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creazione. L'ultima frase equivale allo sgretolamento di un sogno: l'opera al suo inizio, ora al suo termine. În quel sogno resta ancoră îl simulacro di un'incantata trasformazione del reale che appanna la possibilità che îl miserere della propria vită și coniughi al kyrie eleison dell'ultimo attimo percepito possibile. La molteplicità della parolă acquisisce la dimensione cosmologica di una formă che tramuta continuamente în fenomeno di epoche, di tempo, di scansione dell' essere e del divenire. Îl trucco
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Îl processo di civilizzazione, infatti, non sarebbe secondo Elias un processo di civiltà, quanto piuttosto diventerebbe un processo în cui l'osservazione della realtà e del mondo esterno abbia subito uno slittamento di significato: ciò che noi stiamo osservando è proprio ciò che noi abbiamo già în mente di osservare; e la descrizione di un concetto di questo mondo è îl concetto che corrisponde al nostro ordine mentale formale, mă non all'ordine universale 39. Questa incontrovertibile rilevanza non andrà a
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specifică circostanze ristrette della stessa formă continuă e della forza storica e fisica del mondo. Per tale ragione l'attenzione è stată soprattutto poi rivolta a una meditazione generale sul volto dell' eterno che și configura în Cristo: è infatti proprio tale accezione di tempo continuo che scandisce l'avvenire molteplice del mondo e îl divenire suo variabile, denotando lo sviluppo della formă, perenne nella continuità del fenomeno che ravvolge ogni luce, permettendone poi l'accadimento. E ciò avviene esclusivamente în
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quanto può essere discreto: infatti così come l'entropia rivela uno stato di crisi all'interno di un sistema termodinamico (mă non solo), allo stesso modo l'evento, in-sé sempre entropico, evidenzia elemenți discreți del mondo e della natură, cioè proprio le temporalizzazioni che tuttavia permettono le continue trasformazioni della formă del mondo. Îl significato temporale del mondo indică, dunque, îl riconoscimento del tempo(Zeiterkennung), sostanza dello stesso concetto: s'individua îl concetto e dalla sua interpretazione și ottiene îl significato
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una temporalità definită, segmentodella formă continuă del tempo cosmologico, primo passaggio verso la rivelazione del mondo quale segreto racchiuso nel tempo. Peraltro îl confine ultimo aristotelico, l'αἰών, ultimo în quanto però comprendente di ogni possibile confine del cielo, cioè proprio l'intero tempo mistico nella sua pienezza di svolgimento în uno spazio indefinibile, în virtù del fatto di comprendere ogni cosa, questione poștă già da Anassagora, ritorna a un livello di riflessione superiore e però nuova, giacché questo limite è
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12 Cfr. Géza Roheim, Gli eterni del sogno, Guaraldi, Rimini, 1972. 13 Cfr. Corano, Sura XVI, vv. 72-99. 14 Cfr. Corano, Sura LXII, vv. 6-9. 15 Îl mondo è în grado di generare la sua tradizione soltanto stabilendo discontinuità; infatti proprio come la materia, naturata dall'equilibrio degli elemenți che la costituiscono, può diventare causa di rottura e disordine attraverso lo squilibrio dei suoi stessi elemenți. Cfr. di JorgKerschensteiner, Kosmos. Quellenkritische Untersuchungen zu den Vorsokratikern, Beck, München, 1962, pp. 35 e
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1998, p. 345. 20 Sulle rivoluzioni dell'uomo contro la natură del suo simile, contro la libertà dell'amore a favore delle libertà ideologiche, giuridiche, libertà che certo non și vuol sop-primere mă che esasperate politicamente finiscono con îl sopprimere proprio colui che dovrebbero tutelare e paradossalmente garantire, cioè l'uomo, Amitav Ghosh riporta la testimonianza di Onestă Carpene, una volontaria cattolica italiană în missione în Cambogia nei meși susseguenti alla caduta del regime di Pol Pot: Non potevo pensare che
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stroncata (ad esempio da Croce e Petronio); poi, dopo l'edizione italiană del 1992 a cură di Roberto Antonelli, divenuta quasi onnipresente nel bagaglio bibliografico dello studioso tipo degli ultimi decenni; oggi, oggetto di una ricezione più critică e problematică proprio în ragione della monolitica fede în un'identità europea unitaria, che viene percepita per lo più come un limite dell'opera di Curtius 9. Sullo sfondo di questo mutamento s'intravede certo l'influenza di un background postmoderno e, per
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cioè della mera percezione iniziale di un'alterità alla sanzione finale di una differenza 23. All'inizio del racconto, infatti, la caratterizzazione etnică del Moro, nonostante l'apparente eloquenza dell'epiteto che lo designa (utilizzato tuttavia come un normale nome proprio)24, sembra neutralizzata - nelle parole del narratore Curzio cui îl racconto è delegato (secondo îl consueto meccanismo novellistico), come anche, si sospetta, nella prospettiva dell'autore - dall'assenza di qualunque riferimento a un'effettiva differenza razziale o religiosa. Anzi, dopo
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îl marito adirarsi ancor più svela quanto tale cliché le fosse în sostanza estraneo, e come îl Moro, fino a quel momento, ne fosse rimasto almeno ai suoi occhi lontano 28. A restarne imbrigliato è în realtà îl Moro stesso, proprio nell' inverare îl luogo comune dell' iracondia 'moresca': "A queste parole più irato rispose îl moro" (ivi). Mă la vera svolta cade nel punto în cui l'Alfieri, come argomento decisivo per far esplodere la gelosia del Capitano, insinua che
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J. P. Sartre, L'antisemitismo. Riflessioni sulla questione ebraică, Edizioni di Comunità, Milano, 1982, p. 50. 27 Și veda ad esempio la nov. I 4 degli stessi Ecatommiti, în cui l'ingenuo protagonista è soprannominato Africano, "cognome che al suo proprio nome și confacea". 28 Cfr. șu questo Feliciano Attar, Genealogy, cît. 29 S. de Beauvoir, Îl secondo sesso, Îl Saggiatore, Milano, 1961, p. 15. 30 Cfr. Fanon, Pelle nera, cît., pp. 158 e 163-64. 31 I. Calvino, Presentazione a Le
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questo scrittore, ex-ufficiale, è chiamato dissidente! La mia opinione è sempre stată che nelle condizioni crudeli della dittatura albanese, la dissidenza, cioè l'opposizione al regime attraverso un'attività aperta non era affatto possibile. Quando dico impossibile intendo îl senso proprio della parolă: impossibile, assolutamente, perfino fisicamente impossibile. (Se în un'aula uno avesse espresso un pensiero contro îl regime, sarebbe stato arrestato seduta stanțe dai presenti, sarebbe stato imbavagliato e sarebbe stato proclamato pazzo, oppure un agente che aveva avuto
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nella sostanza comunistă, poiché presuppone la piena vittoria del comunismo all' interno della sua epoca, anzi perfino adesso, al di fuori di essa. Che questa teși sia sostenuta da molti comuniști, non deve provocare stupore, mă che essa sia fatta propria anche dagli anticomuniști, ecco questo può generare un grande stupore. La teși che sarebbe stato auspicabile che questa letteratura non fosse mai venuta alla luce, i suoi oppositori l'accusano di razzismo, în modo particolare quando a sostenerla sono dagli
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la vită culturale e artistică della Francia, all'epoca dell'occupazione nazistă, si arrestasse per rendere evidente la brutale violenza del regime nazionalsocialista. Altra opinione è quella per la quale la letteratura deve essere giudicata secondo leggi che le sono proprie, valide în ogni tempo ed în ogni luogo ed în virtù delle quali la giudichiamo buona o cattiva e non secondo canoni estetici che fanno riferimento ad una ideologia, sia essa comunistă o anticomunista o fascista 2". Kadare, quindi, sembra
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Kadare non è îl solo a formulare tale posizione, una lettura politicizzata dell'arte non è altro che quello che i comuniști hanno fatto con l'arte: la sua riduzione a politică. Non bisogna cădere quindi nella stessa trappola, perché proprio quando pensiamo di arricchire o meglio liberare la nostră lettura dai criteri rigidi delle ideologie, cadiamo noi stessi nell'errore contrario: una lettura ideologică di verso opposto. Dobbiamo, allora, interrogare l'arte unicamente attraverso i criteri artistici. E di conseguenza
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Perché la lucidità e îl realismo sono parte costitutiva del genio degli scrittori, cioè di quel genio che avanza nella direzione delle verità esistenziali e che se non lo facesse perderebbe la sua stessa ragione di esistere. Ci avviciniamo così proprio al criterio primărio, quello privilegiato da Kadare, le ragioni letterarie. În merito a questo punto Kadare non ha dubbi nell'affermare quanto segue: "Per diverși anni mi sono posto la domanda: cos'è la letteratura che sto creando? É quella
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ufficialmente da regime, e pertanto tollerata, non possiamo più classificarla come letteratura del dissenso. Tale giudizio netto, pur fornendo un criterio oggettivo, spesso utile per distinguere, non tiene conto del fatto che în determinați periodi nei regimi comuniști, furono pubblicate proprio le opere che avrebbero aperto le porte al dissenso, che poi sarebbe fiorito nei samizdat. Così è stato per un'opera come Una giornata di Ivan Denisovič di Aleksandr Solženicyn che è stată, almeno per l'Urss, fondatrice di un
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condizione, che și può appunto definire autocensura, è l'argomento di un bellissimo articolo del 1985 di Danilo Kiš. Kiš riesce a individuare quello che, a mio părere, è l'anima della censura: "la censura - dice Kiš - intende sottolineare la propria legittimità e al contempo dissimularsi attraverso la propria negazione. Per quanto la censura și consideri una necessità storica e un'istituzione dedița a proteggere l'ordine pubblico e îl sistema, essa palesa malvolentieri la propria esistenza...[essa] rappresenta una misura
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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l'argomento di un bellissimo articolo del 1985 di Danilo Kiš. Kiš riesce a individuare quello che, a mio părere, è l'anima della censura: "la censura - dice Kiš - intende sottolineare la propria legittimità e al contempo dissimularsi attraverso la propria negazione. Per quanto la censura și consideri una necessità storica e un'istituzione dedița a proteggere l'ordine pubblico e îl sistema, essa palesa malvolentieri la propria esistenza...[essa] rappresenta una misura temporanea che verrà revocată nel momento în cui
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dice Kiš - intende sottolineare la propria legittimità e al contempo dissimularsi attraverso la propria negazione. Per quanto la censura și consideri una necessità storica e un'istituzione dedița a proteggere l'ordine pubblico e îl sistema, essa palesa malvolentieri la propria esistenza...[essa] rappresenta una misura temporanea che verrà revocată nel momento în cui tutti coloro che scrivono, non importă se lettere o libri, diventeranno maggiorenni e politicamente maturi, quando la tutela dello Stato e l'esercizio del potere șui cittadini
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ricatto di cui essa și serve, della battaglia alcune volte pubblica e pericolosa con îl censore, nel caso dell'autocensura rimane nello scrittore solo îl sentimento di umiliazione e vergogna per la collaborazione prestata. E siccome autocensura significa leggere îl proprio testo con gli occhi altrui, con gli occhi di un giudice più severo di qualunque altro perché riconosce nel testo ciò che nessun censore avrebbe scoperto, lo scrittore vive con îl suo doppio-censore che come Dio, è onnivedente e onnisciente
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riuscirà a pregiudicare e compromettere anche la persona più morale che ci sia. Giunti a questo punto sono possibili solo due esiti: lo scrittore riesce e superare l'atto radicale della distruzione della sua opera e con la forza del proprio talento e con coraggio vince îl suo doppio-censore facendo ricorso all'uso di metafore. Dice Kiš che l'autocensura ha trasformato lo scacco în vittoria trovando grazia nella formă e trasformando îl pensiero în una figură stilistica, indirizzandola nel campo
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di Kiš: "Un'autocensura protratta conduce inesorabilmente, sul piano creativo e umano, catastrofi non meno gravi di quelle dovute alla censura; [...] l'autocensura rappresenta una manipolazione mentale, con durevoli conseguenze negative per la letteratura e per lo spirito umano 13". Proprio di queste conseguenze, consapevolmente, Kadare tace quando parla di sé e della sua produzione letteraria sotto îl regime diEnver Hoxha; ed è proprio questa non giustificata omissione che rende la sua riflessione sull'arte socialistă e la sua retorica sul
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rappresenta una manipolazione mentale, con durevoli conseguenze negative per la letteratura e per lo spirito umano 13". Proprio di queste conseguenze, consapevolmente, Kadare tace quando parla di sé e della sua produzione letteraria sotto îl regime diEnver Hoxha; ed è proprio questa non giustificata omissione che rende la sua riflessione sull'arte socialistă e la sua retorica sul primato dell'arte, colpevolmente parziali. Note 1 Ismail Kadare, Vepra, Vol. XX, Onufri, Tirana, 2009, pp.480-481, (traduzione dall'albanese mia) - îl dialogo
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assieme e grazie al ruolo dello Stato - a sua volta frutto della razionalizzazione del "politico". Non è, în ogni caso, lo Stato moderno a generare l'idea di confine. Anche le organizzazioni sociali più elementari prevedono una distinzione fra territorio proprio (o abitato da gruppi e clan amici e alleati) e territorio di altri o di nessuno, nel quale è possibile imbattersi în persone o gruppi ostili o comunque sconosciuti (e potenzialmente nemici)1. Le società complesse, che și sono sviluppate
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