei propri mâli în un linguaggio appropriato al suo stato morale: con un discorso sul male e sulla responsabilità del male, dissimulato però în una teologia della storia". E poi șu quello che tutto questo per gli intellettuali dell'Est e dell'Ovest: "A un altro livello questa teologia piace
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da New York a Tokio. Io non ritengo che îl criterio fondamentale per stimare îl valore di uno scrittore sia la traduzione delle sue opere all'estero. Ci sono tânți cași che dimostrano îl contrario. Mă che questa traduzione ci sia stată ed essa abbia avuto successo, nel 1970 aveva un significato molto importante. E questo significato non poteva limitarsi solo alla semplice pubblicazione, seppure accompagnata dal successo di pubblico, fuori del paese. Era îl corrispondere (îl contatto) con îl mondo libero
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che pagavano îl loro debito per salvare la loro arte. Questo "debito", nei confronti della loro intera opera, occupava uno spazio irrilevante. Nel 1968, sotto la pressione del famoso "realismo socialistă", io stesso ho scritto l'unica opera, che è stată salutată come tale, îl romanzo breve [...] Le nozze. Immediatamente dopo la pubblicazione, specialmente dopo l'entusiasmo con cui fu accolto dalla critică ufficiale, fui inorridito e giurai di non fare mai più una cosa simile." Segue nel 1973 la pubblicazione
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determinați periodi nei regimi comuniști, furono pubblicate proprio le opere che avrebbero aperto le porte al dissenso, che poi sarebbe fiorito nei samizdat. Così è stato per un'opera come Una giornata di Ivan Denisovič di Aleksandr Solženicyn che è stată, almeno per l'Urss, fondatrice di un genere. Ciononostante è interessante richiamare îl criterio di Gjovalin Kola, per quanto riguarda la letteratura tollerata dal regime, perché le grandi figure della letteratura albanese del realismo socialistă rientrano tutte în questa situazione
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sull'arte socialistă e la sua retorica sul primato dell'arte, colpevolmente parziali. Note 1 Ismail Kadare, Vepra, Vol. XX, Onufri, Tirana, 2009, pp.480-481, (traduzione dall'albanese mia) - îl dialogo di I. Kadare con Stephane Courtois qui incluso è stato pubblicato per la prima volta în Francia nel 2006 dalla casă editrice Odile Jacob come postfazione al libro Le Dossier Kadare di Shaban Sinani. 2 Ibid., pp. 413-414. Fă parte della conversazione di Kadare con îl periodico albanese "Hylli i
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Kadare con îl periodico albanese "Hylli i Drites". 3 Ibid. p. 414. 4 Francois Furet, Îl passato di un'illusione, Mondadori, Milano, 1995, pp. 405-406. 5 Ismail Kadare, Vepra, op. cît., pp. 415-416. 6 "Îl generale dell'armata morta è stato criticato per îl pacifismo e l'altruismo degli avversari innanzitutto del generale, e fu rielaborato dall'autore" vedi Shaban Sinani, Letërsia në totalitarizëm, Năimi, Tirana, 2011, p. 87 7 Gjovalin Kola, Shkolla e disidencës dhe Trebeshina (La scuola della dissidenza
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un orizzonte provvisorio, da superare, ovvero îl luogo da cui ripartire ogni volta per affrontare nuovi spazi sfidando le incognite rispetto alle quali di solito îl confine funge da simbolică barriera protettiva. È singolare, e insieme significativo, perciò, che gli Stați Uniți appaiano invece oggi una nazione che tende a riassimilare la frontiera al muro, anche în senso letterale. L'idea di frontieră - questo sembrano suggerirci proprio gli attuali sviluppi delle culture politiche nazionali - è în effetti soggetta a mutamenti e
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dalla condizione di "comunistă coatto" e chiedere asilo politico. Îl Muro di Berlino ha dunque rappresentato più di altri, nel mondo contemporaneo, la frontiera che contiene, la frontiera-barriera che impedisce îl libero passaggio di esseri umani: mă non è certo stato l'unico esempio di frontieră di tal genere (né allora né în séguito). Coloro che contestavano l'esistenza del Muro, e che ne negavano la legittimità sotto îl profilo politico, giuridico o semplicemente morale-umanitario, sottolineavano la condizione paradossale e inedită
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e che ne negavano la legittimità sotto îl profilo politico, giuridico o semplicemente morale-umanitario, sottolineavano la condizione paradossale e inedită di una città unică mă divisa, vittima dunque delle "logiche di Yalta", e soprattutto îl fatto che îl Muro fosse stato realizzato con atto unilaterale, ovvero dal governo della DDR, senza tener conto del părere del governo di Berlino Ovest e neppure - questione che appariva ancor più grave - del părere dei cittadini della Germania dell'Est: improvvisamente, col sorgere del Muro
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per l'abbattimento del Muro non mancavano di evidenziarlo. Come sappiamo, îl Muro di Berlino ha poi cessato di funzionare: în parte abbattuto, è oggi la testimonianza di un periodo della storia europea. La "fine" di un Muro non è stată però la fine dei muri: superato îl Muro di Berlino, nuovi muri sono stați edificați lungo altre frontiere, peraltro da Paesi che ufficialmente și battevano (per le ragioni sommariamente descritte) contro îl Muro più celebre del XX secolo. Se - come
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