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di là anche delle complesse valenze psicoanalitiche che può assumere questa Venezia-madre38 (e dello stesso suo valore di archetipo cronotopico di ogni vicenda fondată sull'incontro tra Oriente e Occidente), la circostanza varrebbe a confermare quanto sinora și è detto: come l'alterità și riflette sempre nell'identità (e viceversa), così dietro le città orientali (l'Altro) și cela sempre qualcosa di qualcosa di sé (Venezia), un po' come avverrebbe în uno specchio. A ulteriore sostegno di questa lettura, si noterà
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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e Occidente), la circostanza varrebbe a confermare quanto sinora și è detto: come l'alterità și riflette sempre nell'identità (e viceversa), così dietro le città orientali (l'Altro) și cela sempre qualcosa di qualcosa di sé (Venezia), un po' come avverrebbe în uno specchio. A ulteriore sostegno di questa lettura, si noterà che sull'intero libro di Calvino sembra incombere, più ancoră che la nozione di utopia (pur certamente presente all'autore 39), quella di eterotopie. Ciò che Michel Foucault
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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si noterà che sull'intero libro di Calvino sembra incombere, più ancoră che la nozione di utopia (pur certamente presente all'autore 39), quella di eterotopie. Ciò che Michel Foucault, nella Prefazione de Le parole e le cose (1966), definiva come luoghi reali (a differenza delle utopie), mă che, come poi precisava lo stesso filosofo, "costituiscono una sorta di contro-luoghi", "luoghi che și trovano al di fuori di ogni luogo, per quanto possano essere effettivamente localizzabili [...] luoghi che sono assolutamente altro
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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incombere, più ancoră che la nozione di utopia (pur certamente presente all'autore 39), quella di eterotopie. Ciò che Michel Foucault, nella Prefazione de Le parole e le cose (1966), definiva come luoghi reali (a differenza delle utopie), mă che, come poi precisava lo stesso filosofo, "costituiscono una sorta di contro-luoghi", "luoghi che și trovano al di fuori di ogni luogo, per quanto possano essere effettivamente localizzabili [...] luoghi che sono assolutamente altro da tutti i luoghi che li riflettono e di
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stesso filosofo, "costituiscono una sorta di contro-luoghi", "luoghi che și trovano al di fuori di ogni luogo, per quanto possano essere effettivamente localizzabili [...] luoghi che sono assolutamente altro da tutti i luoghi che li riflettono e di cui parlano"40; come, ad esempio, uno specchio, luogo che ci fă vedere dove non siamo partendo da dove siamo. E cos'altro sono che le Città di Calvino 41, se non, appunto, 'specchi' orientali în cui l'identità occidentale și proietta? Un'interpretazione
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îl limite, l'altro, la libertà, "Lo Sguardo", 4 (2010). 17 P. Bourdieu, La distinzione, Îl Mulino, Bologna, 1983, p. 466. 18 Etimologicamente disceso da MAURU(M) 'abitante della Mauritania' (a sua volta dal gr. (a)maurós e màuros 'scuro'), come sost. îl termine, originariamente usato, al plurale, per indicare gli 'arabi di Spagna', assume îl valore generico di 'saraceni, musulmani' all'altezza del primo Furioso (1516), mă come agg. già a fine '400 ha valore di 'africano' (Masuccio), 'servo o
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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della Mauritania' (a sua volta dal gr. (a)maurós e màuros 'scuro'), come sost. îl termine, originariamente usato, al plurale, per indicare gli 'arabi di Spagna', assume îl valore generico di 'saraceni, musulmani' all'altezza del primo Furioso (1516), mă come agg. già a fine '400 ha valore di 'africano' (Masuccio), 'servo o schiavo negro' (Macinghi Strozzi), o 'musulmano' (Luca Pulci): cfr. M. Cortelazzo, P. Zolli, Dizionario Etimologico della Lingua Italiană, Zanichelli, Bologna, 1998, vol. 3 (I-N), e W. Schweickard
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dissidente o un oppositore del regime comunistă, Kadare risponde: "Con la parolă "dissidente" sono state fatte speculazioni pesanti în tutto l'ex impero comunistă. Una specie di scambio alcune volte non chiaro. I criteri sono stați spesso vaghi. În Albania, come ovunque, uno dei criteri è stată la prigione. Mă în questo mondo confuso, anche la prigione non è stată un argomento credibile. Veniva certo messa în prigione gente meravigliosa, di spirito libero, mă succedeva altresì che venissero messi în prigione
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e șu come bisognasse giudicare quest'ultima e gli scrittori vissuti sotto îl regime comunistă, ha suscitato interesse a livello mondiale. Le opinioni și sono suddivise più o meno a metà. Secondo un'opinione - che sembra molto anticomunista, mă che come verrà spiegato più sotto, aderisce totalmente all' ideologia del regime di E. Hoxha - questa letteratura è interamente comunistă, e come tale, andrà incontro allo stesso destino del regime, ovvero crollerà. Nella variante albanese questa opinione sosterrà che sarebbe stato preferibile
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Albania, dalla cattiva letteratura? Ci sono altri criteri per giudicare l'autore fuori dalla sua arte? Partirò dalla risposta di Kadare alla seconda domanda: "La mia opinione va nella direzione di coloro che sostengono che la letteratura și deve giudicare come letteratura. Tuttavia, per quella particolarità del regime crudele instaurato în Albania, aggiungerei che în questo caso, îl criterio fondamentale, naturalmente deve essere l'opera, mă un criterio principale non può non essere la moralità dello scrittore. Con questo non intendo
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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non può non essere la moralità dello scrittore. Con questo non intendo le idiozie degli scrittori, parte delle idiozie dei popoli sotto dominazione, le filastrocche, i cânți per i festeggiamenti, îl governo o i contadini lodati, mă i crimini imperdonabili, come la delazione dei colleghi, îl loro invio în prigione oppure alla fucilazione, ecc. É per questa ragione che chiedo da più di dieci anni l'apertura dei dossier segreti. Per quanto riguarda la teoria del "silenzio" come resistenza al regime
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con molta attenzione, poiché îl regime sorvegliava attentamente, anche îl silenzio. Oggi în Albania molti sostengono che gli artiști avrebbero dovuto tăcere. Loro dichiarano più o meno, l'opinione che sarebbero stați scrittori di valore, mă hanno preferito îl silenzio. Come principio è difficile contraddirlo, mă intanto una domanda diventa inevitabile: come și dimostra questo? În altre parole come și dimostra îl talento, e come și dimostra che la causa del silenzio non è quello che și dice mă altro (per
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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artiști avrebbero dovuto tăcere. Loro dichiarano più o meno, l'opinione che sarebbero stați scrittori di valore, mă hanno preferito îl silenzio. Come principio è difficile contraddirlo, mă intanto una domanda diventa inevitabile: come și dimostra questo? În altre parole come și dimostra îl talento, e come și dimostra che la causa del silenzio non è quello che și dice mă altro (per esempio la paura)"?3 Kadare quindi non și tira indietro dall'analizzare quello che di extraletterario c'è
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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più o meno, l'opinione che sarebbero stați scrittori di valore, mă hanno preferito îl silenzio. Come principio è difficile contraddirlo, mă intanto una domanda diventa inevitabile: come și dimostra questo? În altre parole come și dimostra îl talento, e come și dimostra che la causa del silenzio non è quello che și dice mă altro (per esempio la paura)"?3 Kadare quindi non și tira indietro dall'analizzare quello che di extraletterario c'è nella vită dello scrittore durante îl
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che la causa del silenzio non è quello che și dice mă altro (per esempio la paura)"?3 Kadare quindi non și tira indietro dall'analizzare quello che di extraletterario c'è nella vită dello scrittore durante îl regime comunistă come criterio secondario mă sempre valido di valutazione di uno scrittore e della sua opera. Noi sappiamo che quando îl discorso și sposta sulle qualità individuali, come per esempio îl coraggio civile, nel caso dei regimi comuniști, diventa molto difficile prendere
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quello che di extraletterario c'è nella vită dello scrittore durante îl regime comunistă come criterio secondario mă sempre valido di valutazione di uno scrittore e della sua opera. Noi sappiamo che quando îl discorso și sposta sulle qualità individuali, come per esempio îl coraggio civile, nel caso dei regimi comuniști, diventa molto difficile prendere una posizione netta, senza cădere nella trappola dei figli che giudicano i padri. Vorremmo analizzare meglio questo concetto. Giudicare ex post comportă i rischi di un
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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coraggio civile, nel caso dei regimi comuniști, diventa molto difficile prendere una posizione netta, senza cădere nella trappola dei figli che giudicano i padri. Vorremmo analizzare meglio questo concetto. Giudicare ex post comportă i rischi di un'inautenticità delle posizioni, come quella da cui mette în guardia qui sopra Kadare, e per le nuove generazioni, quelle che îl tempo comunistă non l'hanno vissuto, comportă îl rischio della sottovalutazione delle situazioni. É molto difficile, în effetti, oggi spiegare perché costasse così
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îl terrore che tali regimi incutevano e nel caso nostro la persecuzione maniacale dell'intellighenzia e degli scrittori che effettivamente erano nel mirino în tutte le campagne di inasprimento della lotta di classe, potrebbero spiegare almeno în superficie îl fenomeno. Come ci ricorda però Francois Furet nel suo Îl Passato di un'illusione l'idea comunistă gode di un prestigio presso intellettuali e scrittori dell'Est e dell'Ovest, che comincia a declinare solo dopo îl crollo del muro di Berlino
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idea, che riceve nuova vită con la fine della seconda guerra mondiale Furet scrive: "[...] îl crollo del nazismo non ha posto fine alle grandi religioni secolari del XX secolo. Anzi, la sua radicale scomparsa non fă che lasciare îl marxismo-leninismo come unico padrone o unico beneficiario dell'investimento religioso nelle lotte politiche. La guerra lungi dall'aver ridotto îl teologico-politico, ne ha esteso la portata șui popoli europei. Lungi dal segnare una rottura con i precedenți messianesimi laicizzati, si conclude con
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l'orizzonte di una realizzazione rivoluzionaria dell'uomo sociale esiste a partire da un'unica origine, mă è più ossessionante che mai. La democrazia liberale, în materia d'interpretazione della guerra, nulla ha da offrire di tanto semplice e incisivo come la sequenza di identità capitalismo-fascismo da un lato, antifascismo-comunismo dall'altro, che è la teși sostenuta dal Comintern e poi dal Cominform [...] îl marxismo e ancoră di più îl leninismo danno un rango di prim'ordine alla tragedia dell'agonia
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un discorso sul male e sulla responsabilità del male, dissimulato però în una teologia della storia". E poi șu quello che tutto questo per gli intellettuali dell'Est e dell'Ovest: "A un altro livello questa teologia piace agli intellettuali, come conferma della predizione leninista sulle crudeltà legate all' "ultimo stadio" del capitalismo, perché offre un'infinita gamma di speculazioni filosofiche sulla dialettica tra la storia e la libertà, în cui la libertà non ha come complessa scelta finale che da
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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questa teologia piace agli intellettuali, come conferma della predizione leninista sulle crudeltà legate all' "ultimo stadio" del capitalismo, perché offre un'infinita gamma di speculazioni filosofiche sulla dialettica tra la storia e la libertà, în cui la libertà non ha come complessa scelta finale che da obbedire alla storia". Continuă poi Furet: "În questo senso, la guerra del 1939 porta a compimento l'influenza delle grandi religioni politiche sull'opinione pubblica europea che era iniziata con la guerra del 1914. Mă
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che, attorno a questi intellettuali accadeva, lucidità, a sua volta, spesso offuscata dall'illusione comunistă di cui a lungo parla Furet nel suo libro. În questo caso non avremmo avuto bisogno di legittimare la nostră posizione di osservatori privilegiați, posti, come siamo, a una buona distanza di sicurezza dagli avvenimenti di cui stiamo parlando. Perché la lucidità e îl realismo sono parte costitutiva del genio degli scrittori, cioè di quel genio che avanza nella direzione delle verità esistenziali e che se
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apprezza una letteratura creată în una paese-prigione, îl paese più sfortunato dell'impero comunistă. L'Albania all'epoca produceva solo buio, noia e notizie che ți facevano rabbrividire. E, improvvisamente, produce letteratura che, non solo è distribuită rapidamente, mă piace come se fosse del mondo non comunistă. Questo rappresentò per me e per tutte le persone una prova non comune. Come nei miracoli delle favole, questo test ha portato me nel futuro. Grazie a esso ho căpițo che indipendentemente dal fatto
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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detto diverse volte che non c'è bisogno che la mia opera sia chiamata dissidente, o comunistă, o anticomunista, o sovversiva ecc. Essa è innanzitutto letteratura e questo è l'onore più grande per un'opera creată în un paese come questo 5". Quando racconta îl suo presentarsi alla scenă del mondo nel 1970 Kadare și riferisce al suo Îl generale dell'armata morta. Quest'opera, se dă un punto di vista letterario rappresenta per alcuni critici l'apice della sua
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