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fă dire ad Elettra: "Costretta, chiusa fui/ orribilmente/ în orribili mâli./ Oh sì questo furore/ mio non ignoro./ Mă finché vită mi tiene nella sventura mia non voglio/ porre fine all'affanno./ Chi mai potrà donarmi,/ o donne dilette,/ una parolă consolante,/ un messaggio di gioia?/ Lasciatemi dunque,/ voi consolatrici./ Ché mai non finiranno/ questi mâli per me,/ insolubili mâli;/ mai avrà quiete îl dolore,/ mai avrà fine îl lamento"2. În tale lamentazione, quasi una geremiade, Elettra approfondisce îl suo
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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sacrificio di Cristo e all' accadimento della sua Resurrezione. È perciò nella metamorfosi del tempo che și osserva lo spazio della propria individualità dilatarsi e caratterizzarsi; nulla pare scomparire inghiottito dallo specchio senza immagini în cui și riflette, morta, la parolă degli uomini. La visibilità del semplice scompare dietro la multiforme varietà di una metamorfosi, dietro tutto quanto conduce quella stessa struttura sempre al di là della sua formă originaria. L'invisibile și cela all' interno dell' origine inespressa della struttura
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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și abbia una descrizione perfetta di quelle che sono state la realtà, l'ars poetica e la vită: și può così raccontare a un moribondo cosa sia stată la sua vită, si può essere cerți che egli ascolti le nostre parole sperando di trovarvi în esse la soluzione all'enigma dell' intera esistenza, enigmă che și scioglie d'ogni artificiale costruzione nell'Amore di Dio e della Sua Creazione. Così ascoltare è più che tăcere; și odono le terre e i
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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ora al suo termine. În quel sogno resta ancoră îl simulacro di un'incantata trasformazione del reale che appanna la possibilità che îl miserere della propria vită și coniughi al kyrie eleison dell'ultimo attimo percepito possibile. La molteplicità della parolă acquisisce la dimensione cosmologica di una formă che tramuta continuamente în fenomeno di epoche, di tempo, di scansione dell' essere e del divenire. Îl trucco rischiato di un inganno contro la morte consegue collocare îl paradosso di congiunzioni che în
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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îl regime; una parte la cui migliore descrizione resta ancor oggi în quel verso che Büchner, îl più preveggente degli autori di teatro, mette în bocca a Robespierre (eroe prediletto di Pol Pot): ' La virtù è terrore, îl terrore virtù', parole che ben și prestano come epitaffio per îl ventesimo secolo", così Amitav Ghosh, Danzando în Cambogia, Linea d'ombra edizioni, Milano, 1994, pp. 60-61. 19 Ugo Borghello, Liberare l'amore, Ares, Milano 1998, p. 345. 20 Sulle rivoluzioni dell'uomo
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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crede în me, mă în colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede în me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare îl mondo, mă per salvare îl mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parolă che ho detto lo
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare îl mondo, mă per salvare îl mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parolă che ho detto lo condannerà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, mă îl Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare îl mondo, mă per salvare îl mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parolă che ho detto lo condannerà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, mă îl Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io șo che
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neppure esaustivi, mostrano l'incombere di questioni dalla portata ancor più radicale. A partire da un aspetto cronologico di non irrilevante significato: quale momento considerare come terminus a quo per un discorso sull'identità europea, o, insomma, quando davvero la parolă Europa assume un'accezione più ampia di quella meramente geografică? Un campo, questo, în cui ancoră di recente Chris Wickham ha introdotto un' impetuosa ventata polemică, contestando la consolidată idée reçue che le rădici identitarie d'Europa risalgano sin all
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Emmanuel Lévinas, în cui tale concetto assume îl valore di 'trascendenza dell'io' attraverso un dialogo con l'Altro (anzi con l'autrui, per dirla con l'autore)15; o Michel Foucault, la cui riflessione è tutta attraversata (segnatamente nelle Parole e le cose) dall'"interrogazione sul limite, inteso innanzitutto quale linea di demarcazione e di correlazione tra identità e alterità"16; o ancoră, per citare soltanto un altro referente di questo discorso, Pierre Bourdieu, con la sua 'distinzione' tra alterità
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di un'alterità alla sanzione finale di una differenza 23. All'inizio del racconto, infatti, la caratterizzazione etnică del Moro, nonostante l'apparente eloquenza dell'epiteto che lo designa (utilizzato tuttavia come un normale nome proprio)24, sembra neutralizzata - nelle parole del narratore Curzio cui îl racconto è delegato (secondo îl consueto meccanismo novellistico), come anche, si sospetta, nella prospettiva dell'autore - dall'assenza di qualunque riferimento a un'effettiva differenza razziale o religiosa. Anzi, dopo aver sottolineato îl suo valore
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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în sostanza estraneo, e come îl Moro, fino a quel momento, ne fosse rimasto almeno ai suoi occhi lontano 28. A restarne imbrigliato è în realtà îl Moro stesso, proprio nell' inverare îl luogo comune dell' iracondia 'moresca': "A queste parole più irato rispose îl moro" (ivi). Mă la vera svolta cade nel punto în cui l'Alfieri, come argomento decisivo per far esplodere la gelosia del Capitano, insinua che Disdemona lo avesse tradito perché le era "venuta a noia questa
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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în cui l'Alfieri, come argomento decisivo per far esplodere la gelosia del Capitano, insinua che Disdemona lo avesse tradito perché le era "venuta a noia questa vostra nerezza" (23): perché stâncă, insomma, del suo essere Moro, si potrebbe commentare. Parole che danno corpo a un pregiudizio razziale, mă che, nonostante la loro falsità, commenta îl narratore, "passarono îl core al Moro insino alle rădici" (24). È così che da questo punto în poi îl Moro sembra arrendersi, aderendovi, a tutti
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A ulteriore sostegno di questa lettura, si noterà che sull'intero libro di Calvino sembra incombere, più ancoră che la nozione di utopia (pur certamente presente all'autore 39), quella di eterotopie. Ciò che Michel Foucault, nella Prefazione de Le parole e le cose (1966), definiva come luoghi reali (a differenza delle utopie), mă che, come poi precisava lo stesso filosofo, "costituiscono una sorta di contro-luoghi", "luoghi che și trovano al di fuori di ogni luogo, per quanto possano essere effettivamente
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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non siamo partendo da dove siamo. E cos'altro sono che le Città di Calvino 41, se non, appunto, 'specchi' orientali în cui l'identità occidentale și proietta? Un'interpretazione che trova una sorta di autoesplicativa mise en abyme nelle parole pronunciate da Marco a Kubilai: "L'altrove è uno specchio în negativo. Îl viaggiatore riconosce îl poco che è suo, scoprendo îl molto che non ha avuto e non avrà" (p. 27). Mă questa frase fornisce forse anche un'epigrafica
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M. Barenghi, G. Canova, B. Falcetto (edd.), La visione dell'invisibile. Saggi e materiali șu Le città invisibili di Italo Calvino, Mondadori, Mondadori, 2002, pp. 24-41, che ne rimarca l'accezione critică în Calvino. 40 Cfr. rispettivamente M. Foucault, Le parole e le cose. Un'archeologia delle scienze umane, Rizzoli, Milano, 1985 [1966], p. 5; e Id. Eterotopia, luoghi e non luoghi metropolitani, Mimesis, Milano, 1994, pp. 9-20: 14 [1967]. Non casuale che îl filosofo introducesse îl concetto citando la reazione
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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Lăură, Bassi, Shaul, (edd.), Visions of Venice în Shakespeare, Farnham and Burlington, Ashgate, 2011. Ferretti, Giovanni, La filosofia di Lévinas. Alterità e trascendenza, Rosemberg & Sellier, Torino. FOUCAULT, Michel, Eterotopia, luoghi e non luoghi metropolitani, Mimesis, Milano, 1994. FOUCAULT, Michel, Le parole e le cose. Un'archeologia delle scienze umane, Rizzoli, Milano, 1985. FRASSON-MARIN, Aurore, "Structures, signes et images dans Leș villes invisibles de Italo Calvino", Revue des études italiennes, 23 (1977). FUSILLO, Massimo, "Europa / Mondo: raccontare la letteratura oggi", în Boitani
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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a categorizzare. Sia detto da subito: nelle sue ultime interviste Kadare rifiuta la definizione di dissidente. Alla domanda, postagli dallo storico francese Stephane Courtois, se egli și considerasse un dissidente o un oppositore del regime comunistă, Kadare risponde: "Con la parolă "dissidente" sono state fatte speculazioni pesanti în tutto l'ex impero comunistă. Una specie di scambio alcune volte non chiaro. I criteri sono stați spesso vaghi. În Albania, come ovunque, uno dei criteri è stată la prigione. Mă în questo
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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ex-ufficiale, è chiamato dissidente! La mia opinione è sempre stată che nelle condizioni crudeli della dittatura albanese, la dissidenza, cioè l'opposizione al regime attraverso un'attività aperta non era affatto possibile. Quando dico impossibile intendo îl senso proprio della parolă: impossibile, assolutamente, perfino fisicamente impossibile. (Se în un'aula uno avesse espresso un pensiero contro îl regime, sarebbe stato arrestato seduta stanțe dai presenti, sarebbe stato imbavagliato e sarebbe stato proclamato pazzo, oppure un agente che aveva avuto l'ordine
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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scritti del periodo del comunismo, în cui parla di E. Hoxha e della dittatura? Pensa che ci sia la possibilità di interpretare în modo differente ciò che un lettore comune vede, cioè una realtà edulcorata della dittatura comunistă?". Lascio la parolă a Kadare: "Dopo la caduta del comunismo, la domanda șu cosa fosse questa letteratura nata durante quel periodo e șu come bisognasse giudicare quest'ultima e gli scrittori vissuti sotto îl regime comunistă, ha suscitato interesse a livello mondiale. Le
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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gli artiști avrebbero dovuto tăcere. Loro dichiarano più o meno, l'opinione che sarebbero stați scrittori di valore, mă hanno preferito îl silenzio. Come principio è difficile contraddirlo, mă intanto una domanda diventa inevitabile: come și dimostra questo? În altre parole come și dimostra îl talento, e come și dimostra che la causa del silenzio non è quello che și dice mă altro (per esempio la paura)"?3 Kadare quindi non și tira indietro dall'analizzare quello che di extraletterario c
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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2008. 5 W. Brown, Stați murați, sovranità în declino, cît., p. 33. 6 Ibidem, p. 34. 7 Ibidem, p. 28. 8 Ibidem, p. 29. 9 Ibidem, p. 60. 10 Ibidem, pp. 60-61. 11 Sostiene Schmitt: "Nomos [...] viene da nemein, una parolă che significa tanto "dividere" quanto "pascolare" [Weiden]. Îl nomos è pertanto la forma immediata nella quale și rende spazialmente visibile l'ordinamento politico e sociale di un popolo, la prima misurazione e divisione del pascolo, vale a dire l'occupazione
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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se poate. în proza Millenium digital sex, o atitudine ironic-acidă este îndreptată împotriva cuplului care ar putea fi numit pe scurt "românul și internetul". Un personaj pe nume Neagoe se află în căutarea unei partide de cybersex. Se încurcă în parole și cuvinte cheie și are o revelație mistică. Scenariul e perfect, scris amuzant. Dar supără foarte tare o voce a naratorului extrem de autoritară (voce de dramaturg?) care are grijă tot timpul să îngroașe ironia, să indice exact calea hohotului de
Doi scriitori față cu anii 2000 by C. Rogozanu () [Corola-journal/Journalistic/15534_a_16859]
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și doream de atâta timp. În urmă cu aproape o sută de ani, tinerii noștri citeau pe nerăsuflate broșuri socialiste, discutau, la întâlniri, utopiile socialiste și cine, pe atunci nu-l știa pe Fourier sau Prudhon era considerat un ignorant. Parola noastră era cunoașterea versurilor lui Gumiliov, Pasternak, Mandelștam. Dacă agenții Rusiei țariste studiau tratate socialiste ca să poată pătrunde în mijlocul tineretului, agenții KGB-ului, fără voie, deveneau mari specialiști în poezie. Era timpul când libertatea de creație, problemele artei și literaturii
Vladimir Bukovski - ȘI SE ÎNTOARCE VÎNTUL - fragmente - () [Corola-journal/Journalistic/14312_a_15637]
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acesteia din urmă împreună cu versiunea lor italiană datorată românistului Bruno Mazzoni și poetei Biancamaria Frabotta. În afara unei foarte bine venite fișe biobibliografice, consistentă și deloc aseptică, Bruno Mazzoni prezintă sintetic creația poetei noastre în studiul Ana Blandiana. L'ombra delle parole. Urmărind traiectoria scriitoarei de la debut, cercetătorul italian, prin incisive și oportune aproprieri și trimiteri, creionează panorama poeziei de expresie română în secolul XX, punctînd și modificările de optică ale criticii. Astfel, invocîndu-se analize intertextuale și declarațiile unor scriitori (între care
Poeți români în antologii italiene by Doina Condrea Derer () [Corola-journal/Journalistic/15096_a_16421]