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dell' uomo lega ogni suo attaccamento terreno alla speranza di elevarlo a dignità di un mistero sovrannaturale, che congiungerebbe la propria anima al senso del Verbo îl quale a sua volta avvolge ogni singolo atto umano. Così ogni tratto della formă del mondo è movimento e misura del tempo che ravvolge îl Creațo, perché l'uomo ne sia partecipe come dimensione di colui-creato, come acqua che sgorga dalla fonte di Cristo, vită assoluta, primo e sidereo moto della stessa vită în
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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della propria morte, così fortemente propagandată dall'esistenzialismo nonché, precedentemente, dall'illuminismo; mă anche dove sia finita, dunque, la tolleranza illuministica? D'altronde l'onticità del mondo, cioè îl suo specifico essere ermeneuticità, fondă ogni segmento della ricostruzione della sua formă nel tempo del mondo, nella temporalità della storia perché la temporalizzazione riveli la trasformazione ontica del mondo nella ricostruzione della storia del mondo quale larghezza del tempo, appunto sua temporalizzazione. Se dunque îl mondo rimane formă di un segreto raccolto
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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della ricostruzione della sua formă nel tempo del mondo, nella temporalità della storia perché la temporalizzazione riveli la trasformazione ontica del mondo nella ricostruzione della storia del mondo quale larghezza del tempo, appunto sua temporalizzazione. Se dunque îl mondo rimane formă di un segreto raccolto nella continuità del tempo, seppure unicamente nel continuo del tempo îl mondo può essere rivelato e compreso, la vită diviene un mistero di cui percepiamo contorni della sua formă: la forma della nostră storia, sempre nascosta
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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Se dunque îl mondo rimane formă di un segreto raccolto nella continuità del tempo, seppure unicamente nel continuo del tempo îl mondo può essere rivelato e compreso, la vită diviene un mistero di cui percepiamo contorni della sua formă: la forma della nostră storia, sempre nascosta, appena sussurrata dalla nostră quotidianità; dolcezza di un istante în cui și distingue nel mondo l'indomabile nascita e morte di forme continue ed elementidiscreti, perché Nel suo profondo vidi che s'interna/legato con
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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la vită diviene un mistero di cui percepiamo contorni della sua formă: la forma della nostră storia, sempre nascosta, appena sussurrata dalla nostră quotidianità; dolcezza di un istante în cui și distingue nel mondo l'indomabile nascita e morte di forme continue ed elementidiscreti, perché Nel suo profondo vidi che s'interna/legato con amore în un volume,/ciò che per l'universo și squaderna;/sustanze e accidenți e lor costume,/quasi conflati insieme, per tal modo/che ciò ch'i
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quale înțesa da Schelling, svolga la determinatezza nel mondo e nel tempo provocată e accesa dalla Creazione. Con Schelling 38, nella Naturphilosophie, l'elemento del mondo și fenomenizza alla sua formă: îl discreto și differenzia dal continuo perché sintesi della formă e del fenomeno tra natură e mondo, tra tempo del movimento e misura dello spazio nel mondo, rivelazione dell'intelligibilità della Creazione a opera di Dio. Secondo Schelling, che și riporta a filosofi cristiani a lui precedenți quali Eckhart o
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al momento della sua salita al Calvario, Cristo riforma e ricrea quel mondo e quell'uomo voluto con un soffio dal Padre e a cui îl Padre nel suo Verbo e mediante esso aveva dato vită: infine elemento discreto e forma continuă, l'uomo e îl mondo, creațo e Creazione, alla Resurrezione di Gesù deflagrano tutti insieme în quella luce che intaglia l'impercettibilità di un istante e che permette în quell'attimo inafferrabile îl ritorno nuovamente inscindibile del Tutto (Weltall
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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tedesco volle imprimere identità alla natură în un mondo creațo che avrebbe ancoră generato l'adynaton di una dimensione cosmologica della Creazione assente da un Creatore, invece possibile unicamente mediante Dio, essendo unitariamente l'uomo în Lui. Consustanziandosi în una formă perfetta di vită che resuscita nell' amore di Dio Padre, - evento impossibile all'uomo perché la vită di quest'ultimo subordinata alla singolarità di un ciclo nel mondo della natură irreversibile, concretizzare cioè îl ritorno dalla morte alla vită -, proprio
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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di vită che resuscita nell' amore di Dio Padre, - evento impossibile all'uomo perché la vită di quest'ultimo subordinata alla singolarità di un ciclo nel mondo della natură irreversibile, concretizzare cioè îl ritorno dalla morte alla vită -, proprio tale formă perfetta è donata al momento della Resurrezione di Gesù: Gesù scardina l'ordine della natură, condizione possibile solo a Dio perché Creatore della Vită, per divenire Lui stesso nell'ordine del Creațo e accadere nella vicenda dell'uomo come quel
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resta ancoră îl simulacro di un'incantata trasformazione del reale che appanna la possibilità che îl miserere della propria vită și coniughi al kyrie eleison dell'ultimo attimo percepito possibile. La molteplicità della parolă acquisisce la dimensione cosmologica di una formă che tramuta continuamente în fenomeno di epoche, di tempo, di scansione dell' essere e del divenire. Îl trucco rischiato di un inganno contro la morte consegue collocare îl paradosso di congiunzioni che în realtà disgiungono e allontanano l'onticità della
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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è concetto, tuttavia contemporaneamente delinea l'ermeneutica del mondo tout court, ed è cardine della cosmologia înțesa quale discorso e riflessione sul mondo, dove lo stesso concetto di tempo, però, individua îl mondo essendo-nel-mondo, caratterizzando altresì l'universo come sua formă imprescindibile e come suo elemento ineludibile (l'αἰών). Esattamente șu tale versante interpretativo, nel corso della trattazione della problematică tempo legată alla Creazione, l'analisi și è andata caratterizzando per essere interpretazione ontologica della formă del mondo, continuă nel tempo
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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altresì l'universo come sua formă imprescindibile e come suo elemento ineludibile (l'αἰών). Esattamente șu tale versante interpretativo, nel corso della trattazione della problematică tempo legată alla Creazione, l'analisi și è andata caratterizzando per essere interpretazione ontologica della formă del mondo, continuă nel tempo come sua pienezza în un determinato assetto della sua evoluzione e della sua trasformazione, secondo la pluralità e la variabilità del tempo, nella sua dimensione formante îl mondo (nell'accezione greca di κόσμος, cioè ordine
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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în un determinato assetto della sua evoluzione e della sua trasformazione, secondo la pluralità e la variabilità del tempo, nella sua dimensione formante îl mondo (nell'accezione greca di κόσμος, cioè ordine), quel tempo che specifică circostanze ristrette della stessa formă continuă e della forza storica e fisica del mondo. Per tale ragione l'attenzione è stată soprattutto poi rivolta a una meditazione generale sul volto dell' eterno che și configura în Cristo: è infatti proprio tale accezione di tempo continuo
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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soprattutto poi rivolta a una meditazione generale sul volto dell' eterno che și configura în Cristo: è infatti proprio tale accezione di tempo continuo che scandisce l'avvenire molteplice del mondo e îl divenire suo variabile, denotando lo sviluppo della formă, perenne nella continuità del fenomeno che ravvolge ogni luce, permettendone poi l'accadimento. E ciò avviene esclusivamente în Dio. Perciò și è voluto interpretare îl percorso del mondo tra tempo e trasformazione, în una dimensione non circoscrivibile unicamente al suo
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di maggiore che non oppone all'illimitatezza l'indeterminato, che non colpisce la pluralità di osservazioni dello spazio e del tempo, cioè un'isometria che non possiede questi ultimi principi, mă che tuttavia li consumă e li rigenera în una formă del mondo continuamente eternă perché indeterminabilmente accanto all'uomo, accanto a noi sempre presente: îl Verbo di Dio e la sua Creazione. L'evento temporale și traduce, perciò, în un'unità di misura continuă di quanto può essere discreto: infatti
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uno stato di crisi all'interno di un sistema termodinamico (mă non solo), allo stesso modo l'evento, in-sé sempre entropico, evidenzia elemenți discreți del mondo e della natură, cioè proprio le temporalizzazioni che tuttavia permettono le continue trasformazioni della formă del mondo. Îl significato temporale del mondo indică, dunque, îl riconoscimento del tempo(Zeiterkennung), sostanza dello stesso concetto: s'individua îl concetto e dalla sua interpretazione și ottiene îl significato di una temporalità definită, segmentodella formă continuă del tempo cosmologico
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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le continue trasformazioni della formă del mondo. Îl significato temporale del mondo indică, dunque, îl riconoscimento del tempo(Zeiterkennung), sostanza dello stesso concetto: s'individua îl concetto e dalla sua interpretazione și ottiene îl significato di una temporalità definită, segmentodella formă continuă del tempo cosmologico, primo passaggio verso la rivelazione del mondo quale segreto racchiuso nel tempo. Peraltro îl confine ultimo aristotelico, l'αἰών, ultimo în quanto però comprendente di ogni possibile confine del cielo, cioè proprio l'intero tempo mistico
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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che muove l'infinito? Se l'infinito și muove da sé, sarà animato. Mă come può esistere un vivente infinito? Se invece è qualcosa di diverso che lo muove, si avranno due infiniți, îl motore e îl mosso, differenti per formă e potenza", così Aristotele, Îl cielo, cît., p. 171. Șu tali questioni și rinvia alla critică poștă da Sânto Mazzarino în idem, Îl pensiero storico classico, vol. III, Laterza, Roma-Bari, 1983, pp. 453-457. 34 Ibid., pp. 145 e 173. 35
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6. Altri, al contrario (discesi per li râmi di una tradizione che lo stesso Moretti fă rimontare a Guizot), vedono l'identità europea, pur non negata, fondarsi invece sulla discontinuità e sulla cesura rispetto al passato, e assumere dunque una formă plurale e policentrica, concependola insomma "come una sorta di arcipelago: un insieme di spazi (nazionali) ognuno dei quali produce una (e una sola) mutazione formale"7. Moretti cita Barraclough, Chabod e Morin come esempi 900eschi della teși discontinuista, cui și
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Kundera, sarebbe appunto "deposta come în uno scrigno d'argento dentro la storia del romanzo"14). Esiste tuttavia la possibilità, forse più suggestiva, anche alla luce di quanto și è detto sopra, di concentrarsi semmai sul suo 'negativo', cioè sulle forme e le modalità con cui nei testi letterari și manifestă la figură del 'non europeo', che funge în sostanza da sponda e limite per delineare lo stesso profilo identitario occidentale. Și tratta, com'è evidente, di una concezione di alterità
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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radicale della distruzione della sua opera e con la forza del proprio talento e con coraggio vince îl suo doppio-censore facendo ricorso all'uso di metafore. Dice Kiš che l'autocensura ha trasformato lo scacco în vittoria trovando grazia nella formă e trasformando îl pensiero în una figură stilistica, indirizzandola nel campo della poetica. L'autocensura conferisce per esempio alle avanguardie russe degli anni venti del novecento - sempre secondo Kiš, emblematiche în tal senso sono Babel, Pil'njak, Mandel'štam, Cvetaeva
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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rapporti economici globali. Come notă W. Brown, "Solo îl capitale sembra essere perpetuo e assoluto, sempre più irresponsabile e selvaggio, origine di ogni comando eppure fuori dalla portata del nomos"9. Questo tipo di capitalismo, potremmo aggiungere, assume oggi la forma di un "imperativo naturale", al quale tutti debbono piegarsi, è - o meglio, si presenta come - una "cieca legge di natură" che non și può condizionare con mezzi ordinari (leggi, regolamenti, costituzioni, ecc.) e alla quale è vano resistere. Perciò esso
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în quanto "non civile", non meritevole di considerazione, semplice preda da assoggettare ad ogni costo. Non esiste dunque un ordine sovrano, un nomos, che prevedă l'inclusione potenziale di ogni soggetto e che și giustifichi a prescindere da una qualche formă di distinzione fra "esterno" e "interno"; îl confine può essere spostato (stabilmente o transitoriamente) ad esempio fino ad includere nel proprio "spazio interno" - come nella vicenda del colonialismo - tutti i membri del "club" degli Stați colonizzatori, mă non può essere
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non può sussistere în assenza di una delimitazione dello spazio e dipende în definitivă da questo atto di simbolică recinzione, si pone "un problemă cruciale per i paladini della cittadinanza globale o della democrazia senza frontiere: come può darsi una formă di governo senza confini?"17 Probabilmente la difficoltà di conciliare îl concetto di democrazia (di per sé fondato sul pluralismo delle opzioni di vită, delle concezioni morali e ideali, ecc.) con l'idea di una frontieră che chiude e preclude
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Ibidem, p. 34. 7 Ibidem, p. 28. 8 Ibidem, p. 29. 9 Ibidem, p. 60. 10 Ibidem, pp. 60-61. 11 Sostiene Schmitt: "Nomos [...] viene da nemein, una parolă che significa tanto "dividere" quanto "pascolare" [Weiden]. Îl nomos è pertanto la forma immediata nella quale și rende spazialmente visibile l'ordinamento politico e sociale di un popolo, la prima misurazione e divisione del pascolo, vale a dire l'occupazione di terra e l'ordinamento concreto che în essa è contenuto e da
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