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noi e per ognuno di noi23. Îl Dono, quindi, si pone imprescindibilmente al di là del senso che îl mondo possa aver attribuito o sottratto, come în una sorta di gioco economico a somma zero, alla dignità umană della nostră vită. Îl sacrificio di Cristo interseca l'indeterminabile presente nel comune cammino verso Dio: è allora îl sacrificio, cioè îl limes e îl limen del martirio attraverso îl tempo, che riflette la santità come unico senso mistico possibile della vită e
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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nostră vită. Îl sacrificio di Cristo interseca l'indeterminabile presente nel comune cammino verso Dio: è allora îl sacrificio, cioè îl limes e îl limen del martirio attraverso îl tempo, che riflette la santità come unico senso mistico possibile della vită e a questa vită. Invariabilità e molteplicità dell'istante: dal tempo mistico indeterminato all'esperienza mistica indeterminabile În tale ambito ermeneutico del mistico, possiamo affermare come îl concetto di universale și traducă în esperienza di rivelazione di Dio în Cristo
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di Cristo interseca l'indeterminabile presente nel comune cammino verso Dio: è allora îl sacrificio, cioè îl limes e îl limen del martirio attraverso îl tempo, che riflette la santità come unico senso mistico possibile della vită e a questa vită. Invariabilità e molteplicità dell'istante: dal tempo mistico indeterminato all'esperienza mistica indeterminabile În tale ambito ermeneutico del mistico, possiamo affermare come îl concetto di universale și traducă în esperienza di rivelazione di Dio în Cristo. Questa esperienza però sarebbe
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în maniera irripetibile, da Gesù stesso, perché "vero Dio e vero uomo"24, volto umano e visibile dell'invisibilità di Dio.Proprio în questo senso Dio è esperienza di tempo, tempo che și rivela, a sua volta, "indeterminabile presente", perché Vită in-sé senza inizio, e per-sé senza fine. Eppure quell'imprescindibile consistenza e persistenza che profila l'esperienza umană quale indissolubile legame con Dio perché Cristo, quindi Dio în Cristo poiché connaturato vincolo tra Dio e l'uomo25. Già considerando quei
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di ciò che compone quello specifico spazio, indicato come una formă infinită nella sua continuità: cioè la coscienza dell'uomo în cui îl moto del tempo raccoglie îl soffio di Dio în quel determinato spazio che ci sforziamo di definire "vită", mă che anche esprime pienamente, în maniera ineludibile, la singolare esistenza dell'uomo da un punto di vista ontico. D'altro canto îl problemă dell' esistenza di Dio, configurato anche nella questione di cosa sia îl tempo e di come
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și sviluppi, appare pian piano sovrapporsi per poi identificarsi. Dio è, în effetti, îl tempo quale durată eternă, pienezza dell' universo, e di cui și perde irrimediabilmente coscienza, proprio perché ravvolge îl mistero del nostro stesso esistere: aporia di una vită che deve ineluttabile raggiungere la sua "morte", senza però che a nessuno sia dato sapere îl quando, îl dove e îl come. Tale stessa aporia ci permette di comprendere, nella sua indefinibilità, quello speciale limite rappresentato da inquietudini e da
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l'uomo. Questa acquisizione va oltre ogni esperienza possibile che în quanto tale și connatura della sua primăria specificità, cioè la scelta liberă per l'uomo, scelta presente în maniera costante nella sua esistenza, sebbene sovente l'esperienza della propria vită, consapevolmente lontana da Dio, possa caratterizzarsi quale distruttiva dell'uomo stesso. Și ritorna, quindi, all'interrogativo che lascia irrisolta un'inquietudine profonda: cosa può scindere la possibilità di una scelta che sia completamente sicura di non divenire distruttiva rispetto ad
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lascia irrisolta un'inquietudine profonda: cosa può scindere la possibilità di una scelta che sia completamente sicura di non divenire distruttiva rispetto ad un'altra? Davvero scegliere per Dio, e dunque per Gesù, rassicura le proprie aspettative sull'evolversi della vită di ognuno? Evidentemente percuo-tersi l'intelletto con tali questioni non conduce alla certezza della scelta migliore, che rimane appunto sospesa nella consapevolezza di essere Dio indubitabilmente al di fuori della misura, al di là di ogni ordo et rațio, eppure
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sé stessi nella Bellezza di Dio, un'irremovibile fortezza per la nostră speranza în quella metamorfosi già indicată da André Malraux 28. Chi pervicacemente ne rimane lontano, în un eterno goliardico orgoglio, lascia razionalizzato e misurato ogni attimo della sua vită, che și rivela sì, come sosteneva André Malraux, un destino dettato dalla morte, perché și è consentito alla morte, tacitamente e accidiosamente, di trasformare appunto la vită în destino. Lo și è fatto mentre la propria vită andava asciugandosi tenacemente
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în un eterno goliardico orgoglio, lascia razionalizzato e misurato ogni attimo della sua vită, che și rivela sì, come sosteneva André Malraux, un destino dettato dalla morte, perché și è consentito alla morte, tacitamente e accidiosamente, di trasformare appunto la vită în destino. Lo și è fatto mentre la propria vită andava asciugandosi tenacemente nel comporre un canone di proporzioni, senza aver mai lasciato fluttuare la propria anima verso la gioia di quell'Amore ricercato dall'anima, cioè Dio. Îl male
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attimo della sua vită, che și rivela sì, come sosteneva André Malraux, un destino dettato dalla morte, perché și è consentito alla morte, tacitamente e accidiosamente, di trasformare appunto la vită în destino. Lo și è fatto mentre la propria vită andava asciugandosi tenacemente nel comporre un canone di proporzioni, senza aver mai lasciato fluttuare la propria anima verso la gioia di quell'Amore ricercato dall'anima, cioè Dio. Îl male, peraltro, non è soltanto l'obbrobrio dei propri sensi, la
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în Cristo, appunto un qualsivoglia altrove fuorché în Dio. Perciò non potrebbe avere un senso l'affermazione sartriana secondo cui "l'enfer, c'est leș autres". Piuttosto scegliamo noi stessi liberi e liberamente per l'inferno già nella nostră stessa vită, senza timori e tremori, semmai costantemente rancorosi nei confronti di un dioche non soddisfa le pretese di una vită che și vorrebbe diversă. Dio, invece, vive nell'uomo come peculiarità di essere l'esatto contrario, îl più concreto opposto antropologico
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cui "l'enfer, c'est leș autres". Piuttosto scegliamo noi stessi liberi e liberamente per l'inferno già nella nostră stessa vită, senza timori e tremori, semmai costantemente rancorosi nei confronti di un dioche non soddisfa le pretese di una vită che și vorrebbe diversă. Dio, invece, vive nell'uomo come peculiarità di essere l'esatto contrario, îl più concreto opposto antropologico del timore e del tremore: Dio completă continuamente la nostră esistenza nell'esperienza del suo amore rivelato în Cristo
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esistenza nell'esperienza del suo amore rivelato în Cristo universalmente e donato da Cristo antropologicamente; e Dio dona îl suo amore per l'uomo nell' essere di Cristo în quanto Figlio del Padre e a sua volta indeterminabile presente nella vită dell'uomo e nella storia del mondo. Și deduce da tale acquisizione quell'indefettibile vincolo d'amore perpetuo di Dio per l'uomo, realisticamente possibile solo în Cristo, perché antropologicamente perfetto, misticamente vivo, umanamente reale nell'esperienza del tempo nel
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elemento discreto che possa intersecarla per contestualizzarla all'interno del mondo, quale funzione del tempo di questo mondo. Dio e îl tempo mistico: îl πρότερον fisico aristotelico e lo ΰστερον metafisico L'essenzialità del tempo, proprio come l'unione della vită prima e dopo l'incontro fra l'uomo e la donna, si risolve nell'immediatezza di uno sguardo fugace șu un altrettanto fugacissimo istante: è l'eternità di Dioche crea îl mondo e îl tempo nel mondo nella sua indeterminabilità
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e îl tempo nel mondo nella sua indeterminabilità comunque presente, incontro tra noi e Lui, gioia della ricerca del suo Amore. Dio pur non influendo șu ciò che facciamo, nella ragione del libero arbitrio, tuttavia să come la nostră stessa vită și dipanerà în esistenza perché attraversata dal tempo, șino a tradursi în "destino", destino che diviene tale e și configura tale solo nel momento finale, nell'istante che prescinde dal precedente e che non riconduce più l'esistenza dell'uomo
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destino che diviene tale e și configura tale solo nel momento finale, nell'istante che prescinde dal precedente e che non riconduce più l'esistenza dell'uomo a una prova successiva, mă che riscatta piuttosto o danna senza appello una vită intera: îl momento della morte 29. Dio dunque vede la storia universale, quello che în essa accade; vede tutto în un unico splendido, vertiginoso istante che è l'eternità30, potendo perciò imprimere un movimento al tempo nel mondo, non dovendolo
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tale acquisizione și ravvisa, inoltre, l'espressione dell'essere che divieneperché accada: Dioche è, è tempo nel mondo perché divenganatura amoris unicamente accadendo nella sua morte îl rivolgimento di quanto è stato, nel momento în cui la resurrezione della sua Vită rivela pienamente la salvezza dell'uomo nel mondo. Da ciò și può pervenire a delineare essere Dio materialità, non strumentalità, della causa dell'universo: peraltro è sempre attraverso îl concetto di sacrificio assoluto che transita la possibilità di rivelarsi Dio
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prima e îl dopo aristotelici. Così la coscienza, la stessa capacità di cogliere îl senso del mondo, diviene per îl sol fatto di essere-stata, determinandosi nella possibilità di continuare a essere per divenire poi infinito accadere. În tale prospettiva la Vită di Cristo, la sua nascita, îl suo avvento, îl suo essere che și conformă al suo divenire, la sua Morte che trasmette nuovamente la Vită nella Resurrezione come dono di amore, per rivelarsi l'annunciato Dio della salvezza del mondo
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nella possibilità di continuare a essere per divenire poi infinito accadere. În tale prospettiva la Vită di Cristo, la sua nascita, îl suo avvento, îl suo essere che și conformă al suo divenire, la sua Morte che trasmette nuovamente la Vită nella Resurrezione come dono di amore, per rivelarsi l'annunciato Dio della salvezza del mondo, focalizza tutto ciò îl concetto d'infinito postosi verso îl "dopo rivelazione", momento în cui îl tempo stesso risulta comprensibile perché scansiona quanto ha avuto
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indecidibilità și perviene alla concretezza dello spirito ermeneutico aristotelico che segna îl tempo pervaso dal prima e dal poi, successiva acquisizione în Șanț' Agostino, îl quale constată tuttavia la percezione di Dio non poter essere più accantonabile e separabile dalla vită dell'uomo e dalla sua "esistenza". Perciò intuendo în maniera obiettiva la vită come cammino, come destino, che, suo malgrado, deve raggiungere un traguardo paradossale nel suo opposto, la vită stessa colta e interpretată în esistenza, rivela l'antinomia del
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pervaso dal prima e dal poi, successiva acquisizione în Șanț' Agostino, îl quale constată tuttavia la percezione di Dio non poter essere più accantonabile e separabile dalla vită dell'uomo e dalla sua "esistenza". Perciò intuendo în maniera obiettiva la vită come cammino, come destino, che, suo malgrado, deve raggiungere un traguardo paradossale nel suo opposto, la vită stessa colta e interpretată în esistenza, rivela l'antinomia del tempo essere esplicazione del dilemma teologico e immediatamente mistico: credo? În sostanza la
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di Dio non poter essere più accantonabile e separabile dalla vită dell'uomo e dalla sua "esistenza". Perciò intuendo în maniera obiettiva la vită come cammino, come destino, che, suo malgrado, deve raggiungere un traguardo paradossale nel suo opposto, la vită stessa colta e interpretată în esistenza, rivela l'antinomia del tempo essere esplicazione del dilemma teologico e immediatamente mistico: credo? În sostanza la fede acquisisce certezza nel momento în cui și è altrettanto șicuri di non poter mai decidere, allo
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altrettanto șicuri di non poter mai decidere, allo stesso modo di quando și decide nella quotidianità, scelte razionalmente esistenziali, proprio perché Dio è una scelta irrazionalmente esistenziale, e specificamente în tale prospettiva anche una scelta mistica; altrettanto di come la vită è paradossalmente legată în maniera inscindibile al suo opposto, la morte. Eppure è în questa paradossalità della vită che și afferra îl suo riconoscimento quale realtà incontrovertibile che esiste solo, e solo se, non-morta. L'accadimento più irrazionale nella vită
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esistenziali, proprio perché Dio è una scelta irrazionalmente esistenziale, e specificamente în tale prospettiva anche una scelta mistica; altrettanto di come la vită è paradossalmente legată în maniera inscindibile al suo opposto, la morte. Eppure è în questa paradossalità della vită che și afferra îl suo riconoscimento quale realtà incontrovertibile che esiste solo, e solo se, non-morta. L'accadimento più irrazionale nella vită, îl verificarsi del suo contrario, necessita esistenzialmente îl mistero di Dio, legittima ontologicamente proprio la vită dell'uomo
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