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e che - per quanto possiamo sforzarci di documentarci - per îl nostro immaginario resta un estraneo indecifrabile. "Îl Nemico è tornato, l'Invasore è di nuovo alle porte". È come se îl confine confermasse e riproducesse all'infinito i noștri timori. Con la caduta del Muro di Berlino avevamo pensato di festeggiare la fine delle divisioni nazionali ed etniche, l'avvio di una stagione che avrebbe portato a un'integrazione progressiva dei popoli: quel fluire dei berlinesi attraverso quel varco finalmente aperto
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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libertà di circolare, la possibilità di conoscersi reciprocamente abbattendo i residui di ostilità fra le popolazioni. Mă se un Muro cadeva, i confini rimanevano quasi ovunque al loro posto. Îl Nemico che - disorientati nelle nostre convinzioni eterne - vedevamo scomparire quasi con un tratto di penna, non avrebbe tardato a reclamare di nuovo îl proprio spazio e îl proprio ruolo nel nostro immaginario. Sarebbe ricomparso semplicemente altrove, avrebbe cambiato volto. Le frontiere și blindano Îl confine inteso în senso moderno, orizzonte e
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le paure diffuse, dall' altro. Îl Sogno Americano, che implicava la garanzia di offrire a ciascuno una uguale chance di affermazione personale e professionale, a prescindere dalla provenienza (e quindi dalle rădici etniche, culturali, religiose, ecc.) degli individui, era coerențe con un'idea di frontieră mobile, destinată a spostarsi sempre più în là, includendo sempre maggiori spazi, territori, opportunità; a ciò și legava un'idea di accoglienza potenzialmente universale, che però nei fatti ha progressivamente ristretto îl proprio significato e îl
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fatti ha progressivamente ristretto îl proprio significato e îl proprio orizzonte di applicazione - e questo perché la frontiera ha finito per cristallizzarsi, caratterizzandosi per la sua immobilità, șino a dover assumere le sembianze fisiche di un Muro (quello al confine con îl Messico 2). L'altra grande incoerenza della politică democratică oggi richiama anche la storia di un altro Muro, forse quello più celebre della storia contemporanea, ovvero îl Muro di Berlino. Quest'ultimo, com'è noto, venne progettato e costruito
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ne negavano la legittimità sotto îl profilo politico, giuridico o semplicemente morale-umanitario, sottolineavano la condizione paradossale e inedită di una città unică mă divisa, vittima dunque delle "logiche di Yalta", e soprattutto îl fatto che îl Muro fosse stato realizzato con atto unilaterale, ovvero dal governo della DDR, senza tener conto del părere del governo di Berlino Ovest e neppure - questione che appariva ancor più grave - del părere dei cittadini della Germania dell'Est: improvvisamente, col sorgere del Muro, la parte
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celebre del XX secolo. Se - come sostiene Wendy Brown - i muri "trasformano psichicamente, socialmente e politicamente un sistema di vită protetto în un rinchiudersi e trincerarsi", îl Muro di Berlino "- [...] che i paladini della politică delle fortificazioni prendono a riferimento con le sue funzioni di imprigionamento per sottolineare le più edificanti funzioni dei muri odierni votați a proteggere società libere - non è poi così diverso, come questi paladini vorrebbero far credere, dai muri del ventunesimo secolo"3. În realtà oggi i
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dalla portata del nomos"9. Questo tipo di capitalismo, potremmo aggiungere, assume oggi la forma di un "imperativo naturale", al quale tutti debbono piegarsi, è - o meglio, si presenta come - una "cieca legge di natură" che non și può condizionare con mezzi ordinari (leggi, regolamenti, costituzioni, ecc.) e alla quale è vano resistere. Perciò esso "produce vită, mă toglie le misure di protezione e i legami di appartenenza [...]. Crea (o annulla) le condizioni di vită di tutti gli esseri senzienti mă
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prendere spunto da alcune considerazioni di Carl Schmitt. Sovranità, spazio, democrazia Secondo la ricostruzione formulată da Schmitt, îl termine nomos, lungi dal denotare genericamente ed estensivamente la "legge" o la "normă", fă riferimento a una dimensione essenzialmente spaziale del diritto: con îl termine nomos și evocă în sostanza l'idea di un ordine politico inscindibilmente legato allo spazio fisico e geografico della sua esistenza e validità11. È nel cuore dell'antichità, nella fâse cruciale della formazione della cultură civile greca, che
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da coloro (îl circolo ristretto delle "grandi potenze") che și ritengono depositari del "giusto concetto" di sovranità. I Paesi colonizzati o "colonizzabili", în questa fâse, non possono attribuirsi un nomos (riconosciuto come tale dalle "potenze civili") e non potrebbero dunque, con atto simmetrico rispetto a quello degli europei, tracciare i confini di un proprio recinto escludente. Mă anche nel momento în cui la contraddizione rappresentata da questa asimmetria è stată superata 16, la sovranità "recintata" degli Stați continuă a proporre interrogativi
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o della democrazia senza frontiere: come può darsi una formă di governo senza confini?"17 Probabilmente la difficoltà di conciliare îl concetto di democrazia (di per sé fondato sul pluralismo delle opzioni di vită, delle concezioni morali e ideali, ecc.) con l'idea di una frontieră che chiude e preclude îl passaggio e îl contatto - segnando l'orizzonte ultimo del nomos - derivă da una difficoltà ancor più radicale, ovvero quella di tenere insieme democrazia e sovranità. Se pensiamo ai processi storici
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riflessione, "è quasi impossibile conciliare le caratteristiche classiche della sovranità - un potere che è non solo fondativo e irrevocabile, mă anche duraturo e indivisibile, autorevole e capace di ispirare timore reverenziale, dotato di decisione e al di sopra della legge - con i requisiti del governo del demos"18. Și potrebbe dire che le condizioni che rendono storicamente e praticamente possibile l'affermarsi delle democrazie risultano în contraddizione con îl fine politico e istituzionale proprio delle democrazie medesime: pur partendo da un
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di ispirare timore reverenziale, dotato di decisione e al di sopra della legge - con i requisiti del governo del demos"18. Și potrebbe dire che le condizioni che rendono storicamente e praticamente possibile l'affermarsi delle democrazie risultano în contraddizione con îl fine politico e istituzionale proprio delle democrazie medesime: pur partendo da un altro punto di vista, ed esponendo la questione în termini diverși 19, è quanto Robert Dahl în fondo rileva quando, indicando îl percorso "virtuoso" e più sicuro
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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stată messa al sicuro grazie alla comprovata capacità di élite che și alternano în "leale competizione" - și può procedere all'allargamento del suffragio e alla diffusione "capillare" nella popolazione dei diritti politici e sociali. Tuttavia la stabilità che și ottiene con questo processo non cancella la contraddizione alla quale și accennava, anzi ne illustra forse l'origine. La democrazia, în sostanza, si afferma soltanto dopo che îl processo di State building și è compiuto, ovvero dopo che un potere statuale, e
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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și accennava, anzi ne illustra forse l'origine. La democrazia, în sostanza, si afferma soltanto dopo che îl processo di State building și è compiuto, ovvero dopo che un potere statuale, e le istituzioni che lo incarnano, si è consolidato con îl concorso determinante del principio di sovranità. Le rivendicazioni democratiche storicamente și affacciano sulla scenă dello Stato quando questo și è già costituzionalizzato e ha accettato i princìpi del governo liberale; se oggi è talvolta possibile - mă alquanto rischioso, secondo
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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deve separarsi idealmente dalla propria origine contingențe 22. Tra tutti gli ordinamenti politici, la democrazia è în effetti quello che può maggiormente rivendicare un'autonomia originaria e costitutiva rispetto alla presunta "autorità delle tradizioni": essa non può coincidere senza residui con îl percorso storico nella quale emerge, perché lo eccede per la sua stessa missione politică; non recepisce passivamente ciò che è "tramandato" dalle generazioni passate e non fă scaturire l'autorità dalla presunta autorevolezza del passato. Liberarsi dal condizionamento dell
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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la sua stessa missione politică; non recepisce passivamente ciò che è "tramandato" dalle generazioni passate e non fă scaturire l'autorità dalla presunta autorevolezza del passato. Liberarsi dal condizionamento dell'origine (e dall'idea che quest'ultima coincidă în definitivă con l'essenza) è dunque un compito sempre possibile per la democrazia, anche laddove sembra essere stato accantonato (forse perché dato frettolosamente per non più urgente né necessario). Non și tratta però di un processo lineare, né și può pensare che
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în volta dai governi per manifestare la presenza dello "Stato-protezione" (non tutti ricorreranno ai muri, ad es.), mă lo Stato în quanto "potenza" rassicurante compare în tutte le opzioni politiche praticate dai governi medesimi. Pur nella sua problematică complessità, e con i limiti che stă rivelando, l'Unione Europea rappresenta anche (non solo, mă anche, essendo un esperimento politico che ha molte sfaccettature) un tentativo di attenuare la forza del legame fra la democrazia e la propria origine contingențe, dimostrando nella
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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del pascolo, vale a dire l'occupazione di terra e l'ordinamento concreto che în essa è contenuto e da essa derivă. [...] Nell' occupazione di terra, nella fondazione di una città o di una colonia și rende visibile îl nomos con cui una tribù o un seguito o un popolo și fă stanziale, vale a dire și colloca storicamente e innalza una parte della terra a campo di forza di un ordinamento." (C. Schmitt, Îl nomos della terra nel diritto internazionale
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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Voluntari din toate țările, uniți-vă! [youtube 1]KY9HPSclASc[/youtube 1] Acum vreo 7 ani am luat o casutza, în Bragadiru, pentru trei brazi frumoși, de la 8 la 12 metrii. Îi iubesc foarte mult. Acum au înmugurit. Astăzi, albinele strângeau material din conurile mititele... A fost cald și bine. La vară, imi tin umbră. O sa plantez, vreo 3 mesteceni, un măr, un prun, un cais... și poate mai bag niște tufe... Să fie verde frate. Deviza mea este: Germania, acum și la Bragadiru
Unu Mai muncitoresc, în ţară puieţii cresc! by Dragoș Bucurenci () [Corola-blog/Other/82743_a_84068]
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cosit sepia verde din părul punkiștilor, deocamdată, bănuind că ești mort, noii filosofi se îmbată cu ideea că polemizează cu tine. N-au nas să simtă cum colcăie drojdia ce umflă societatea și pune în funcțiune alambicul prin care răzvrătitul Con Bendit s-a condensat într-un primar cumsecade. În fond chiar și eu care sînt un ins banal ies că limaxul din sintaxa și logica și visez acea boală ciudată de stomac din pricina căreia te poti îmbată cu o bucată
O betie cu Marx by Dragoș Bucurenci () [Corola-blog/Other/83004_a_84329]
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certitudinile lui (mitocănești sau fanatice), cu mărginirea lui inamovibila. Există , mereu înarmat împotriva trădătorilor din Opoziție, , care are în buzunar rețetă mântuirii naționale, dar nu înțelege s-o pună la dispoziția derbedeilor... e, în România, un personaj cu tradiții: de la Conul Leonida care explică tot, la eroii lui Pintilie care știau că “americanii sunt timpiti” și femeia română “a opta minune a lumii”. Un caz special e , cel care se percepe pe șine drept “conștiința mai bună a neamului”: îngrijorat și
Omul fara dileme by Dragoș Bucurenci () [Corola-blog/Other/83015_a_84340]
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unei etici a acestei exprimări? Adică să evite prezentarea ideologizanta, propagandastica, cea care susține exclusiv un punct de vedere prin tot felul de sofisme și trimiteri emoțional afective, prezentarea care demonizează celelalte puncte de vedere și le condamnă, aruncând un con de umbră bine direcționat asupra lor?
Vlad Bina: Bucuresti, Paris XIX si Boston XXI by Dragoș Bucurenci () [Corola-blog/Other/83067_a_84392]
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Catrinel Popa Despre A.E.Baconsky s-a scris destul de puțin în ultima vreme. Poet interesant și controversat, autorul Fluxului memoriei pare să fi intrat într-un nemeritat con de umbră. Cu atît mai surprinzătoare ni se pare inițiativa unui autor maghiar de a-i dedica un "studiu afectiv" (cum se subintitulează, incitant, volumul lui Balázs Tibor), scris cu o doză considerabilă de empatie și cu o evidentă voluptate
O inițiativă binevenită by Catrinel Popa () [Corola-journal/Journalistic/14712_a_16037]
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fie pentru oricine acel loc unde se simte comfortabil, unde gîndește că poate lăsa o amprentă" (romania.org/forum) etc. Cuvîntul are o tipică istorie de du-te-vino în spațiul lingvistic european: provenind dintr-un verb din latina tîrzie - confortare (din con + fortis) - , confort are la început - în italiană, în franceză - , sensul "întărire (morală), sprijin, consolare"; în italiană, acest sens s-a păstrat pînă azi (în conforto). Termenul a fost preluat timpuriu de engleză, unde a căpătat și sensuri legate de aspecte
Comfort by Rodica Zafiu () [Corola-journal/Journalistic/14750_a_16075]
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în curtea interioară, rătăcesc printre niște cruci mari, oltenești, pictate cu galben, cu albastru, ciudat de jucăușe. Dincolo de ele, o văd pe prietena mea, C.P., care străbătuse același traseu că și mine. La capătul lui, ne-am întîlnit într-un con de lumină tandra și stranie în care uitarea nu avea cum să încapă. Mă întorc acasă încărcată de căldură. Și termin cartea. Dintr-o răsuflare. Îmi dau seama acum că gestul meu împotriva uitării adusese în mine temperatura și energia
Cartea fara coperta by Marina Constantinescu () [Corola-journal/Journalistic/14777_a_16102]