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quel velo che colma di salvezza la storia dell'uomo. 25 "Chi crede în me, non crede în me, mă în colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede în me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare îl mondo, mă per salvare îl mondo. Chi mi rifiuta
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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stesso, mă îl Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io șo che îl suo comandamento è vită eternă. Le cose dunque che io dico, le dico così come îl Padre le ha dette a me", Gv, 12, 44-50. Și veda anche Gv, 8, 12-20. 26 Cfr. Aristotele, Îl cielo, a cură di Alberto Jori, Bompiani, Milano 2002; Aristotele, Fisica, cît.; Platone, Timeo, Platone, Timeo, a cură di Giovanni
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Jorge Luis Borges, Sette notti, Feltrinelli, Milano, 1983, p. 33. 31 Cfr. Aristotele, Fisica, cît., p.75. 32 Ibid., p. 249. 33 "Inoltre, che cos'è che muove l'infinito? Se l'infinito și muove da sé, sarà animato. Mă come può esistere un vivente infinito? Se invece è qualcosa di diverso che lo muove, si avranno due infiniți, îl motore e îl mosso, differenti per formă e potenza", così Aristotele, Îl cielo, cît., p. 171. Șu tali questioni și rinvia
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studiare l'identità europea sub specie letteraria può significare cercarne le tracce all'interno dei singoli autori e testi; prassi anch'essa non esențe da una serie di questioni problematiche: quali concreți segni, di tipo ideologico e linguistico, poter considerare come indicatori identitari? a partire da quale epoca e în che modo essa și manifestă în letteratura? con quali differenze (e discriminazioni) rispetto all'attuale identità 'europea'? Già questa serie di interrogativi, neppure esaustivi, mostrano l'incombere di questioni dalla portata
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rispetto al passato, e assumere dunque una formă plurale e policentrica, concependola insomma "come una sorta di arcipelago: un insieme di spazi (nazionali) ognuno dei quali produce una (e una sola) mutazione formale"7. Moretti cita Barraclough, Chabod e Morin come esempi 900eschi della teși discontinuista, cui și dovrebbero certo aggiungere, sul piano specificamente storico-letterario, îl Paul Zumthor di Leggere îl medioevo e l'Hans Robert Jauss di Alterità e modernità nella letteratura medievale. Mă già Erich Auerbach o Thomas S.
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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șu cui (abusivamente) și sarebbe insediata, e dislocandola în un complesso reticolo relazionale con le altre culture, dominato dall' ibridazione e dal meticciato. E în questa prospettiva, se pure se ne ammetta l'esistenza, îl concetto stesso di letteratura europea, come scrive Mario Domenichelli, può apparire persino "pericoloso, totalizzante se non și supera la vecchia idea di Kultur, o di Weltliteratur comunque eurocentrica, per aprirsi alle interrogazioni della multietnicità e del multiculturalismo"12. Se quello che și è sinora delineato rappresenta
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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comuni che fecero l'Europa', per parafrasare îl titolo di una recensione di Cesare Segre alla traduzione italiană dell'opera 13. Per fare un altro esempio macroscopico, si pensi ai motivi e alle ideologie veicolate dal romanzo, genere spesso considerato come luogo privilegiato dello 'spirito europeo' (la cui essenza, scrive Milan Kundera, sarebbe appunto "deposta come în uno scrigno d'argento dentro la storia del romanzo"14). Esiste tuttavia la possibilità, forse più suggestiva, anche alla luce di quanto și è
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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alla traduzione italiană dell'opera 13. Per fare un altro esempio macroscopico, si pensi ai motivi e alle ideologie veicolate dal romanzo, genere spesso considerato come luogo privilegiato dello 'spirito europeo' (la cui essenza, scrive Milan Kundera, sarebbe appunto "deposta come în uno scrigno d'argento dentro la storia del romanzo"14). Esiste tuttavia la possibilità, forse più suggestiva, anche alla luce di quanto și è detto sopra, di concentrarsi semmai sul suo 'negativo', cioè sulle forme e le modalità con
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le cose) dall'"interrogazione sul limite, inteso innanzitutto quale linea di demarcazione e di correlazione tra identità e alterità"16; o ancoră, per citare soltanto un altro referente di questo discorso, Pierre Bourdieu, con la sua 'distinzione' tra alterità, înțesa come mera percezione dell'Altro, e differenza, che richiede invece procedure di astrazione, ordinamento e classificazione specifiche, fondate șu una "'fabbricazione' a partire da alcuni dați relativi la cui unicità viene enfatizzata ('esagerata') allo scopo di determinare în senso 'unico' l
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stesso Alfieri a sopprimerla materialmente, con la complicità solo passiva del Moro, îl quale del resto non și suicida, come nella tragedia, mă è ucciso dai parenti della moglie, dopo essere stato esiliato dai veneziani (al servizio dei quali era come comandante della guarnigione di 'Cipri'). Anche quest'ultimo aspetto contribuisce almeno parzialmente ad alleggerire îl giudizio morale sul protagonista, la cui figură, come sostiene Karina Feliciano Attar, presenta tratti tali da fare della novella un'esplorazione degli stereotipi etnici circolanti
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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è ucciso dai parenti della moglie, dopo essere stato esiliato dai veneziani (al servizio dei quali era come comandante della guarnigione di 'Cipri'). Anche quest'ultimo aspetto contribuisce almeno parzialmente ad alleggerire îl giudizio morale sul protagonista, la cui figură, come sostiene Karina Feliciano Attar, presenta tratti tali da fare della novella un'esplorazione degli stereotipi etnici circolanti nell'immaginario del XVI sec., esprimendo da una parte le ansie sugli incontri interculturali (îl 'matrimonio interetnico' tra Disdemona e îl Moro21) nel
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evocați da Bourdieu, scorrendo cioè della mera percezione iniziale di un'alterità alla sanzione finale di una differenza 23. All'inizio del racconto, infatti, la caratterizzazione etnică del Moro, nonostante l'apparente eloquenza dell'epiteto che lo designa (utilizzato tuttavia come un normale nome proprio)24, sembra neutralizzata - nelle parole del narratore Curzio cui îl racconto è delegato (secondo îl consueto meccanismo novellistico), come anche, si sospetta, nella prospettiva dell'autore - dall'assenza di qualunque riferimento a un'effettiva differenza razziale
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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infatti, la caratterizzazione etnică del Moro, nonostante l'apparente eloquenza dell'epiteto che lo designa (utilizzato tuttavia come un normale nome proprio)24, sembra neutralizzata - nelle parole del narratore Curzio cui îl racconto è delegato (secondo îl consueto meccanismo novellistico), come anche, si sospetta, nella prospettiva dell'autore - dall'assenza di qualunque riferimento a un'effettiva differenza razziale o religiosa. Anzi, dopo aver sottolineato îl suo valore militare e morale, che lo aveva reso "molto caro a que' signori" (veneziani), îl
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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di quale 'Dio' și tratti (quello dei cristiani o quello dei musulmani?), cauterizzando così la differenza religiosa di cui îl personaggio sarebbe portatore agli occhi del coevo Lettore Ideale (italiano e cristiano) della novella. Una prospettiva che sarà totalmente ribaltata, come și vedrà, nel corso del racconto, culminando nell' epilogo con îl significativo accostamento all'epiteto usuale del personaggio di quello più connotato di barbaro: "I signori veneziani, înțesa la crudeltà usata dal barbaro în una lor cittadina, fecero dar delle
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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delle mani addosso al moro în Cipri e condurlo a Venezia" (58). În base a quanto și è detto sinora, quello del Moro giraldiano sembrerebbe costituire un classico caso di 'stereotipizzazione', di un'identità cioè prodotta dallo 'sguardo degli altri', come illustrato dal celebre apoftegma sartriano: "è l'antisemita che fă l'ebreo"26. Mă più significativo è che l'evoluzione di cui și è parlato non pertenga în questo caso solo alla prospettiva dell'autore o dei personaggi che attorniano
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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natură tanto caldi ch'ogni poco di cosa vi move ad îra e a vendetta" (21). Eppure, la successiva sua reazione di stupore nel vedere îl marito adirarsi ancor più svela quanto tale cliché le fosse în sostanza estraneo, e come îl Moro, fino a quel momento, ne fosse rimasto almeno ai suoi occhi lontano 28. A restarne imbrigliato è în realtà îl Moro stesso, proprio nell' inverare îl luogo comune dell' iracondia 'moresca': "A queste parole più irato rispose îl
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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lontano 28. A restarne imbrigliato è în realtà îl Moro stesso, proprio nell' inverare îl luogo comune dell' iracondia 'moresca': "A queste parole più irato rispose îl moro" (ivi). Mă la vera svolta cade nel punto în cui l'Alfieri, come argomento decisivo per far esplodere la gelosia del Capitano, insinua che Disdemona lo avesse tradito perché le era "venuta a noia questa vostra nerezza" (23): perché stâncă, insomma, del suo essere Moro, si potrebbe commentare. Parole che danno corpo a
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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Italo Calvino și soffermava a lungo sulla sua genesi e struttura, finché, quasi colto da una sorta di repentino esprit d'escalier, riconosceva: Non ho ancoră detto la cosa che avrei dovuto dire per prima: Le città invisibili și presenta come una serie di relazioni di viaggio che Marco Polo fă a Kublai Kan"31. Non și trattava di una dimenticanza da poco: la finzione del libro consiste în effetti nel succedersi delle paradossali descrizioni fatte dal viaggiatore veneziano all'imperatore
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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momentanea rimozione d'autore della ficțio primăria del viaggio orientale trova în verità un omologo nella stessa critică, che ha per lo più trascurato di valutare îl peso che nell'opera ha l'ambientazione orientale, e per la quale anzi, come scrive Cristina della Colletta, è divenuto quasi luogo comune "affermare che le Città invisibili non evocano îl levante, mă descrivono piuttosto universali città dell'immaginazione e dell'irrealtà"32. Le città calviniane sono certo, dichiaratamente, 'luoghi mentali', tanto per la
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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delinea così una sorta di vademecum 'postmoderno' dei caratteri fondamentali dell'identità occidentale, che con l'evocazione dell'Oriente favoloso, confinata all'interno della 'cornice' che ospita i dialoghi di Marco e Kublai, sembrerebbero avere poco a che fare. Eppure, come forse intendeva suggerire lo stesso Calvino con la precisazione citată în apertura di paragrafo, non era în realtà irrilevante che tutto ciò fosse realizzato attraverso l'adozione del palinsesto poliano, archetipo di ogni rappresentazione letteraria dell'Altro e di tutta
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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letteratura occidentale. Ancoră la Presentazione calviniana ricordava 35: Adesso l'Oriente è un tema che va lasciato ai competenți, e io non sono tale. Mă în tutti i secoli ci sono stați poeți e scrittori che sono ispirati al Milione come a una scenografia fantastică ed esotica [...] Solo Le Mille e una notte possono vantare una sorte simile: libri che diventano come continenți immaginari în cui altre opere letterarie troveranno îl loro spazio; continenți dell''altrove', oggi che l''altrove' și
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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non sono tale. Mă în tutti i secoli ci sono stați poeți e scrittori che sono ispirati al Milione come a una scenografia fantastică ed esotica [...] Solo Le Mille e una notte possono vantare una sorte simile: libri che diventano come continenți immaginari în cui altre opere letterarie troveranno îl loro spazio; continenți dell''altrove', oggi che l''altrove' și può dire che non esista più, e tutto îl mondo tende a uniformarsi. È dunque un viaggio nell' Oriente, inteso come
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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come continenți immaginari în cui altre opere letterarie troveranno îl loro spazio; continenți dell''altrove', oggi che l''altrove' și può dire che non esista più, e tutto îl mondo tende a uniformarsi. È dunque un viaggio nell' Oriente, inteso come archetipo dell' altrove/alterità, quello delle Città, un altrove scaturito, quale sua proiezione 'internă', dallo stesso immaginario occidentale, come conferma l'onomastica delle città, carica di estenuate suggestioni letterarie, tra le quali spicca quella rinviante alle turqueries librettistiche '7-'800
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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și può dire che non esista più, e tutto îl mondo tende a uniformarsi. È dunque un viaggio nell' Oriente, inteso come archetipo dell' altrove/alterità, quello delle Città, un altrove scaturito, quale sua proiezione 'internă', dallo stesso immaginario occidentale, come conferma l'onomastica delle città, carica di estenuate suggestioni letterarie, tra le quali spicca quella rinviante alle turqueries librettistiche '7-'800 esche (ad esemplificare la quale basterebbe la copiosa serie di nomi în Z-: Zaira, Zenobia, Zemrude, Zirma, Zobeide, Zora
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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delle città, carica di estenuate suggestioni letterarie, tra le quali spicca quella rinviante alle turqueries librettistiche '7-'800 esche (ad esemplificare la quale basterebbe la copiosa serie di nomi în Z-: Zaira, Zenobia, Zemrude, Zirma, Zobeide, Zora), che mostrano appunto come quelli delle Città non sono l'Oriente e îl Medioevo tout court, mă una delle modalità con cui tali categorie sono raffigurate în una certă tradizione occidentale 36. Non sarà ininfluente a questo proposito la constatazione che ad incombere, dichiaratamente
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