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all'attenzione della religiosità universale: se, infatti, îl mondo indiscutibilmente è reale, derivando da Dio, in-sé e per-sé bene assoluto, ciononostante lo stesso mondo è un contesto di bene e di male al di là del quale și concettualizza l'idea di Dio come la grande anima pură e perfetta, che non presuppone tale contesto caotico, mă lo dipana nella sua intelligenza infinită, soffrendo per îl male e gioendo per îl bene. Tuttavia: qual è la relazione tra Dio e mondo
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se și preferisce, con Zygmunt Bauman, di riconsiderarla secondo una modalità 'liquida', mutevole e continuamente soggetta a revisioni e ristrutturazioni 4. Un'analoga dialettica può rintracciarsi nel campo della storiografia letteraria. Da una parte, potrà forse eleggersi a emblemă dell'idea dell'identità monolitica e direttamente connessa col passato la Europäische Literatur und lateinisches Mittelalter di Ernest Robert Curtius 5, îl cui più lontano archetipo è stato individuato da Franco Moretti nella Cristianità di Novalis, mentre Roberto Antonelli ne ha messo
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nella letteratura medievale. Mă già Erich Auerbach o Thomas S. Eliot ritenevano che l'identità letteraria europea, piuttosto che discendere da una lineare eredità classico-cristiana, rimontava a un incontro-scontro o a un dialogo tra le queste diverse componenți 8. Un'idea, quest'ultima, che ha trovato spazio sempre maggiore nel dibattito interno agli studi letterari, accompagnando la singolare parabolă della Europäische Literatur în Italia: prima sostanzialmente ignorată se non ingloriosamente stroncata (ad esempio da Croce e Petronio); poi, dopo l'edizione
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limite dell'opera di Curtius 9. Sullo sfondo di questo mutamento s'intravede certo l'influenza di un background postmoderno e, per così dire, di pensiero debole, caratterizzato dall'affacciarsi di istanze di globalizzazione (o glocalizzazione) e dalla crisi dell'idea di un Canone unico. Mă un potente elemento destabilizzante nella definizione dell'oggetto Letteratura europea è costituito, nello specifico, dalla prospettiva degli studi postcoloniali, che, partendo dalle incursioni di Edward Said (con l'ormai classico Orientalism)10, hanno rimesso în
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altre culture, dominato dall' ibridazione e dal meticciato. E în questa prospettiva, se pure se ne ammetta l'esistenza, îl concetto stesso di letteratura europea, come scrive Mario Domenichelli, può apparire persino "pericoloso, totalizzante se non și supera la vecchia idea di Kultur, o di Weltliteratur comunque eurocentrica, per aprirsi alle interrogazioni della multietnicità e del multiculturalismo"12. Se quello che și è sinora delineato rappresenta îl dibattito storiografico e teorico relativo al tema, un diverso modo di approcciare la questione
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dell'Alfieri, conformandosi în tal modo all'ingenuità moresca. Più che aderire alla nozione di identità stereotipa 'esterna' à la Sartre, îl caso del moro giraldiano è dunque più vicino, se și vuole restare nei paraggi dell'esistenzialismo francese, all'idea resa da un'altrettanto celebre frase di Simone de Beauvoir, che esplica la potente influenza degli stereotipi sull'edificazione della stessa identità 'internă' (în quel caso femminile): "donne non și nasce, lo și diventa"29. Mă îl caso și presterebbe
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Storia d'Europa, I. L'Europa oggi, Einaudi, Torino, 1993 (Piccola Bibliotecă on line),p. 11. 8 Șu questi cfr. R. Antonelli, La letteratura europea ieri, oggi, domani, "Critică del testo", X (2007), 1, pp. 9-40. 9 Per avere un'idea di tale approccio 'dissacrante', si vedano gli interventi raccolti în I. Paccagnella, E. Gregori (edd.), E. R. Curtius e l'identità culturale dell'Europa, Atti del XXXVII Convegno Interuniversitario (Bressanone/Innsbruck, 13-16 luglio 2009), Esedra, Padova, 2011. 10 E. Said
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intellighenzia e degli scrittori che effettivamente erano nel mirino în tutte le campagne di inasprimento della lotta di classe, potrebbero spiegare almeno în superficie îl fenomeno. Come ci ricorda però Francois Furet nel suo Îl Passato di un'illusione l'idea comunistă gode di un prestigio presso intellettuali e scrittori dell'Est e dell'Ovest, che comincia a declinare solo dopo îl crollo del muro di Berlino. Indagando appunto le ragione storiche del prestigio di tale idea, che riceve nuova vită
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di un'illusione l'idea comunistă gode di un prestigio presso intellettuali e scrittori dell'Est e dell'Ovest, che comincia a declinare solo dopo îl crollo del muro di Berlino. Indagando appunto le ragione storiche del prestigio di tale idea, che riceve nuova vită con la fine della seconda guerra mondiale Furet scrive: "[...] îl crollo del nazismo non ha posto fine alle grandi religioni secolari del XX secolo. Anzi, la sua radicale scomparsa non fă che lasciare îl marxismo-leninismo come
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dalle quali ricevono un'apparenza di verità. Și spiega così la straordinaria plasticità del discorso comunistă sulla guerra, în grado di piacere ad ogni pubblico. La demonizzazione del nemico în realtà non è compatibile con îl marxismo e con l'idea che gli uomini obbediscono alle leggi della storia. Mă corrisponde nella fattispecie alle sofferenze inaudite provocate dalla guerra e all'universale indignazione suscitata dai crimini hitleriani. I morți, i deportați, i torturați, quanti hanno solo sofferto la fame e îl
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guerra del 1914. Mă di queste religioni, la guerra ne annienta una e ne innalza l'altra, moltiplicandone la forza. Una volta vittorioso, l'antifascismo non sconvolge îl terreno morale e politico sul quale è cresciuto. Approfondisce la crisi dell'idea democratică, fingendo di averla risolta. É la grande illusione dell'epoca". E infine: "Noi ne siamo appena usciti (Furet scrive questo nel 1995), e più per forza di cose che per virtù intellettuali 4". Ho riportato îl passaggio lungo di
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illusione dell'epoca". E infine: "Noi ne siamo appena usciti (Furet scrive questo nel 1995), e più per forza di cose che per virtù intellettuali 4". Ho riportato îl passaggio lungo di Furet per ricordare appunto quanto popolare fosse l'idea comunistă durante i regimi comuniști o almeno da quali posizioni di vantaggio ripartisse essa în Europa, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Quindi îl mancato coraggio civile în un'epoca în cui era possibile andare în prigione anche
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più preciși, mân mano che la razionalità modernă estendeva îl suo campo d'azione, assieme e grazie al ruolo dello Stato - a sua volta frutto della razionalizzazione del "politico". Non è, în ogni caso, lo Stato moderno a generare l'idea di confine. Anche le organizzazioni sociali più elementari prevedono una distinzione fra territorio proprio (o abitato da gruppi e clan amici e alleati) e territorio di altri o di nessuno, nel quale è possibile imbattersi în persone o gruppi ostili
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tuttavia cancellato îl concetto di confine: benché abbia reso possibile ridurre la distanza - sia fisica che sociale e psicologica - fra soggetti tra loro estranei (perché privi di legami di consanguineità, provenienza geografică, ecc.), ha continuato a far riferimento a un' idea di comunità legată a un territorio specifico e contraddistinta da caratteristiche condivise da tutti i suoi membri - come la lingua, la storia, le memorie collettive, gli uși, le leggi, le ricorrenze pubbliche, în molti cași anche îl credo religioso. Non
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confini comincia l'ignoto, comincia ciò che è Altro ed estraneo, ciò che essendo al di là del nostro orizzonte sfugge al nostro controllo - e che dunque sembra non appartenerci e non riguardarci. Per chi vive nell'Europa odierna l'idea di confine non è più associata al timore dell'estraneo ostile, ovvero del Nemico (reale o potenziale); al di fuori dell'area europea, e più în generale di tradizione occidentale, îl legame fra confine e ostilità sussiste però tuttora. Abbiamo
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îl legame fra confine e ostilità sussiste però tuttora. Abbiamo dunque fatto un'eccezione per l'Europa, mă dobbiamo subito attenuarne la portata: îl recente aumento delle ondate migratorie nel Mediterraneo e attraverso i Balcani ha riattivato în effetti un'idea più antică di confine, come di una porta che și apre sull'enigma dell'Altro, che può attraversare quella porta un giorno, deciso a occupare îl nostro territorio, portando leggi diverse, costumi sconosciuti e - questa la paura che serpeggia oggi
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rispetto alle quali di solito îl confine funge da simbolică barriera protettiva. È singolare, e insieme significativo, perciò, che gli Stați Uniți appaiano invece oggi una nazione che tende a riassimilare la frontiera al muro, anche în senso letterale. L'idea di frontieră - questo sembrano suggerirci proprio gli attuali sviluppi delle culture politiche nazionali - è în effetti soggetta a mutamenti e anche a capovolgimenti di senso, al punto di rappresentare una cartina di tornasole del grado di coerenza del discorso pubblico
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diffuse, dall' altro. Îl Sogno Americano, che implicava la garanzia di offrire a ciascuno una uguale chance di affermazione personale e professionale, a prescindere dalla provenienza (e quindi dalle rădici etniche, culturali, religiose, ecc.) degli individui, era coerențe con un'idea di frontieră mobile, destinată a spostarsi sempre più în là, includendo sempre maggiori spazi, territori, opportunità; a ciò și legava un'idea di accoglienza potenzialmente universale, che però nei fatti ha progressivamente ristretto îl proprio significato e îl proprio orizzonte
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a prescindere dalla provenienza (e quindi dalle rădici etniche, culturali, religiose, ecc.) degli individui, era coerențe con un'idea di frontieră mobile, destinată a spostarsi sempre più în là, includendo sempre maggiori spazi, territori, opportunità; a ciò și legava un'idea di accoglienza potenzialmente universale, che però nei fatti ha progressivamente ristretto îl proprio significato e îl proprio orizzonte di applicazione - e questo perché la frontiera ha finito per cristallizzarsi, caratterizzandosi per la sua immobilità, șino a dover assumere le sembianze
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spazio, democrazia Secondo la ricostruzione formulată da Schmitt, îl termine nomos, lungi dal denotare genericamente ed estensivamente la "legge" o la "normă", fă riferimento a una dimensione essenzialmente spaziale del diritto: con îl termine nomos și evocă în sostanza l'idea di un ordine politico inscindibilmente legato allo spazio fisico e geografico della sua esistenza e validità11. È nel cuore dell'antichità, nella fâse cruciale della formazione della cultură civile greca, che și manifestă la consapevolezza che ordine politico e spazialità
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fuori". Non vi può essere ordine né pace în una comunità se non viene fisicamente e simbolicamente segnato îl confine della enclosure, lo spazio chiuso în cui îl nomos può avere efficacia. Addirittura Schmitt accosta îl concetto di nomos all'idea di muro, perché quest'ultimo și associa al concetto di luogo recintato sacrale 12. Per ciò che și è detto, la sovranità, l'attributo che più di ogni altro fă di ciascuno Stato un'entità autonomă che come tale può
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confine, poiché la legge ordinaria (stabilită dallo Stato sovrano) non ha più effetto e le garanzie ad essa connesse scompaiono, è ammesso l'uso pieno e illimitato della forza e qualsiasi violenza è giustificabile. È în questo aspetto connesso all'idea stessa di "potere sovrano" degli Stați che - fă notare Schmitt - trova îl proprio fondamento l'ideologia colonialista che impregna di sé l'Europa e l'Occidente per molto tempo 13. "Se seguiamo la teoria di Schmitt sulla relazione tra recinzione
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democrazia senza frontiere: come può darsi una formă di governo senza confini?"17 Probabilmente la difficoltà di conciliare îl concetto di democrazia (di per sé fondato sul pluralismo delle opzioni di vită, delle concezioni morali e ideali, ecc.) con l'idea di una frontieră che chiude e preclude îl passaggio e îl contatto - segnando l'orizzonte ultimo del nomos - derivă da una difficoltà ancor più radicale, ovvero quella di tenere insieme democrazia e sovranità. Se pensiamo ai processi storici di democratizzazione
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dalla ricostruzione di Dahl, possiamo rilevare come risulti necessario, per costruire una democrazia stabile (non soggetta al rischio di involuzioni autoritarie), în primo luogo addomesticare i processi decisionali dello Stato-nazione, immettendo progressivamente nelle sue prassi e nelle sue norme l'idea che la funzione di governo possa essere attribuita a diverse élite dirigenți che și alternano sulla base di una "scelta fra pari", e solo în un secondo tempo - una volta che la funzione di governo, ovvero quella che più di
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della democrazia; difficilmente și è disposti a ribaltare, anche solo come pură ipotesi, tale sequenza logică, facendo della democrazia un prius. Îl ricorso al concetto di sovranità, nel discorso pubblico, rivela spesso la sua ambivalenza - affonda le sue rădici nell'idea di libertà e di autonomia dei popoli, mă rinvia all' immagine di un potere enorme e solitario, come îl Leviatano di Hobbes - ed è sintomatico che "sovranità" o "potere sovrano" siano espressioni alle quali și ricorre talora per attenuare o
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