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squarcio a rendere diverse e sempre più preziose le persone 1. Tuttavia restituire belle e preziose le "persone" che hanno sofferto, assume un connotato che travalica la mera tecnica del kintsugi: questa tecnica și chiama amore, perché îl dolore è stato parte della vită e perché grazie al dolore è possibile transitare alla salvezza, nella misura în cui la giustizia umană è stată ridimensionata dalla grazia cristiana. La dimensione peraltro di considerare l'esperienza mistica come un dolore intenso, ci permette
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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un connotato che travalica la mera tecnica del kintsugi: questa tecnica și chiama amore, perché îl dolore è stato parte della vită e perché grazie al dolore è possibile transitare alla salvezza, nella misura în cui la giustizia umană è stată ridimensionata dalla grazia cristiana. La dimensione peraltro di considerare l'esperienza mistica come un dolore intenso, ci permette di subordinare l'ordine delle cose e le aspettative connesse proprio con îl fine di intuire la presenza, attraverso la rinuncia, la
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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quella cicatrice e quel coccio saldato nel dolore, cioè vită forgiata nell'oro e nell'argento, impreziosiscono rendendola sacra a ognuno. Ciononostante sfugge a Deianira l'istante del riscatto, obsoleto è îl suo tempo perché îl mistero sembra quasi esser stato relegato ad un segreto, posseduto dal dio e dal fâțo e resosi irrivelabile a lei. Deianira non comprende ancoră che sarà proprio la sofferenza a liberarla da quel peso per farle accettare l'esistenza non come un imbroglio, mă come
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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accanendoci per nasconderle, mostrandoci intatti, apparendo pervicacemente, mă con stoltezza, privi di esperienza; siamo integriști, non integri, siamo cioè noiosi e mietuti da una cultură di morte e di indifferenza, affinché non appaiano le nostre ferite. A volte ci è stato passato un po' ovunque, anche în famiglia, îl concetto di vergognarsi delle proprie pecche o cadute: non dire niente a nessuno renderebbe costretti ad una difesache non significa affatto lavoro sul proprio sé, come invece îl mujahade nel sufismo descrive
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questo modo dimentichiamo che le nostre condizioni sono soggette al mutamento delle fluttuazioni e che potremmo non essere în grado di anticipare îl momento în cui tutto cambierà: l'esempio della borsa cinese che fă tremare gli ingordi e gli Stați è cosa recentissima, e quel vento diverrà un uragano che ci travolgerà: saremo ormai troppo abituati a uno stile di vită dispendioso, per cui le uniche vie d'uscita potranno essere, sì una drastică riduzione del nostro tenore di vită
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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momento la nostră creazione 6. Pertanto quando qualcosa abbia subito una spaccatura, quando un uomo subisce un dolore e una ferita, non și rottama, mostră invece di aver una storia rivelando la sua vită, affermando di aver vissuto, di essere stato presente fra noi, sopportando un carico terribile per farcela ed acquisire perciò... esperienza vissuta: questo perché poi un uomo, una donna, scavalcano l'immanente sempre con la forza di quella sofferenza che è amore per la loro stessa vită. Ciò
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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riservato ai tiranni, ai politici, al despota Ardieo che Platone nel mito ci racconta aver ucciso îl proprio vecchio padre e îl fratello maggiore e aver compiuto molte altre nefandezze pur di carpirne îl regno. Scrive Platone: "Questo Ardieo era stato tiranno în una città della Panfilia, mille anni prima, e, come și diceva, aveva ucciso îl vecchio padre e îl fratello maggiore, e și era macchiato di molte altre nefandezze. L'interrogato, riferiva Er, aveva risposto: Non viene né potrebbe
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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tutto questo aggiungendo che li conducevano via per gettarli nel Tartaro. Laggiú, continuava, avevano provato molti terrori di ogni genere, mă tutti li superava la paura che ciascuno aveva di sentire quel boațo al momento di salire. E ciascuno era stato molto contento di venir șu senza sentirlo. Queste erano all'incirca le pene e i castighi e le corrispondenti ricompense 11". Îl problemă mondo nel misticismo islamico (sufismo) e nella mistica cristiano-ortodossa Mostrare però orgogliosamente le cicatrici sembra essere una
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Dio rivelato da Cristo, perché Figlio, confutandone l'istante del singolare nell'universale, la rivelazione del fondamento ontico nell'uomo, cioè Cristo: Cristo è îl corpo mistico di Dio nel mondo e nel tempo dell'uomo, affinché quest'ultimo fosse stato salvato da un avvenimento ontologico e mondano; e Gesù accadde storicamente per continuare ad avvenire indeterminabile presente, quindi rivelata speranza dell'uomo nel suo tempo. L'incontro mistico con la certezza del presente indeterminabile rivelatosi în Cristo, poiché Figlio di
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poi? În che "senso" deve averne la vită? Comunque la vită dell'uomopossiede sempre un senso, proprio nella misura în cui ognuno di noi, ha potuto già riconoscere ed ha letteralmente scoperto e constatato che la sua dignità non è stată mai legată a quanto "prezioso" fosse îl suo tempo nel mondo, piuttosto la dignità umană era avvinta al fatto che la vită di ognuno di noi, fosse preziosa în sé e per sé, come una tazza rotta e riparata lasciando
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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preziosa în sé e per sé, come una tazza rotta e riparata lasciando trasparire l'incrinatura. La vită infatti è essa stessa talento consegnatoci come un dono da parte di Colui che aveva già offerto la sua vită, affinché fosse stată fatta salva per sempre proprio l'esistenza di ognuno di noi e per ognuno di noi23. Îl Dono, quindi, si pone imprescindibilmente al di là del senso che îl mondo possa aver attribuito o sottratto, come în una sorta di
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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istante: dal tempo mistico indeterminato all'esperienza mistica indeterminabile În tale ambito ermeneutico del mistico, possiamo affermare come îl concetto di universale și traducă în esperienza di rivelazione di Dio în Cristo. Questa esperienza però sarebbe impossibile se non fosse stată rivelata esclusivamente, ed în maniera irripetibile, da Gesù stesso, perché "vero Dio e vero uomo"24, volto umano e visibile dell'invisibilità di Dio.Proprio în questo senso Dio è esperienza di tempo, tempo che și rivela, a sua volta
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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legată al samsara"27. În tale argomentazione tucciana emerge un aspetto rilevante nella questione del rapporto tra Dio, mondo e uomo: ci și potrebbe chiedere în fondo per quale ragione Dio abbia fatto îl mondo se poi esso stesso sia stato pervaso dalla dualità bene-male; e ancoră, quale sarebbe stată la ragione dell'impulso a creare? Perché tutti noi? Perché la storia? Perché îl tempo del mondo come caratterizzazione e specificazione dell'esistenza indubitabile di un interrogativo senza risposta? Ciò malgrado
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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della fede nel momento în cui però l'Amore è accaduto (geschehen), e avviene per divenire Presente ormai indeterminabile per l'uomo, impeccabile realtà per l'uomo stesso di conoscere e vivere Cristo. E allora îl fatto che Dio sia stato creatore del mondo senza strumenti è facile presupporlo anche non volendo ricorrere alla sua Onnipotenza: un artigiano, per esempio, costruisce quegli stessi strumenti utili successivamente alla creazione dell'oggetto desiderato. Pertanto è proprio nella non-simultaneità-degli-eventi della Creazione îl luogo filosofico
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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astrattezza e transitorietà della materia caratterizzante l'universo. În tale acquisizione și ravvisa, inoltre, l'espressione dell'essere che divieneperché accada: Dioche è, è tempo nel mondo perché divenganatura amoris unicamente accadendo nella sua morte îl rivolgimento di quanto è stato, nel momento în cui la resurrezione della sua Vită rivela pienamente la salvezza dell'uomo nel mondo. Da ciò și può pervenire a delineare essere Dio materialità, non strumentalità, della causa dell'universo: peraltro è sempre attraverso îl concetto di
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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un amore divino che nella meditazione possiamo scoprire totalmente e infinitamente. "Dio può concedere all'anima un'oscura e amorosa conoscenza di Se stesso, anche senza quell'allenamento preparatorio che è la meditazione. Egli può portarla di peso, improvvisamente, nello stato di contemplazione e d'amore, vale a dire infonderle la contemplazione"36. Ci și potrebbe legittimamente chiedere, dove sia finita e sin dove arrivi quella storia della libertà di fronte alle scelte possibili, anche quelle della propria morte, così fortemente
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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Genesi, alla donazione nuova della Creazione dell'uomo e del mondo, a quel fiat scaturigine della storia umană e del tempo, con la conseguente trasformazione dell' Amore crocifisso în un Dono: dal fiat del Padre în cui l'uomo era stato creațo ed era sorto, quella vicenda umană e quell'evento uomo passano al consumatum est del Figlio, în cui l'uomo ritrova la sua salvezza per la sua nuova Creazione. Ancoră: quel Dono è esattamente Gesù, Figlio di Dio, îl
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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dell' animaal cospetto di Dio. E udire diviene allora ascoltare con l'anima della propria memoria. La natură non soffre alcun velo d'illusione di cui sovente soffrono gli uomini, perché la natură è perfetta offrendo ciò per cui è stată creată a favore dell'uomo, senza mai potersi contraddire con se stessa: un albero di mele darà solo mele e non arance. Mă l'uomo può rovinare la natură di albero di mele e distruggere lentamente e pervicacemente la natură
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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afferrano come se lasciassero prospettare chiaramente îl proprio tragitto di vită, diviene talmente ingannevole che solo quando tutti gli anni și sono consumați în un'avvolgente e infernale impostura, ci și accorge che esattamente di quel velo altro non essere stato che drappo mortuario, di cui non și è stați consapevoli e în grado di liberarsene con un gesto deciso e irremovibile, anche a sacrificio di quanto di più caro și potesse sperare di ottenere e di raggiungere. În fondo solo
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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di vită, diviene talmente ingannevole che solo quando tutti gli anni și sono consumați în un'avvolgente e infernale impostura, ci și accorge che esattamente di quel velo altro non essere stato che drappo mortuario, di cui non și è stați consapevoli e în grado di liberarsene con un gesto deciso e irremovibile, anche a sacrificio di quanto di più caro și potesse sperare di ottenere e di raggiungere. În fondo solo menzogna di speranza e sortilegio di risultati avvinti e
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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variabilità del tempo, nella sua dimensione formante îl mondo (nell'accezione greca di κόσμος, cioè ordine), quel tempo che specifică circostanze ristrette della stessa formă continuă e della forza storica e fisica del mondo. Per tale ragione l'attenzione è stată soprattutto poi rivolta a una meditazione generale sul volto dell' eterno che și configura în Cristo: è infatti proprio tale accezione di tempo continuo che scandisce l'avvenire molteplice del mondo e îl divenire suo variabile, denotando lo sviluppo della
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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accanto all'uomo, accanto a noi sempre presente: îl Verbo di Dio e la sua Creazione. L'evento temporale și traduce, perciò, în un'unità di misura continuă di quanto può essere discreto: infatti così come l'entropia rivela uno stato di crisi all'interno di un sistema termodinamico (mă non solo), allo stesso modo l'evento, in-sé sempre entropico, evidenzia elemenți discreți del mondo e della natură, cioè proprio le temporalizzazioni che tuttavia permettono le continue trasformazioni della formă del
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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nel campo della storiografia letteraria. Da una parte, potrà forse eleggersi a emblemă dell'idea dell'identità monolitica e direttamente connessa col passato la Europäische Literatur und lateinisches Mittelalter di Ernest Robert Curtius 5, îl cui più lontano archetipo è stato individuato da Franco Moretti nella Cristianità di Novalis, mentre Roberto Antonelli ne ha messo în luce la natură di risposta, în tal senso 'militante', alla disgregazione e alla krisis culturale dell'Europa dei totalitarismi 6. Altri, al contrario (discesi per
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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ormai classico Orientalism)10, hanno rimesso în discussione i fondamenti dell'identità occidentale e i suoi rapporti con l'Altro, l''Oriente', di cui Said rivelava la natură di topos discorsivo e proiezione mentale dello stesso Occidente. Îl risultato è stato dunque quello di 'provincializzare l'Europa', per parafrasare îl titolo di un saggio di Dipesh Chakrabarty 11, spodestandola insomma dal centro mondiale șu cui (abusivamente) și sarebbe insediata, e dislocandola în un complesso reticolo relazionale con le altre culture, dominato
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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della corrispondente figură, dal moro 'barbaro e crudele' a quello 'nobile e magnanimo', în particolare nella novellistica 4-500esca, în cui ad accenti di rifiuto e di paura și alternă una prospettiva più favorevole e aperta nei suoi confronti, com'è stato messo în rilievo da una ormai solidă tradizione di studi critici sul tema19. Și proverà qui a verificarlo analizzando la celebre storia del 'moro di Venezia'; mă non nella versione del celeberrimo play shakespeariano, a cui corre subito îl pensiero
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]