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solo è "primordiale e gelatinosa", mă dove - dice qui Gramsci - sembra addirittura mâncare del tutto. Da qui la "statolatria", un atteggiamento fideistico, di identificazione con lo Stato, levă per colmare îl ritardo dovuto al fatto che la rivoluzione non è stato preceduto da alcun "illuminismo", da alcuna azione di costruzione egemonica. Mă se Gramsci comprende l'origine della "statolatria", e vede bene - în un'altra notă dello stesso Quaderno 8 - come "gli elemenți di superstruttura non possono che essere scarsi" în
Polis () [Corola-journal/Science/84978_a_85763]
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né teorizzata né accettata senza mettere în moto controspinte che portino presto a poterne fare a meno. Un programma che, come è noto, non fu seguito în Unione Sovietică. Gramsci nella sua cella di Turi ha soprattutto di fronte due Stați, due tipi di Stato: lo Stato fascista che lo tiene prigioniero, lo Stato sovietico nella cui causa egli și riconosce. La sua riflessione è certo intessuta di continui riferimenti all'esperienza storica di entrambi, così come egli riesce a comprenderla
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sovietico nella cui causa egli și riconosce. La sua riflessione è certo intessuta di continui riferimenti all'esperienza storica di entrambi, così come egli riesce a comprenderla. D'altra parte, Gramsci è tra i primi a cogliere come anche negli Stați liberal democratici vi siano nuovi e importanți fenomeni di "organizzazione delle masse", di regolamentazione anche coatta delle loro modalità di vită, di ricerca di un nuovo e forțe "conformismo" necessario per lo sviluppo della nuova produzione fordistă. Pur dunque con
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afraid of the labour moviment. În the beginning of first word war, Gentile was facsinated by intervenționist rethoric: on the contrary Croce criticize it. Keywords: Modernism, conservative, naționalism, word war, State. Nel 2010, nel carteggio del nazionalista Vittorio Cian, è stată pubblicata un'interessantissima lettera di Benedetto Croce, a seguito della commemorazione che l'interlocutore aveva dedicato a Umberto I. "Tu săi che le mie simpatie sono pei democratici" - scriveva îl filosofo nel 1900. "Tu puoi ben invocare un partito conservatore
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quella fu la fâse în cui Croce solidarizzò con i socialiști oggetto della stretta repressiva. Una parte significativa del liberalismo italiano, del resto, a differenza di due decenni dopo, si schierò în parte con i socialiști, tenendo în piedi lo stato di diritto. Nel mio successivo volume del 2002, ho voluto mettere în parallelo le posizioni del giovane Croce con quelle originarie di Giovanni Gentile. Facevo notare, în quella șede, che îl modernismo di Gentile appare attraversato da "opposte correnti" ed
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cui la società civile conservava un primato assiologico. Le prime divergenze politiche, anche se non esplicitate, non avvengono del resto con l'avvento del fascismo mă, parallelamente all'inizio dell'incrinatura filosofica, con la Grande Guerra. Gentile - che era sempre stato anti-nazionalista - aveva mostrato, nella fâse giovanile, qualche vicinanza all'irredentismo 5, quando invece Croce non ebbe mai alcun cedimento în quel senso. Per Croce l'irredentismo era impregnato di volontarismo politico. Gentile, all'opposto, sul patriottismo diventava radicale e rivoluzionario
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demone patriottico, îl fantasma della finiș italiae, spinse Croce a guardare con speranza al fascismo come tentativo di rinsaldare îl liberalismo italiano, per Gentile îl fascismo e îl liberalismo dovevano identificarsi. Se per Croce, infatti, l'eticità doveva interessare lo stato attraverso un elevamento della vită dei soggetti e una provvisoria stretta autoritaria avrebbe dovuto servire a creare le condizioni di tale processo; per Gentile era lo Stato stesso a dover diventare etico. Non a caso îl Manifesto degli intellettuali antifasciști
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schemă wittgensteiniano del Tractatus è ricalcato sulla cosiddetta Vero/falso notazione, una sorta di schemă a due soli input (vero e falso appunto) che sarebbe ingrato di dare conto, dal punto di vista logico, cioè della formă logică, di qualsiasi stato di cose, passato, presente e futuro. Questo estremo schematismo, quasi metafisico, di Wittgenstein viene contestato da Sraffa allo stesso modo în cui l'economista contesta îl carattere astratto e "povero" della teoria della domanda e dell'offerta di Marshall e
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del gesto napoletano del "chissenefrega" appare indefinibile per Wittgenstein alla luce del Tractatus. C'è bisogno di un di più di riflessione, di un repertorio più complesso che renda ragione della complessità del mondo e della correlazione attiva che gli stați di cose presentano al proprio interno. La nozione di contesto, così come individuata da J. Schulte a proposito del secondo Wittgenstein, quello delle Philosophische Untersuchungen, è esemplificativa del cambio di passo che îl filosofo compie probabilmente anche alla luce dei
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non solo di persona, mă neanche attraverso i propri scritti - ci impedisce di formulare una ipotesi di lettura unitaria di questi rapporti? Certamente, come în precedenza abbiamo segnalato, non esistono evidenze certe della chiusura di questo cerchio. Molto lavoro è stato fatto sul rapporto tra Sraffa e Wittgenstein ed ancor più șu quello con Gramsci, mă îl trăit d'union è sempre rimasto Sraffa. Mă sforziamoci di formulare un'ipotesi, seppur arbitraria, cioè che Sraffa și sia comportato con l'uno
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quale non și porrebbero neppure le condizioni per l'esistenza mera della formă di vită. Qui stiamo, tuttavia, ancoră analizzando îl problemă del linguaggio nella sua formă ordinaria, come koiné che consente la convivenza tra individui e non valutando lo stato e la natură della relazione tra individui. Mă, în secondo luogo, îl parlare è sempre un fatto politico, l'uso del linguaggio è l'uso della propria capacità di assumere responsabilità politiche. Dunque, la critică del linguaggio, che consiste essenzialmente
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5 Ibidem, p.1392. 6 Ibidem, pp.1392-1393. Bibliografie GRAMSCI Antonio, Quaderni del carcere, Edizione Einaudi, 2001. KRIPKE S., Wittgenstein on Rules and Private Language, Basil Blackwell Publishing, Oxford, 1982. WITTGENSTEIN L., Ricerche Filosofiche, Einaudi, Torino, 1967. Croce e lo stato (Croce and the State) Angelo CHIELLI Abstract. The essay analyzes the concept of State în the thought of Benedetto Croce. The author identifies three approaches: the State aș an activity, the power State and the ethical State. However, this distinction
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of Benedetto Croce. The author identifies three approaches: the State aș an activity, the power State and the ethical State. However, this distinction hâș only an analytic function, because în Croce the different concepts are closely related. Keywords: B. Croce, State aș an activity, power State, ethical State, Politics. Îl problemă dello Stato în Croce și presenta come una materia sommamente inquieta, oggetto di elaborazioni spesso motivate da urgenze sto-riche mă în cui è possibile rintracciare una certă continuità di argomentazioni
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dimensione, e risulta, pertanto, poco agevole un'opera di ricostruzione concettuale. Per questa ragione analizzeremo tre differenti approcci del filosofo al tema dello Stato precisando che la distinzione ha natură solo analitică perché essi sono tra loro strettamente interconnessi. Lo stato attivita' Nella Filosofia della pratica Croce fă un esplicito riferimento, nell'ambito della discussione riguardo la natură delle leggi ed în particolare nel criticare la distinzione, a suo părere fittizia în quanto empirica, tra leggi sociali e leggi giuridiche, allo
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sulla prima 11. Così Croce presume di aver fondato e garantito în modo definitivo, l'autonomia della politică dalle altre forme dello spirito, rendendo esplicito, una volta per tutte che "le lotte politiche non sono lotte morali, e che gli Stați în quanto lottano tra loro non sono individui etici mă individui economici" ed abbiamo pronta conferma di ciò osservando "non solo nella storia, mă nel vivo presente"12. Dopo aver ribadito, con scrupolo quasi ossessivo, la propria opinione nel saggio
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che non c'è îl Vero, mă îl pensiero che lo pensa, non îl Bene, mă la volontà morale, non îl Bello, mă l'attività poetica e artistică; e non già lo Stato, mă le azioni politiche"16. Îl termine "stato" può essere utilmente impiegato solo qualora lo intendessimo, în senso generale, come complesso di leggi, costumi ed istituzioni e, în un significato più ristretto, sistema di leggi costituzionali. În sintesi, Croce riduce lo Stato alla legge e quest'ultima, a
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e sua esecuzione rende del tutto superflua anche l'altra grande distinzione che nella prima trova la propria matrice esplicativa: quella tra Stato e governo . Îl tentativo di entificazione dello Stato subisce uno scacco definitivo: Croce ritiene che la parolă "stato" indichi, da un punto di vista logico, nient'altro che uno pseudoconcetto, una "rappresentazione generale" priva di quei caratteri di espressività, universalità e concretezza propri del concetto puro, unica vera realtà. Solo un nome, quindi, uno strumento operativo, un espediente
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al di sopra degli individui. Anche un altro caposaldo della filosofia politică modernă, la distinzione tra Stato e governo, viene meno, nella riflessione crociana, nel momento în cui entrambi rinviano all'esecuzione della legge e alla sottostante volizione-azione individuale. Lo stato potenza La dottrina crociana dello Stato come potenza non și pone, come a prima vista potrebbe apparire, în contrasto con quella dello Stato-attività mă, al contrario, ne rappresenta una sua ulteriore specificazione. Infatti, îl terreno solido șu cui Croce și
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Croce a considerare la vită dello Stato come continuă lotta per la propria esistenza e da qui l'insistenza sulla forza, o potenza, quale suo momento centrale. Questo "universale principio direttivo" - così Croce definisce questa dottrina - impone a tutti gli Stați la potenza ovvero "îl tendere di tutte le proprie forze per costringere gli altri alla stessa energia di vită în vantaggio dell'umanità, che solo col lavoro e con gli sforzi și salva dalla morte e dalla putredine"27. Nulla
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temperie degli anni di guerra - ove Croce aveva omesso di accostare al concetto di autorità a quello di libertà - lo Stato è considerato în un contesto che lo vede în lotta con altre entità statali e quindi îl rapporto tra Stați e individui è preso în considerazione unicamente attraverso îl criterio di in-clusione-esclusione e solo în quanto funzionale alla potenza dello Stato. Nello scritto del '24, invece, le mutate condizioni storiche riportano în primo piano îl problemă del rapporto giuridico e
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îl problemă del rapporto giuridico e politico tra individui e organismo statale, considerato come dimensione costitutiva dello Stato e, per questa ragione, în questo nuovo quadro storico e teorico, ritrova piena cittadinanza îl tema del consenso e della libertà. Lo stato etico A differenza dei precedenți nuclei tematici, îl concetto di Stato etico è preso în considerazione da Croce soprattutto perché gli consente da un lato di definire la propria posizione nei confronti di Hegel, dall'altro lato di ritornare e
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socievolezza degli uomini, vale a dire la loro tendenza ad unirsi în una società che tuttavia è congiunta ad una continuă resistenza la quale minaccia continuamente di sciogliere questa società. [...] L'uomo ha una inclinazione ad associarsi: poiché în tale stato sente în maggior misura se stesso în quanto uomo sente cioè lo sviluppo delle sue disposizioni naturali. Ha però anche una forțe tendenza ad isolarsi: perché trova în sé, allo stesso modo, la proprietà insocievole di voler condurre tutto secondo
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filosofia attualistica di Giovanni Gentile. 11 Quasi a chiusura del saggio, Croce definirà gli Stați come "forme necessarie nelle quali și muove la vită storica", essi "somigliano alle cosiddette forze della natură (realmente le forze della natură sono come gli Stați) che l'individuo etico dirige e attualizza mă non crea, e nel dirigerle spende tesori d'intelletto e di volontà e în ciò și mostră, pur nel servirle a esse superiore"; B. Croce, L'antieroicità degli Stați, în Id., Etică
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sono come gli Stați) che l'individuo etico dirige e attualizza mă non crea, e nel dirigerle spende tesori d'intelletto e di volontà e în ciò și mostră, pur nel servirle a esse superiore"; B. Croce, L'antieroicità degli Stați, în Id., Etică e politică, op. cît., p. 144. 12 Ibidem, p. 142. 13 "Stă bene che și pârli dello Stato e, nel parlarne, lo și metaforeggi quasi un'entità; mă în effetto, lo Stato non è altro che l
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a cui ci și riferiva. 21 Ibidem, p. 5. 22 Ibidem, p. 6. 23 "La guerra ha dimostrato, invece, che le lotte internazionali primeggiano pur sempre sulle sociali, e che attori della storia del mondo sono i popoli e gli Stați, e non le classi", ivi, p.111; nel settembre del 1917 (la citazione precedente è del maggio del 1916), nella Prefazione alla terza edizione de Materialismo storico ed economia marxistica, pubblicato presso l'editore Laterza di Bari, Croce scrive, ribadendo
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