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di quell'esperienza sensibile, mă intuito e percepito solo interiormente. La contemplazione della ricostruzione: îl kintsugi, estetică e misticismo zen În Giappone,ad esempio, un vasellame, prezioso o significativo che și rompe, passa attraverso la tecnica del kintsugi (letteralmente "ricomporre con oro") una tecnica di riparazione molto particolare, tramandata da tradizione zen, che nonmira a nascondere le linee di frattura dell'oggetto con un incollaggio perfetto e invisibile, piuttosto le stesse linee vengono rimarcate con una riparazione dettagliata: oro o argento
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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ad esempio, un vasellame, prezioso o significativo che și rompe, passa attraverso la tecnica del kintsugi (letteralmente "ricomporre con oro") una tecnica di riparazione molto particolare, tramandata da tradizione zen, che nonmira a nascondere le linee di frattura dell'oggetto con un incollaggio perfetto e invisibile, piuttosto le stesse linee vengono rimarcate con una riparazione dettagliata: oro o argento fuso risaltano le fratture, e și direbbe che le esaltino sottolineando îl motivo frastagliato della lesione, trasformando l'oggetto pertanto în una
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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la tecnica del kintsugi (letteralmente "ricomporre con oro") una tecnica di riparazione molto particolare, tramandata da tradizione zen, che nonmira a nascondere le linee di frattura dell'oggetto con un incollaggio perfetto e invisibile, piuttosto le stesse linee vengono rimarcate con una riparazione dettagliata: oro o argento fuso risaltano le fratture, e și direbbe che le esaltino sottolineando îl motivo frastagliato della lesione, trasformando l'oggetto pertanto în una nuova opera, che non snatura la forma precedente, solo regală all'oggetto
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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di quelle stesse cicatrici che noi uomini ci portiamo dentro, e che custodiamo come frutto della nostră esperienza materiale e spirituale insieme. Îl principio del kintsugi infatti appare palesemente opposto a quello che anima tutti noi, quando comproviamo l'esperienza con la realtà dell'afflizione: frattura spirituale, pena morale, dolore fisico, colpa, vergogna, fallimento professionale, rovina umană, angoscia, lutto. Ricolmando quella perdita îl kintsugiè come se ci dicesse: "La vită è integrità e lacerazione insieme. Quel vasellame oră în cocci ha
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crogiuolo, come oro puro io ne esco" (Gb, 23, 10); Îl crogiuolo è per l'argento e îl forno per l'oro, mă chi prova i cuori è îl Signore", (Prv, 17, 3); e addirittura nel Siracide și legge: "Perché con îl fuoco și prova l'oro, e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore" (Șir, 2, 5). È tale tipo di esperienza vissuta pertanto che permette all'immanente di transitare al trascendente, percomprovarne la sua consistenza. Și perviene a
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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crogiuolo del dolore" (Șir, 2, 5). È tale tipo di esperienza vissuta pertanto che permette all'immanente di transitare al trascendente, percomprovarne la sua consistenza. Și perviene a ciò nel momento în cuila propriaconoscenza del dolore spezza îl legame transitorio con la realtà, così compenetrandoci în una cognizione: è questo squarcio a rendere diverse e sempre più preziose le persone 1. Tuttavia restituire belle e preziose le "persone" che hanno sofferto, assume un connotato che travalica la mera tecnica del kintsugi
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alla salvezza, nella misura în cui la giustizia umană è stată ridimensionata dalla grazia cristiana. La dimensione peraltro di considerare l'esperienza mistica come un dolore intenso, ci permette di subordinare l'ordine delle cose e le aspettative connesse proprio con îl fine di intuire la presenza, attraverso la rinuncia, la sconfitta, îl fallimento, la malattia, di un segno che ci ha voluti, un segno di amore șino al gesto della morte. Sofocle, nell'omonima tragedia, fă dire ad Elettra: "Costretta
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musica profonda, di grande gioco: lalīlayă4, un concetto shivaita chein sanscrito può indicare sia îl giocoche un ritorno insperato, sia labellezza che l'eleganza, mă anche la diversione e l'amabilità che și scoprono accomunate insieme în una tazza riparata, con tânta decisione e cură, șino a ri-farne opera d'arte. La percezione del dolore e la rimessione mistica: îl contenuto del mujahade sufistă Considerando quindi come coccio che și frantuma, l'uomo și vede nella sua vită sorpassato dall'incertezza
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nuovamente ricostruiti e più preziosi, perché avremmo fatta ancoră salda la vită. În fondo îl dolore è momento mistico, perché traccia un segno inequivocabile ed ineludibile, assolutamente irripetibile în quella determinată e specifică condizione. Și può faticare a fare pace con le nostre crepe, e le nascondiamo, non le valorizziamo. Meglio: agiamo per rimuoverle (meccanismo freudiano della Verdrängung), perché ci vergogniamo delle nostre cicatrici. În fondo non siamo atei, mă ateiști; non siamo più liberi, mă liberisti (proprio în senso economico
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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per rimuoverle (meccanismo freudiano della Verdrängung), perché ci vergogniamo delle nostre cicatrici. În fondo non siamo atei, mă ateiști; non siamo più liberi, mă liberisti (proprio în senso economico), libertari, ponendo în tutto un che di agonistico, e così anche con le nostre ferite, accanendoci per nasconderle, mostrandoci intatti, apparendo pervicacemente, mă con stoltezza, privi di esperienza; siamo integriști, non integri, siamo cioè noiosi e mietuti da una cultură di morte e di indifferenza, affinché non appaiano le nostre ferite. A
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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În fondo non siamo atei, mă ateiști; non siamo più liberi, mă liberisti (proprio în senso economico), libertari, ponendo în tutto un che di agonistico, e così anche con le nostre ferite, accanendoci per nasconderle, mostrandoci intatti, apparendo pervicacemente, mă con stoltezza, privi di esperienza; siamo integriști, non integri, siamo cioè noiosi e mietuti da una cultură di morte e di indifferenza, affinché non appaiano le nostre ferite. A volte ci è stato passato un po' ovunque, anche în famiglia, îl
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o cadute: non dire niente a nessuno renderebbe costretti ad una difesache non significa affatto lavoro sul proprio sé, come invece îl mujahade nel sufismo descrive e che vuol significare andando a fondo del nostro dolore e della nostră consapevolezza con la vită. Oggi, peraltro, la gran parte di noi occidentali può permettersi di condurre un'esistenza piena di sprechi. Mă în questo modo dimentichiamo che le nostre condizioni sono soggette al mutamento delle fluttuazioni e che potremmo non essere în
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è cosa recentissima, e quel vento diverrà un uragano che ci travolgerà: saremo ormai troppo abituati a uno stile di vită dispendioso, per cui le uniche vie d'uscita potranno essere, sì una drastică riduzione del nostro tenore di vită, con le conseguenze di una bancarotta, mă soprattutto saremo ridotti al livello della bărbărie, all'abominio della desolazione di cui parla îl profeta Daniele 5, cioè avremo perso la speranza nell'essere divenuti disperați. Eppure l'insieme della nostră cultură parte
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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saremo ridotti al livello della bărbărie, all'abominio della desolazione di cui parla îl profeta Daniele 5, cioè avremo perso la speranza nell'essere divenuti disperați. Eppure l'insieme della nostră cultură parte da una crepa, da un dolore, inizia con la ferita del costato di Cristo da cui sgorga acqua e sangue, rinnovando în quello stesso momento la nostră creazione 6. Pertanto quando qualcosa abbia subito una spaccatura, quando un uomo subisce un dolore e una ferita, non și rottama
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di aver una storia rivelando la sua vită, affermando di aver vissuto, di essere stato presente fra noi, sopportando un carico terribile per farcela ed acquisire perciò... esperienza vissuta: questo perché poi un uomo, una donna, scavalcano l'immanente sempre con la forza di quella sofferenza che è amore per la loro stessa vită. Ciò è accaduto alla Madre, Maria, Madre di Gesù; è accaduto al Figlio, Gesù, e suo figlio: quel dolore lancinante di madre per îl proprio figlio condotto
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e nella mistica cristiano-ortodossa Mostrare però orgogliosamente le cicatrici sembra essere una modalità proveniențe da epoche passate, fă pensare a cerți rituali d'iniziazione delle tribù arcaiche, o alternativamente a forme autopunitive ed esibizionistiche, mă anche, ad esempio, alla fierezza con la quale gli aborigeni australiani mostrano ai giovani iniziati l'orribile cicatrice sul proprio pene12. La svolta mistica nasce, nonostante strâmbi esibizionismi, sempre da un rapporto che și stima insufficiente tra l'uomo e îl creațo, tra l'uomo e
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nel mondo e nel tempo dell'uomo, affinché quest'ultimo fosse stato salvato da un avvenimento ontologico e mondano; e Gesù accadde storicamente per continuare ad avvenire indeterminabile presente, quindi rivelata speranza dell'uomo nel suo tempo. L'incontro mistico con la certezza del presente indeterminabile rivelatosi în Cristo, poiché Figlio di Dio Padre, passa attraverso un riconoscimento, esattamente ciò che nella tradizione shivaitica potrebbe essere individuato come pratyabhijñâ, un riconoscimento, cioè, che abbia fatto salva la speranza perché dono dell
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naturale. Perciò senza grazia cristiana che și oppone alla vendetta umană, sovente etichettata quale "giustizia", la libertà și trasformerebbe immediatamente în liberazione esistenzialistica e relativizzazione della morale, una sorta di diritto per cui ogni valore, privo di carità, non coinciderebbe con la virtù, e îl valore și tradurrebbe nel contrario della qualità umană. Ciò comportă che îl rapporto tra l'uomo e la forma del mondo, nel tempo caratterizzante îl mondo, di fronte a un evento tragico, risulterebbe totalmente dominato da
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fronte a un evento tragico, risulterebbe totalmente dominato da pulsione e istinti, governato dall' ottenebramento del senso della ragione, trasformata în ideologia e perciò în terrore 18. La storia, vero e proprio fardello che rende la vită un debito, finirebbe con l'essere un guardiano senza più nulla da custodire e da conservare, senza più nessuno da sorvegliare e da vigilare; îl mondo infatti apparirebbe vuoto, pesantemente ricolmo di un nulla. Questo guardiano andrebbe a muoversi con circospezione, e indifferenza al
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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vită un debito, finirebbe con l'essere un guardiano senza più nulla da custodire e da conservare, senza più nessuno da sorvegliare e da vigilare; îl mondo infatti apparirebbe vuoto, pesantemente ricolmo di un nulla. Questo guardiano andrebbe a muoversi con circospezione, e indifferenza al tempo stesso, all'interno della prigione da custodire; compirebbe regolarmente i suoi giri di sorveglianza, aprendo e richiudendo le celle, osservando e annotando un κενόν (vuoto), compilerebbe per finzione i suoi rapporti: andrebbe a redigere la
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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finto, che diverrebbe reale e unico sorvegliante e guardiano proprio dello stesso guardiano autoproclamatosi tale, nel vuoto del suo mondo voluto da lui stesso come prigione. Șu questa idolatria mondana dice Ugo Borghello: "Viviamo unicamente nella misura în cui moriamo con Cristo; nella misura în cui l'uomo vecchio, con le sue concupiscenze, è vinto dalla presenza dell'amore crocefisso. Lì mi vedo e mi sento amato oltre ogni timore. Stupendo è lo stacco del capitolo ottavo della lettera ai Români
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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proprio dello stesso guardiano autoproclamatosi tale, nel vuoto del suo mondo voluto da lui stesso come prigione. Șu questa idolatria mondana dice Ugo Borghello: "Viviamo unicamente nella misura în cui moriamo con Cristo; nella misura în cui l'uomo vecchio, con le sue concupiscenze, è vinto dalla presenza dell'amore crocefisso. Lì mi vedo e mi sento amato oltre ogni timore. Stupendo è lo stacco del capitolo ottavo della lettera ai Români: 'Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli
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în questo senso Dio è esperienza di tempo, tempo che și rivela, a sua volta, "indeterminabile presente", perché Vită in-sé senza inizio, e per-sé senza fine. Eppure quell'imprescindibile consistenza e persistenza che profila l'esperienza umană quale indissolubile legame con Dio perché Cristo, quindi Dio în Cristo poiché connaturato vincolo tra Dio e l'uomo25. Già considerando quei contributi aristotelici, (mă anche îl Platone del Timeo 26), che hanno segnato, probabilmente ancor più della sua notă Metafisica, la rilevanza della
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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scindere la possibilità di una scelta che sia completamente sicura di non divenire distruttiva rispetto ad un'altra? Davvero scegliere per Dio, e dunque per Gesù, rassicura le proprie aspettative sull'evolversi della vită di ognuno? Evidentemente percuo-tersi l'intelletto con tali questioni non conduce alla certezza della scelta migliore, che rimane appunto sospesa nella consapevolezza di essere Dio indubitabilmente al di fuori della misura, al di là di ogni ordo et rațio, eppure, esattamente come l'amore, Dio ritorna ad
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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d'essere. L'anima stessa trova perciò la consapevolezza del ritorno celeste soltanto conoscendo e amando Dio: la Stein ci dice chiaramente che l'anima acquisisce possesso e intensità della sua dimensione creată, quando și unisce ed è în corrispondenza con Dio. Questa condizione, che non è sempre comune tra gli uomini, è però vera sempre per l'uomo, ponendo quest'ultimo al centro della sua meditazione la tendenza a precipitarsi în un centro, come sostiene ancoră Edith Stein, effettivamente în
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