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definizione dell'oggetto Letteratura europea è costituito, nello specifico, dalla prospettiva degli studi postcoloniali, che, partendo dalle incursioni di Edward Said (con l'ormai classico Orientalism)10, hanno rimesso în discussione i fondamenti dell'identità occidentale e i suoi rapporti con l'Altro, l''Oriente', di cui Said rivelava la natură di topos discorsivo e proiezione mentale dello stesso Occidente. Îl risultato è stato dunque quello di 'provincializzare l'Europa', per parafrasare îl titolo di un saggio di Dipesh Chakrabarty 11
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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Occidente. Îl risultato è stato dunque quello di 'provincializzare l'Europa', per parafrasare îl titolo di un saggio di Dipesh Chakrabarty 11, spodestandola insomma dal centro mondiale șu cui (abusivamente) și sarebbe insediata, e dislocandola în un complesso reticolo relazionale con le altre culture, dominato dall' ibridazione e dal meticciato. E în questa prospettiva, se pure se ne ammetta l'esistenza, îl concetto stesso di letteratura europea, come scrive Mario Domenichelli, può apparire persino "pericoloso, totalizzante se non și supera la
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come în uno scrigno d'argento dentro la storia del romanzo"14). Esiste tuttavia la possibilità, forse più suggestiva, anche alla luce di quanto și è detto sopra, di concentrarsi semmai sul suo 'negativo', cioè sulle forme e le modalità con cui nei testi letterari și manifestă la figură del 'non europeo', che funge în sostanza da sponda e limite per delineare lo stesso profilo identitario occidentale. Și tratta, com'è evidente, di una concezione di alterità che și appoggia alla
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lo stesso profilo identitario occidentale. Și tratta, com'è evidente, di una concezione di alterità che și appoggia alla riflessione filosofica di autori come Emmanuel Lévinas, în cui tale concetto assume îl valore di 'trascendenza dell'io' attraverso un dialogo con l'Altro (anzi con l'autrui, per dirla con l'autore)15; o Michel Foucault, la cui riflessione è tutta attraversata (segnatamente nelle Parole e le cose) dall'"interrogazione sul limite, inteso innanzitutto quale linea di demarcazione e di correlazione
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occidentale. Și tratta, com'è evidente, di una concezione di alterità che și appoggia alla riflessione filosofica di autori come Emmanuel Lévinas, în cui tale concetto assume îl valore di 'trascendenza dell'io' attraverso un dialogo con l'Altro (anzi con l'autrui, per dirla con l'autore)15; o Michel Foucault, la cui riflessione è tutta attraversata (segnatamente nelle Parole e le cose) dall'"interrogazione sul limite, inteso innanzitutto quale linea di demarcazione e di correlazione tra identità e alterità
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evidente, di una concezione di alterità che și appoggia alla riflessione filosofica di autori come Emmanuel Lévinas, în cui tale concetto assume îl valore di 'trascendenza dell'io' attraverso un dialogo con l'Altro (anzi con l'autrui, per dirla con l'autore)15; o Michel Foucault, la cui riflessione è tutta attraversata (segnatamente nelle Parole e le cose) dall'"interrogazione sul limite, inteso innanzitutto quale linea di demarcazione e di correlazione tra identità e alterità"16; o ancoră, per citare
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è tutta attraversata (segnatamente nelle Parole e le cose) dall'"interrogazione sul limite, inteso innanzitutto quale linea di demarcazione e di correlazione tra identità e alterità"16; o ancoră, per citare soltanto un altro referente di questo discorso, Pierre Bourdieu, con la sua 'distinzione' tra alterità, înțesa come mera percezione dell'Altro, e differenza, che richiede invece procedure di astrazione, ordinamento e classificazione specifiche, fondate șu una "'fabbricazione' a partire da alcuni dați relativi la cui unicità viene enfatizzata ('esagerata') allo
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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una "'fabbricazione' a partire da alcuni dați relativi la cui unicità viene enfatizzata ('esagerata') allo scopo di determinare în senso 'unico' l'oggetto preso în considerazione"17. E insomma, se l'identità și costruisce anche (o soprattutto?) attraverso una dialettica con l'altro da sé, îl montaliano "ciò che non siamo e ciò che non vogliamo", l'indagine potrà legittimamente dirigersi în questa direzione. În questa chiave, uno specimen interessante è offerto dalla complessa dialettica che ruota attorno alla presenza, linguistica
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dirlo, per l'identità cristiano-occidentale), dal quale appunto la brigata dei narratori decide di allontanarsi per mare, trascorrendo îl lungo e periglioso tempo della navigazione în dialoghi e novelle 20. A parte Disdemona, tutti i personaggi sono nella novella designați con epiteti generici: îl CapitanoMoro (colui che diverrà Othello), l'Alfieri (îl futuro Iago), sua moglie (Emilia), îl Capo di Squadra (poi Michael Cassio); anche qui la donna è vittima della gelosia del marito, subornato dall'insinuazione dell'Alfieri che la
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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CapitanoMoro (colui che diverrà Othello), l'Alfieri (îl futuro Iago), sua moglie (Emilia), îl Capo di Squadra (poi Michael Cassio); anche qui la donna è vittima della gelosia del marito, subornato dall'insinuazione dell'Alfieri che la moglie lo tradisca con îl Capo di Squadra; mă a distinguerla dal futuro sviluppo tragico è îl dettaglio che sia qui lo stesso Alfieri a sopprimerla materialmente, con la complicità solo passiva del Moro, îl quale del resto non și suicida, come nella tragedia
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è vittima della gelosia del marito, subornato dall'insinuazione dell'Alfieri che la moglie lo tradisca con îl Capo di Squadra; mă a distinguerla dal futuro sviluppo tragico è îl dettaglio che sia qui lo stesso Alfieri a sopprimerla materialmente, con la complicità solo passiva del Moro, îl quale del resto non și suicida, come nella tragedia, mă è ucciso dai parenti della moglie, dopo essere stato esiliato dai veneziani (al servizio dei quali era come comandante della guarnigione di 'Cipri
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dei musulmani?), cauterizzando così la differenza religiosa di cui îl personaggio sarebbe portatore agli occhi del coevo Lettore Ideale (italiano e cristiano) della novella. Una prospettiva che sarà totalmente ribaltata, come și vedrà, nel corso del racconto, culminando nell' epilogo con îl significativo accostamento all'epiteto usuale del personaggio di quello più connotato di barbaro: "I signori veneziani, înțesa la crudeltà usata dal barbaro în una lor cittadina, fecero dar delle mani addosso al moro în Cipri e condurlo a Venezia
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la loro falsità, commenta îl narratore, "passarono îl core al Moro insino alle rădici" (24). È così che da questo punto în poi îl Moro sembra arrendersi, aderendovi, a tutti i tratti del cliché di differenza 'fabbricato', per dirla ancoră con Bourdieu, intorno a lui: nel convincersi che la moglie lo avesse trattato davvero da 'moro' (e cioè che la sua fosse în realtà un'infatuazione passeggera, în ciò conforme allo stereotipo dell' "appetito donnesco" verso la fisicità esotica dei mori
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non și nasce, lo și diventa"29. Mă îl caso și presterebbe, a fortiori, a illustrare le riflessioni di Frantz Fanon sull' interiorizzazione, da parte dei popoli colonizzati, dei pregiudizi e miti del dominatore, esemplificati, dallo psichiatra di origine martinicana, con la 'negrofobia' e îl conseguente conflitto interiore dei discendenti di schiavi antillani, în cui paradossalmente s'instillava "lo stesso inconscio collettivo dell'europeo"30. Una condizione che sembra riflettere quella del valoroso capitano Moro. 4. Illustrando le sue Città invisibili
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dell'irrealtà"32. Le città calviniane sono certo, dichiaratamente, 'luoghi mentali', tanto per la voce narrante 33, quanto per la prospettiva d'autore, per îl quale esse divengono occasione per intrecciare un serrato dialogo, pur volutamente aperto, frammentario e paradossale, con la contemporaneità occidentale, sul piano teoretico-linguistico, filosofico, narratologico, mă anche șu quello della realtà urbanistica, politica e sociale di fine Novecento. Semplificando, ogni città diviene 'figură' di un tema cruciale per la cultura occidentale, cui agganciare suggestioni leggibili, e così
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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ogni città diviene 'figură' di un tema cruciale per la cultura occidentale, cui agganciare suggestioni leggibili, e così infatti lette, în plurime direzioni allegoriche 34. Și delinea così una sorta di vademecum 'postmoderno' dei caratteri fondamentali dell'identità occidentale, che con l'evocazione dell'Oriente favoloso, confinata all'interno della 'cornice' che ospita i dialoghi di Marco e Kublai, sembrerebbero avere poco a che fare. Eppure, come forse intendeva suggerire lo stesso Calvino con la precisazione citată în apertura di paragrafo
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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dei caratteri fondamentali dell'identità occidentale, che con l'evocazione dell'Oriente favoloso, confinata all'interno della 'cornice' che ospita i dialoghi di Marco e Kublai, sembrerebbero avere poco a che fare. Eppure, come forse intendeva suggerire lo stesso Calvino con la precisazione citată în apertura di paragrafo, non era în realtà irrilevante che tutto ciò fosse realizzato attraverso l'adozione del palinsesto poliano, archetipo di ogni rappresentazione letteraria dell'Altro e di tutta la tradizione 'orientalista', si dirà con Said
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Calvino con la precisazione citată în apertura di paragrafo, non era în realtà irrilevante che tutto ciò fosse realizzato attraverso l'adozione del palinsesto poliano, archetipo di ogni rappresentazione letteraria dell'Altro e di tutta la tradizione 'orientalista', si dirà con Said, ovvero dell' immagine che dell'Oriente ha fabbricato la letteratura occidentale. Ancoră la Presentazione calviniana ricordava 35: Adesso l'Oriente è un tema che va lasciato ai competenți, e io non sono tale. Mă în tutti i secoli ci
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800 esche (ad esemplificare la quale basterebbe la copiosa serie di nomi în Z-: Zaira, Zenobia, Zemrude, Zirma, Zobeide, Zora), che mostrano appunto come quelli delle Città non sono l'Oriente e îl Medioevo tout court, mă una delle modalità con cui tali categorie sono raffigurate în una certă tradizione occidentale 36. Non sarà ininfluente a questo proposito la constatazione che ad incombere, dichiaratamente, dietro ognuna della città orientali descritte da Marco sia la sua Venezia: "Ogni volta che descrivo una
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non avrà" (p. 27). Mă questa frase fornisce forse anche un'epigrafica sintesi del tema che și è qui indagato sotto l'ottica di due specimina (Giraldi e Calvino) quanto mai distanți, mă altrettanto eloquenti ad illustrare alcune delle modalità con cui la letteratura riflette sul rapporto tra identità europea e sua alterità. Note 1 C. Wickham, L'eredità di Romă. Storia d'Europadal 400 al 1000 d.C, Laterza, Roma-Bari, 2015. 2 R. Brubaker, F. Cooper, Beyond 'identity', Theory and
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2012, ț. I, p. XXIII (da qui tutte le citazioni della novella, pp. 612-26). 21 Significativo è îl timore da Disdemona manifestato alla moglie dell'Alfieri, che dal fallimento della sua unione "le donne italiane imparino di non și accompagnare con uomo, cui la natură e îl cielo e îl modo della vită disgiunge da noi" (39): affermazione în cui non și legge tanto îl cedimento del personaggio (e dell'autore) ai pregiudizi contro le unioni interetniche, quanto îl disappunto per
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a proposito della versione shakespeariana, che și trattasse appunto di un cognome, 'Moro' (R. L. BROWN, Ragguagli sulla vită e sulle opere di Marin Sanuto, Alvisopoli, Venezia, 1837, vol. 1, nota 94, pp. 226-35), si noterà îl valore allocutivo neutro con cui lo ușa Disdemona, nei discorsi diretti o quando parla di lui în terza persona; non a caso del resto la princeps e le edd. antiche lo riportano costantemente con la maiuscola. Sull'onomastica della novella mi permetto di rinviare
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nota 94, pp. 226-35), si noterà îl valore allocutivo neutro con cui lo ușa Disdemona, nei discorsi diretti o quando parla di lui în terza persona; non a caso del resto la princeps e le edd. antiche lo riportano costantemente con la maiuscola. Sull'onomastica della novella mi permetto di rinviare al mio Disdemona e îl Moro: îl destino în un nome e un nome mancato, "îl Nome nel testo", XVI (2014), pp. 369-78. 25 Șu cui cfr. F. Fanon, Pelle
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erheblich ins Wanken, wenn die vielköpfige italienische Großfamilie schon kurz nach der Begrüßung sozusagen zur Tagesordnung übergeht, und jeder sich nach eigenem Gutdünken vor Ort vergnügt. Zudem deutet der Titel, der an ein italienisches Sprichwort angelehnt ist, welches lautet "Natale con i tuoi, pasqua con chi vuoi" (etwa: (feiere) Weihnachten mit den Deinen, Ostern mit wem du willst), einmal mehr darauf hin, dass die herausragende Rolle der Familie als Gesellschaft organisierendes Element thematisiert, sie bisweilen besonders von jüngeren Leuten als Zwang
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die vielköpfige italienische Großfamilie schon kurz nach der Begrüßung sozusagen zur Tagesordnung übergeht, und jeder sich nach eigenem Gutdünken vor Ort vergnügt. Zudem deutet der Titel, der an ein italienisches Sprichwort angelehnt ist, welches lautet "Natale con i tuoi, pasqua con chi vuoi" (etwa: (feiere) Weihnachten mit den Deinen, Ostern mit wem du willst), einmal mehr darauf hin, dass die herausragende Rolle der Familie als Gesellschaft organisierendes Element thematisiert, sie bisweilen besonders von jüngeren Leuten als Zwang empfunden wird - mit dem
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