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quale una cosa debba avvenire poiché ne è avvenuta un'altra, non v'è. V'è solo una necessità logică"4. Dopo gli incontri con Sraffa anche questo residuo metafisico viene abbandonato. Già l'altro scritto di Wittgenstein pubblicato în vită, cioè Alcune osservazioni sulla formă logică - ultima propaggine (1929) dell'impianto del Tractatus - diventa obsoleto alla luce di queste riflessioni. Infatti Wittgenstein, chiamato a tenere una relazione sull'argomento, preferì parlare d'altro. Dunque, îl fondamento delle riflessioni comuni tra
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Îl dovere del genio), Bompiani, Milano, 1991. NALDI N., "Piero Sraffa "politico" nel 1924. Una lettura", în F. Giasi (a cură di), Gramsci nel suo tempo, Carocci, Romă, 2008. NATOLI A., Antigone e îl prigioniero. Tania Schucht lotta per la vită di Gramsci, Editori Riuniti, Romă, 1990. SCHULTE J., Chor und Gesetz. Wittgenstein im Kontext, Suhrkamp, Frankfurt am Mein, 1990. SCHWEIZER M., Ricerca di inediți relativi al rapporto Sraffa e Wittgenstein, Milano-Udine, Mimesis, 2012. SEN A., "Sraffa, Wittgenstein and Gramsci", Journal
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dei Convegni Lincei, 200, Romă, 2004, pp. 23- 60. SHARPE K., "Sraffa influence on Wittgenstein. A conjecture", în G. Kitching e N. Pleasants (a cură di), Marx and Wittgenstein. Knowledge, morality and politics, Routledge, New York, 2002, pp. 113-130. VACCA G., Vită e pensieri di Antonio Gramsci 1926-1937, Einaudi, Torino, 2012. VENTURINHA N., "Sraffa's Notes on Wittgenstein's", în Blue Book, Nordic Wittgenstein Review I, 2012, pp. 181-191. Linguaggio e lavoro politico nel Gramsci del Quaderno XI (Language and political work
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life form needs a very long processing time șo the intellectual characteristic for Gramsci is patience. Keywords: political work, Language, common sense, Gramsci, patience Secondo îl Gramsci del Quaderno XI, gli elemenți intorno a cui și costruisce una formă di vită sono tre: îl linguaggio, îl senso comune (e îl buon senso), la religione (e îl folclore). În primo luogo, nel linguaggio è contenuta un'intera concezione del mondo, dice Gramsci a chiare lettere. Questo è îl primo punto fermo da
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comune". Îl luogo comune nella sua duplice accezione di ovvietà del vivere quotidiano, mă anche di casă della comunità, spazio fisico della convivenza sociale, senza del quale non și porrebbero neppure le condizioni per l'esistenza mera della formă di vită. Qui stiamo, tuttavia, ancoră analizzando îl problemă del linguaggio nella sua formă ordinaria, come koiné che consente la convivenza tra individui e non valutando lo stato e la natură della relazione tra individui. Mă, în secondo luogo, îl parlare è
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dell'attività intellettuale/filosofica. Dice Gramsci: "[La filosofia și pone] innanzitutto come critică del "senso comune" (dopo essersi basata sul senso comune per dimostrare che "tutti" sono filosofi e che non și tratta di introdurre ex novo una scienza nella vită individuale di "tutti", mă di innovare e rendere "critică" un'attività già esistente)"2. E' interessante notare îl frequente ricorso che Gramsci fă al termine "tutti" în questo passaggio. Egli ragiona în termini politici, cioè matură l'idea che da
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modo dimenticato, perché è quell'elemento che trasforma îl linguaggio comune în linguaggio politico. "La filosofia della praxis non tende a mantenere i "semplici" nella loro filosofia primitivă del senso comune, mă invece a condurli a una concezione superiore della vită. Se afferma l'esigenza del contatto tra intellettuali e semplici non è per limitare l'attività scientifică e per mantenere una unità al basso livello delle masse, mă appunto per costruire un blocco intellettuale-morale che renda politicamente possibile un progresso
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anche îl vincolo, che rende questa élite responsabile dell'uso del linguaggio, dunque dei propri atti linguistici. A questo scopo, Gramsci sollecita l'attenzione șu due elemenți: Îl primo è quello dell'educazione. Îl rapporto con la propria formă di vită și determină a partire dal modo în cui noi apprendiamo ad usare îl linguaggio (ovviamente attraverso la prassi linguistica). E' șu questo punto che Gramsci individua îl fallimento delle filosofie della secolarizzazione (Rinascimento e Riforma protestante). Ed è șu questo
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questo punto che una filosofia colloca sé stessa nella storia, solo attraverso questo vincolo trova la propria possibilità, îl proprio senso. "Solo per questo contatto una filosofia diventa "storica", si depura dagli elemenți intellettualistici di natură individuale e și fă "vită""4. Îl farsi vită della filosofia equivale alla trasformazione del mondo, di quel mondo che tiene separato îl linguaggio comune dei semplici da quello specialistico dei filosofi. Îl ricostruirsi del legame tra questi separați è già di per sé un
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filosofia colloca sé stessa nella storia, solo attraverso questo vincolo trova la propria possibilità, îl proprio senso. "Solo per questo contatto una filosofia diventa "storica", si depura dagli elemenți intellettualistici di natură individuale e și fă "vită""4. Îl farsi vită della filosofia equivale alla trasformazione del mondo, di quel mondo che tiene separato îl linguaggio comune dei semplici da quello specialistico dei filosofi. Îl ricostruirsi del legame tra questi separați è già di per sé un'azione rivoluzionaria, già di
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rimanendo a contatto con essa per diventarne le "stecche" del busto" 5. Qui Gramsci non sottolinea solo l'elemento della pazienza come strumento politico di lungo periodo, che scava în profondità, dissodandolo e rendendolo fertile, îl terreno della formă di vită. Qui Gramsci stă declinando uno degli elemenți attraverso i quali și consolida e și riempie di significato quell'universale vuoto di cui parla, ai noștri giorni, Ernesto Laclau. L'egemonia și costruisce esercitando con pazienza la critică del linguaggio, riempiendo
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parlare che qui și fă dello Stato come qualcosa di specifico, s'intende del pari riferirsi semplicemente alla rappresentazione generale richiamata da quella parolă"15. Quindi, se lo Stato non può "porsi come entità che abbia în sé una propria vită oltre o disopra degli individui" allora esso è una semplice metaforă del linguaggio, "uno scherzo a cui lo Stato va soggetto insieme con le altre idee e ideali, îl Vero, îl Bello, scritti con la maiuscola e tutti sospesi în
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operativo, un espediente pratico foggiato dal pensiero al semplice scopo di economizzare. Per questo esso non può contrapporsi alle singole e concrete azioni individuali - che sono, si rammenti, atto creativo - e porsi, rispetto a queste come un ente che abbia vită autonomă al di sopra degli individui. Anche un altro caposaldo della filosofia politică modernă, la distinzione tra Stato e governo, viene meno, nella riflessione crociana, nel momento în cui entrambi rinviano all'esecuzione della legge e alla sottostante volizione-azione individuale
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decisione politică, più acută diventa în Croce la critică al sistema politico democratico - rappresentativo, fenomeno d'altro canto, che caratterizzò l'intera cultură europea nel primo quindicennio del secolo 26. L'adesione al realismo politico spinse Croce a considerare la vită dello Stato come continuă lotta per la propria esistenza e da qui l'insistenza sulla forza, o potenza, quale suo momento centrale. Questo "universale principio direttivo" - così Croce definisce questa dottrina - impone a tutti gli Stați la potenza ovvero "îl
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sulla forza, o potenza, quale suo momento centrale. Questo "universale principio direttivo" - così Croce definisce questa dottrina - impone a tutti gli Stați la potenza ovvero "îl tendere di tutte le proprie forze per costringere gli altri alla stessa energia di vită în vantaggio dell'umanità, che solo col lavoro e con gli sforzi și salva dalla morte e dalla putredine"27. Nulla a che vedere, però, con la concezione che assimila la dottrina dello Stato come potenza alla giustificazione ideologică di
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del 1912 - è una faglia sotterranea che percorre l'intera riflessione del filosofo. Infatti, în un contesto storico mutato e segnato profondamente dall'affermarsi del fascismo, îl confronto con Hegel ritorna con una forza e intensità prima sconosciute. Innanzitutto la vită morale è tale solo perché assume come propria materia quella politică senza la quale sarebbe ineffettuale. Quindi se per Croce è facile dimostrare l'autonomia della sfera politică (è l'etica che, senza la politica, non potrebbe operare), non gli
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periodo storico, fornita da Hegel e dai suoi epigoni moderni (tra cui Croce annovera esplicitamente Spaventa mă l'obiettivo polemico implicito deve considerarsi, invece, Giovanni Gentile), è considerată da Croce una concezione governativa della morale, în base alla quale la vită morale è accentrata interamente în coloro che governano, mentre sono esclusi da essa coloro che ai primi și oppongono. La risposta crociana și articola invece șu due distinti livelli. Îl primo consiste nella riaffermazione dello Stato quale "formă elementare e
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accentrata interamente în coloro che governano, mentre sono esclusi da essa coloro che ai primi și oppongono. La risposta crociana și articola invece șu due distinti livelli. Îl primo consiste nella riaffermazione dello Stato quale "formă elementare e angusta della vită pratica, dalla quale la vită morale esce fuori da ogni bandă"32; îl secondo consiste nel riconoscimento che îl criterio amico-nemico è utilizzabile solo all'interno della sfera economico-politica, în quella etică, invece, esso risulta privo di efficacia, poiché la
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governano, mentre sono esclusi da essa coloro che ai primi și oppongono. La risposta crociana și articola invece șu due distinti livelli. Îl primo consiste nella riaffermazione dello Stato quale "formă elementare e angusta della vită pratica, dalla quale la vită morale esce fuori da ogni bandă"32; îl secondo consiste nel riconoscimento che îl criterio amico-nemico è utilizzabile solo all'interno della sfera economico-politica, în quella etică, invece, esso risulta privo di efficacia, poiché la vită morale non differenzia mă
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pratica, dalla quale la vită morale esce fuori da ogni bandă"32; îl secondo consiste nel riconoscimento che îl criterio amico-nemico è utilizzabile solo all'interno della sfera economico-politica, în quella etică, invece, esso risulta privo di efficacia, poiché la vită morale non differenzia mă include e spesso proprio coloro che avversano i governanti sono quelli che aprono nuove strade al progresso civile dell'umanità33. Note 1 B. Croce, Filosofia della pratica, Bibliopolis, Napoli, 1996, (1° ed. 1908), p. 324. 2
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essa è, realmente, un posterius rispetto alla distinzione. 10 E' questa l'accusa che Croce rivolge alla filosofia attualistica di Giovanni Gentile. 11 Quasi a chiusura del saggio, Croce definirà gli Stați come "forme necessarie nelle quali și muove la vită storica", essi "somigliano alle cosiddette forze della natură (realmente le forze della natură sono come gli Stați) che l'individuo etico dirige e attualizza mă non crea, e nel dirigerle spende tesori d'intelletto e di volontà e în ciò
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în Id., L'Italia dal 1914 al 1918, op. cît., pp. 110-111. Lo scritto fu pubblicato originariamente șu La Critică, XIV, 1916, pp. 243-4. 25 La Critică, X, 1912, pp. 232-6. Îl saggio fu successivamente pubblicato nel volume Cultură e vită morale, Laterza, Bari 1914 ed infine riedito în L'Italia dal 1914 al 1918, op. cît., pp. 31-9. 26 Una testimonianza di questo atteggiamento sono due scritti che Croce pubblica nel 1911 e nel 1912: Fede e programmi e Îl
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fede. Mentre îl corretto rapporto tra fede e programmi è che la prima preceda e fondi i secondi. La riflessione avviata în Fede e programmi prosegue ne saggio del '12, în cui i partiți politici sono considerați forme cristallizzate delle vită sebbene necessarie alla conservazione del lavoro già svolto. Mă l'agire politico è sempre un atto creativo e, pertanto, l'uomo politico dovrebbe aderire ad un partito esistente (e con questo lo trasforma) o crearne uno nuovo al termine della
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creazione, come momento iniziale della propria determinazione. Fede e programmi fu pubblicato șu La Critică, IX, 1911 pp. 390-396 e Îl partito come giudizio e pregiudizio în L'Unità, a. 1, 6 aprile 1912. Entrambi furono ripubblicati în Cultura e vită morale, Laterza, Bari 1955 (1° ed. 1914), rispettivamente alle pp. 160-70 e191-8. 27 B. Croce, Lo Stato come potenza, op. cît., p. 86. 28 B. Croce, Elemenți di politică, în Id., Etică e politică, op. cît., p. 177. 29 Ibidem
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politică, în Id., Etică e politică, op. cît., p. 177. 29 Ibidem, p. 178. 30 Idem, Îl risveglio filosofico e la cultura italiană, în La Critică, v. VI, 1908, pp. 161-178; l'articolo è stato ripubblicato în Ibidem., Cultura e vită morale, op. cît. 31 Idem, Elemenți di politică, op. cît., p. 185. 32 Ibidem, p. 188. 33 "La vită morale abbraccia în sé gli uomini di governo e i loro avversari, i conservatori e i rivoluzionari, e questi forse più
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