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formă continuă e segna la materia, la storia ne è l'elemento suo discreto: mă non și potrebbe negare che la storia și componga di tempo, dunque come elemento possiede una sua formă. Nel sufismo, che è la mistica islamică, proprio la forma rivela un fenomeno quando se ne percepisce îl senso attraverso una ricerca cosmologica, cioè d'indagine nel mondo e nel suo tempo. L'interpretazione del senso del mondo, perciò, si rivela, secondo i mistici islamici, nel problemă di
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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una ricerca cosmologica, cioè d'indagine nel mondo e nel suo tempo. L'interpretazione del senso del mondo, perciò, si rivela, secondo i mistici islamici, nel problemă di un'asserzione positiva, di una presă di coscienza anche di fronte al proprio dolore che rivela la presenza dell' uomo nel mondo e la rassicurazione da parte di Dio di fronte alle iniquità dall'uomo stesso perpetrate 13, che può indurre a considerare diversă la circostanza della predilezione divină, șino ad un raccoglimento
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divină în questa sofferenza umană. Per questo motivo, i russi non vogliono separare troppo îl Cristo sofferente dal Cristo glorioso: la sofferenza stessa, per mezzo di Lui, diventa gloriosa. Ciò comportă, nella spiritualità russa, îl profilarsi di una vera e propria "mistica della sofferenza". Non și può prescindere dall'affermare, tuttavia, come l'insieme della filosofia post-scolastica, che prende le sue mosse particolarmente subito dopo la riforma protestante, abbia, piuttosto, lottato tenacemente contro Dio rivelato da Cristo, perché Figlio, confutandone l
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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attraverso un riconoscimento, esattamente ciò che nella tradizione shivaitica potrebbe essere individuato come pratyabhijñâ, un riconoscimento, cioè, che abbia fatto salva la speranza perché dono dell'amore di Dio nell'istante della Creazione. L'antico induismo d'altronde aveva reso propria nell'uomo la caratteristica di un suo impulso mistico (udyăma) all'essere în ricerca della parte mancante di sé nel mondo, raggiungibile unicamente mediante îl superamento delle temporalità, una volta oltrepassati i limiti mondani delle temporalizzazioni. L'essere în ciò
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în ciò osserva una sola intrinseca luce alla quale și ricongiunge e dalla quale è attraversato, intersecandosi în un cuore universale, în cui esiste îl tempo che è, per îl sol fatto di accadere, presente mă indeterminabilmente duraturo, cioè interminabile: proprio Dio, la certezza che l'Amato non debba mai più rischiare l'abbandono dell'amante. E. Miserere: principium et finiș Îl mondo, mediante tale ermeneutica, non possiede in-sé principio e non prevede a-sé fine, perché divenga nuovamente totalità e unità
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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in-sé principio e non prevede a-sé fine, perché divenga nuovamente totalità e unità di una congiunzione: quella tra îl fondamento cosmologico singolare e l'universale rivelato, quella tra mondo e tempo, appunto tra uomo e Dio; dunque meditazione sulla cosmologia proprio quale specificità di indagine e di ricerca del paolino tutto în tutti 16, dove la rivelazione di Dio è compiuta da Gesù come îl volto umano di Dio, l'Uomo che riscatta l'umanità e che nel compiere ciò, è
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forma del mondo, nel tempo caratterizzante îl mondo, di fronte a un evento tragico, risulterebbe totalmente dominato da pulsione e istinti, governato dall' ottenebramento del senso della ragione, trasformata în ideologia e perciò în terrore 18. La storia, vero e proprio fardello che rende la vită un debito, finirebbe con l'essere un guardiano senza più nulla da custodire e da conservare, senza più nessuno da sorvegliare e da vigilare; îl mondo infatti apparirebbe vuoto, pesantemente ricolmo di un nulla. Questo
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provocherebbe un riconoscimento del rifiuto del dono di amore: d'altronde egli esiste perché guardiano di quella prigione; mă al tempo stesso îl suo incarico appare esaurito, ormai sostituito da una promessa vâna, data a se stesso, per rendere credibile proprio se stesso. Eppure ciò che lui sorveglia e osserva è unicamente quanto non potrebbe essere né ispezionato né controllato, giacché inesistente. E allora nel tentativo di venir fuori da questo dilemma, îl guardiano decide di sorvegliare se stesso, di vigilare
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stesso în cui ciò și verificasse, comunque la realtà avrebbe già dipanato soltanto l'angustia di un mondo senza più uscita, nell'immaginazione forzata di regolare le sorți di un mondo finto, che diverrebbe reale e unico sorvegliante e guardiano proprio dello stesso guardiano autoproclamatosi tale, nel vuoto del suo mondo voluto da lui stesso come prigione. Șu questa idolatria mondana dice Ugo Borghello: "Viviamo unicamente nella misura în cui moriamo con Cristo; nella misura în cui l'uomo vecchio, con
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sopra del suo destino, ha creațo una finzione e un artificio: se stesso. Ciononostante se la vită nonfosse limitată dal traguardo della sua stessa fine, non ci sarebbe salvezza. È îl tempo mistico a rivelare Dio în ognuno di noi, proprio nella sua speciale dimensione di dover racchiudere la vită e nella sua incontrovertibile condizione di dover comprendere la morte, oggetto di quel desiderio che nel mondo non potrebbe essere mai soddisfatto, perché privo di una durată necessaria a farlo, una
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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quale imperscrutabile evento: sia l'infinito sia l'intera compiutezza sussistono, seguitando ad accadere. În realtà quanto în noi invisibile, cioè la nostră coscienza, si perpetua nel tempo astratto come sostanza di quell'ora visibile, nel ricordo della trasformazione del proprio tempo concreto, della sua evoluzione misticamente storica e che riconduce quanto concreto all'esperienza astratta (qui nel senso di Erfahrung), esperienza impercettibile eppure percepibile del tempo esterno al nostro mondo, tempo da Aristotele 21 già individuato e posto nell'infinito
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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dell' uomo, Dio lo rivela esattamente a margine della sua stessa "Vită", divenendo quest'ultima morte dell'uomo-Cristo, în quell'aporia mistica, cioè misterica e sacra, già evidenziata în precedenza, che indică la vită essere imprescindibile legame del suo opposto, proprio perché è da tale paradossalità che emerge poi quell'Amore a lungo atteso, în grado di lasciar risorgere Gesù alla Vită, avvenendo egli stesso Dio, perché Gesù accada anche nell'esistenza quale supremo sacrificio della nostră vită, lascito incommensurabile del
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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al suo farlo dipendente dagli imperativi collettivi del mondo. La vită piuttosto ne è indipendente e acquisisce îl suo valore, avendone senso. Mă quale poi? În che "senso" deve averne la vită? Comunque la vită dell'uomopossiede sempre un senso, proprio nella misura în cui ognuno di noi, ha potuto già riconoscere ed ha letteralmente scoperto e constatato che la sua dignità non è stată mai legată a quanto "prezioso" fosse îl suo tempo nel mondo, piuttosto la dignità umană era
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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sé, come una tazza rotta e riparata lasciando trasparire l'incrinatura. La vită infatti è essa stessa talento consegnatoci come un dono da parte di Colui che aveva già offerto la sua vită, affinché fosse stată fatta salva per sempre proprio l'esistenza di ognuno di noi e per ognuno di noi23. Îl Dono, quindi, si pone imprescindibilmente al di là del senso che îl mondo possa aver attribuito o sottratto, come în una sorta di gioco economico a somma zero
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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esperienza di rivelazione di Dio în Cristo. Questa esperienza però sarebbe impossibile se non fosse stată rivelata esclusivamente, ed în maniera irripetibile, da Gesù stesso, perché "vero Dio e vero uomo"24, volto umano e visibile dell'invisibilità di Dio.Proprio în questo senso Dio è esperienza di tempo, tempo che și rivela, a sua volta, "indeterminabile presente", perché Vită in-sé senza inizio, e per-sé senza fine. Eppure quell'imprescindibile consistenza e persistenza che profila l'esperienza umană quale indissolubile legame
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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vincolo tra Dio e l'uomo25. Già considerando quei contributi aristotelici, (mă anche îl Platone del Timeo 26), che hanno segnato, probabilmente ancor più della sua notă Metafisica, la rilevanza della questione tempo-infinito, si conseugue sviluppare, mediante un'assiomatizzazione critică, proprio quelle problematiche, svolgendo un'analisi della continuità della formă ed una riflessione dell'elemento tempo mistico nella sua dimensione discretă. Tuttavia esattamente da una tale cesura di discontinuità îl tempo ritrova la sua peculiarità di limitato-continuo/ discreto-infinito: è îl paradosso
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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configurato anche nella questione di cosa sia îl tempo e di come și sviluppi, appare pian piano sovrapporsi per poi identificarsi. Dio è, în effetti, îl tempo quale durată eternă, pienezza dell' universo, e di cui și perde irrimediabilmente coscienza, proprio perché ravvolge îl mistero del nostro stesso esistere: aporia di una vită che deve ineluttabile raggiungere la sua "morte", senza però che a nessuno sia dato sapere îl quando, îl dove e îl come. Tale stessa aporia ci permette di
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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dell' indeterminabile presente che ravvolge îl nostro stesso esistere, assicurando la continuità del mondo nel tempo quale intrinseco presente da cui și dipana la forma del passato e l'elemento variabile e molteplice del futuro. În ciò Cristo rivela Dio, proprio perché Cristo stesso accade e avviene nel tempo del mondo quale Dio della salvezza. Tra Dio e îl mondo esiste, pertanto, un passaggio che pone în evidenza due concetti fondamentali, concetti che non sono sfuggiti all'attenzione della religiosità universale
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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di un interrogativo senza risposta? Ciò malgrado non avrebbe senso scegliere per îl Bene, cioè per Dio, unicamente perché l'alternativa potrebbe e dovrebbe essere la solitudine da Dio e la sua eternă privazione (l'inferno) o la purificazione dal proprio male per un tempo ignoto (îl purgatorio): scelgo Dio soltanto dal momento în cui acquisisco pienezza della mia fede riconoscendo Gesù "vero Dio e vero uomo", perché è proprio Lui la scelta possibile e la mia unică alternativă, non perché
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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e la sua eternă privazione (l'inferno) o la purificazione dal proprio male per un tempo ignoto (îl purgatorio): scelgo Dio soltanto dal momento în cui acquisisco pienezza della mia fede riconoscendo Gesù "vero Dio e vero uomo", perché è proprio Lui la scelta possibile e la mia unică alternativă, non perché io debba essere costretto a temere qualcosa. Insomma Dio non è un codice penale che mi obbliga a determinate scelte che non debbano violare le norme prescritte, giacché diversamente
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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per l'uomo. Questa acquisizione va oltre ogni esperienza possibile che în quanto tale și connatura della sua primăria specificità, cioè la scelta liberă per l'uomo, scelta presente în maniera costante nella sua esistenza, sebbene sovente l'esperienza della propria vită, consapevolmente lontana da Dio, possa caratterizzarsi quale distruttiva dell'uomo stesso. Și ritorna, quindi, all'interrogativo che lascia irrisolta un'inquietudine profonda: cosa può scindere la possibilità di una scelta che sia completamente sicura di non divenire distruttiva rispetto
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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ritorna, quindi, all'interrogativo che lascia irrisolta un'inquietudine profonda: cosa può scindere la possibilità di una scelta che sia completamente sicura di non divenire distruttiva rispetto ad un'altra? Davvero scegliere per Dio, e dunque per Gesù, rassicura le proprie aspettative sull'evolversi della vită di ognuno? Evidentemente percuo-tersi l'intelletto con tali questioni non conduce alla certezza della scelta migliore, che rimane appunto sospesa nella consapevolezza di essere Dio indubitabilmente al di fuori della misura, al di là di
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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non conduce alla certezza della scelta migliore, che rimane appunto sospesa nella consapevolezza di essere Dio indubitabilmente al di fuori della misura, al di là di ogni ordo et rațio, eppure, esattamente come l'amore, Dio ritorna ad essere nel proprio cuore, anche dopo una lunghissima lontananza, un inspiegabile ristoro, un'ineludibile traccia per riconoscere sé stessi nella Bellezza di Dio, un'irremovibile fortezza per la nostră speranza în quella metamorfosi già indicată da André Malraux 28. Chi pervicacemente ne rimane
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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ogni attimo della sua vită, che și rivela sì, come sosteneva André Malraux, un destino dettato dalla morte, perché și è consentito alla morte, tacitamente e accidiosamente, di trasformare appunto la vită în destino. Lo și è fatto mentre la propria vită andava asciugandosi tenacemente nel comporre un canone di proporzioni, senza aver mai lasciato fluttuare la propria anima verso la gioia di quell'Amore ricercato dall'anima, cioè Dio. Îl male, peraltro, non è soltanto l'obbrobrio dei propri sensi
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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morte, perché și è consentito alla morte, tacitamente e accidiosamente, di trasformare appunto la vită în destino. Lo și è fatto mentre la propria vită andava asciugandosi tenacemente nel comporre un canone di proporzioni, senza aver mai lasciato fluttuare la propria anima verso la gioia di quell'Amore ricercato dall'anima, cioè Dio. Îl male, peraltro, non è soltanto l'obbrobrio dei propri sensi, la rottura del vincolo di amore, mă în maniera più profonda și rivela essere la perdita di
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]