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che coniuga immanente a trascendente, rendendo quest'ultimo vissuto e non un che di arcano, piuttosto conosciuto e riconosciuto credibile, non esoterico e sacerdotale, mă umano e rivelato, essoterico, comune a tutti perché possibile conoscenza valida ed efficace per chiunque. Tale acquisizione però è verosimile unicamente quale frutto di un'esperienza, non solo sensibile, mă anche spirituale e di raccoglimento sul proprio dolore, affinché tutto ciò che și acquisisce come trascendente fortifichi la realtà sensibile e immanente. Nel kintsugi, anch'esso
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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Chi mai potrà donarmi,/ o donne dilette,/ una parolă consolante,/ un messaggio di gioia?/ Lasciatemi dunque,/ voi consolatrici./ Ché mai non finiranno/ questi mâli per me,/ insolubili mâli;/ mai avrà quiete îl dolore,/ mai avrà fine îl lamento"2. În tale lamentazione, quasi una geremiade, Elettra approfondisce îl suo stesso dolore e ne vive îl riscatto mediante îl lamento: la catarsi dal male è provocată dall'agonia, dove îl gemito, îl pianto, diventano transiti all'essere-consapevoli del proprio destino per poterlo
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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și oppone alla morte, cioè l'amore, quell' amore già narrato forțe come la morte 9, mă che tuttavia necessita della morte per essere e per rivelarsi e per vivere, perché è în quell'istante în cui la vită soffre tale bisogno del mistero del suo proprio essere che la stessa vită, finalmente, risorge quale fulcro di pienezza della salvezza e diviene, la vită, evento nel mondo, contemporaneità assoluta nell'universo, senza inizio e senza fine. Questo evento è appunto colto
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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durată necessaria a farlo, una misura per l'uomo sempre incompletă, non quantificabile. Tale ambito lascia d'altro canto intuire come, peculiarmente în questo limite, si riveli la condizione umană della vită indissolubilmente legată al suo contrario, e perciò, mediante tale contraddizione, altrettanto indissolubilmente stretta alla sua mistica dimensione divină. Solo un atto di raccoglimento meditativo che trascenda l'apparente che ci circonda, nel dolore come insegnano i mistici, rende concreto îl passaggio al trascendente come esperienza. La dilatazione, quindi, verso
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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rivela esattamente a margine della sua stessa "Vită", divenendo quest'ultima morte dell'uomo-Cristo, în quell'aporia mistica, cioè misterica e sacra, già evidenziata în precedenza, che indică la vită essere imprescindibile legame del suo opposto, proprio perché è da tale paradossalità che emerge poi quell'Amore a lungo atteso, în grado di lasciar risorgere Gesù alla Vită, avvenendo egli stesso Dio, perché Gesù accada anche nell'esistenza quale supremo sacrificio della nostră vită, lascito incommensurabile del tempo come durată eternă
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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sua notă Metafisica, la rilevanza della questione tempo-infinito, si conseugue sviluppare, mediante un'assiomatizzazione critică, proprio quelle problematiche, svolgendo un'analisi della continuità della formă ed una riflessione dell'elemento tempo mistico nella sua dimensione discretă. Tuttavia esattamente da una tale cesura di discontinuità îl tempo ritrova la sua peculiarità di limitato-continuo/ discreto-infinito: è îl paradosso del tempo che sottolinea già l'illimitatezza dello spazio che misura e dal quale è costretto però a rendere misura del movimento di ciò che
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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cui și perde irrimediabilmente coscienza, proprio perché ravvolge îl mistero del nostro stesso esistere: aporia di una vită che deve ineluttabile raggiungere la sua "morte", senza però che a nessuno sia dato sapere îl quando, îl dove e îl come. Tale stessa aporia ci permette di comprendere, nella sua indefinibilità, quello speciale limite rappresentato da inquietudini e da difficoltà, facendo sì che la nostră coscienza și orienti al tempo percependolo intrinseco alla nostră stessa natură umana.E se îl tempo è
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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dire che è legato come le anime che trasmigrano nel samsara, perché în lui non c'è ombra di passione; mă non è neppure un'anima che și possa chiamare liberata, perché non fu mai legată al samsara"27. În tale argomentazione tucciana emerge un aspetto rilevante nella questione del rapporto tra Dio, mondo e uomo: ci și potrebbe chiedere în fondo per quale ragione Dio abbia fatto îl mondo se poi esso stesso sia stato pervaso dalla dualità bene-male; e
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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donato da Cristo antropologicamente; e Dio dona îl suo amore per l'uomo nell' essere di Cristo în quanto Figlio del Padre e a sua volta indeterminabile presente nella vită dell'uomo e nella storia del mondo. Și deduce da tale acquisizione quell'indefettibile vincolo d'amore perpetuo di Dio per l'uomo, realisticamente possibile solo în Cristo, perché antropologicamente perfetto, misticamente vivo, umanamente reale nell'esperienza del tempo nel mondo nascendo e morendo, e risorgendo în quel corpo materiale che
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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ricerca del suo Amore. Dio pur non influendo șu ciò che facciamo, nella ragione del libero arbitrio, tuttavia să come la nostră stessa vită și dipanerà în esistenza perché attraversata dal tempo, șino a tradursi în "destino", destino che diviene tale e și configura tale solo nel momento finale, nell'istante che prescinde dal precedente e che non riconduce più l'esistenza dell'uomo a una prova successiva, mă che riscatta piuttosto o danna senza appello una vită intera: îl momento
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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Dio pur non influendo șu ciò che facciamo, nella ragione del libero arbitrio, tuttavia să come la nostră stessa vită și dipanerà în esistenza perché attraversata dal tempo, șino a tradursi în "destino", destino che diviene tale e și configura tale solo nel momento finale, nell'istante che prescinde dal precedente e che non riconduce più l'esistenza dell'uomo a una prova successiva, mă che riscatta piuttosto o danna senza appello una vită intera: îl momento della morte 29. Dio
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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assoluto, indeterminabile mă anche indeterminato nel tempo e nello spazio. Cristo è, quindi, rivelazione del tempo nel mondo e rottura del vincolo tra semplice e complesso, come pure del legame tra astrattezza e transitorietà della materia caratterizzante l'universo. În tale acquisizione și ravvisa, inoltre, l'espressione dell'essere che divieneperché accada: Dioche è, è tempo nel mondo perché divenganatura amoris unicamente accadendo nella sua morte îl rivolgimento di quanto è stato, nel momento în cui la resurrezione della sua Vită
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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îl continuo e îl discreto è esattamente nel movimento scandito dal tempo 34: ogni formă continuă delinea la temporalità del fenomeno del mondo quando se ne interpreta îl senso, possibile nella scansione di ogni temporalizzazione di questo mondo: è da tale acquisizione che possiamo individuare l'elemento discreto, cioè quella interruzione che distingue îl prima e îl dopo aristotelici. Così la coscienza, la stessa capacità di cogliere îl senso del mondo, diviene per îl sol fatto di essere-stata, determinandosi nella possibilità
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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rispetto all' eterno, cioè Dio, che prescinde singolarmente dal "prima" e dal "dopo" giacché universalmente și configura în Cristo quale annuncio senza più fine di Dio, perché Cristo stesso Dio nel mondo, tempo del mondo. E allora nell'ambito di tale irrisolvibile indecidibilità și perviene alla concretezza dello spirito ermeneutico aristotelico che segna îl tempo pervaso dal prima e dal poi, successiva acquisizione în Șanț' Agostino, îl quale constată tuttavia la percezione di Dio non poter essere più accantonabile e separabile
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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perfetta di vită che resuscita nell' amore di Dio Padre, - evento impossibile all'uomo perché la vită di quest'ultimo subordinata alla singolarità di un ciclo nel mondo della natură irreversibile, concretizzare cioè îl ritorno dalla morte alla vită -, proprio tale formă perfetta è donata al momento della Resurrezione di Gesù: Gesù scardina l'ordine della natură, condizione possibile solo a Dio perché Creatore della Vită, per divenire Lui stesso nell'ordine del Creațo e accadere nella vicenda dell'uomo come
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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secondo la pluralità e la variabilità del tempo, nella sua dimensione formante îl mondo (nell'accezione greca di κόσμος, cioè ordine), quel tempo che specifică circostanze ristrette della stessa formă continuă e della forza storica e fisica del mondo. Per tale ragione l'attenzione è stată soprattutto poi rivolta a una meditazione generale sul volto dell' eterno che și configura în Cristo: è infatti proprio tale accezione di tempo continuo che scandisce l'avvenire molteplice del mondo e îl divenire suo
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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171. Șu tali questioni și rinvia alla critică poștă da Sânto Mazzarino în idem, Îl pensiero storico classico, vol. III, Laterza, Roma-Bari, 1983, pp. 453-457. 34 Ibid., pp. 145 e 173. 35 "La sofferenza di Gesù nel Getsemani fu di tale entità ed eccezionalità da provocare questo raro fenomeno: sudore di sangue. Sangue di Gesù che affiora sul suo volto e cade în terra; sangue che è un'altra - o l'identica - manifestazione del rinnovato 'sì' di Gesù al piano di
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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parlare di identità europea e, în caso affermativo, în che cosa essa davvero consista: domanda quanto mai attuale e urgente, e la cui discussione esorbiterebbe certo dai limiti di questo intervento. Mapuò în realtà affacciarsi un dubbio ancor più radicale, tale da învestire la liceità stessa del concetto di identità, sempre più spesso attorniato dal sospetto di essere ambiguo o scarsamente significativo 2. "Anche l'identità dipende", scrive Francesco Remotti, "dipende non solo dal nome, mă da un insieme di atteggiamenti
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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Passato di un'illusione l'idea comunistă gode di un prestigio presso intellettuali e scrittori dell'Est e dell'Ovest, che comincia a declinare solo dopo îl crollo del muro di Berlino. Indagando appunto le ragione storiche del prestigio di tale idea, che riceve nuova vită con la fine della seconda guerra mondiale Furet scrive: "[...] îl crollo del nazismo non ha posto fine alle grandi religioni secolari del XX secolo. Anzi, la sua radicale scomparsa non fă che lasciare îl marxismo-leninismo
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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loro debito per salvare la loro arte. Questo "debito", nei confronti della loro intera opera, occupava uno spazio irrilevante. Nel 1968, sotto la pressione del famoso "realismo socialistă", io stesso ho scritto l'unica opera, che è stată salutată come tale, îl romanzo breve [...] Le nozze. Immediatamente dopo la pubblicazione, specialmente dopo l'entusiasmo con cui fu accolto dalla critică ufficiale, fui inorridito e giurai di non fare mai più una cosa simile." Segue nel 1973 la pubblicazione di uno dei
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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di Kadare perché diventi una letteratura del dissenso, che sarebbe come dire perché dică tutta la verità sul suo tempo, è ciò che viene meno a causa dell'autocensura dell'autore. Per produrre una visione della realtà edulcorata, în modo tale da superare quella onnipresente macchina censoria, , che vegliava sulle arti în Albania come în tutti i paesi della cortina di ferro, lo scrittore și autocensurava. E' singolare come Kadare, pur prodigo nel definire con dovizia di particolari i meccanismi psicologici
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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cortina di ferro, lo scrittore și autocensurava. E' singolare come Kadare, pur prodigo nel definire con dovizia di particolari i meccanismi psicologici che conduceva uno scrittore a dover flirtare con îl regime, non tiri fino în fondo le conclusioni di tale condizione. Censura e autocensura Tale condizione, che și può appunto definire autocensura, è l'argomento di un bellissimo articolo del 1985 di Danilo Kiš. Kiš riesce a individuare quello che, a mio părere, è l'anima della censura: "la censura
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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și autocensurava. E' singolare come Kadare, pur prodigo nel definire con dovizia di particolari i meccanismi psicologici che conduceva uno scrittore a dover flirtare con îl regime, non tiri fino în fondo le conclusioni di tale condizione. Censura e autocensura Tale condizione, che și può appunto definire autocensura, è l'argomento di un bellissimo articolo del 1985 di Danilo Kiš. Kiš riesce a individuare quello che, a mio părere, è l'anima della censura: "la censura - dice Kiš - intende sottolineare la
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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distanza dalle rivoluzioni settecentesche. Ciononostante - secondo l'opinione maggiormente diffusa tra gli studioși - i princìpi dello Stato di diritto costituiscono comunque una condizione imprescindibile per l'instaurazione della democrazia; difficilmente și è disposti a ribaltare, anche solo come pură ipotesi, tale sequenza logică, facendo della democrazia un prius. Îl ricorso al concetto di sovranità, nel discorso pubblico, rivela spesso la sua ambivalenza - affonda le sue rădici nell'idea di libertà e di autonomia dei popoli, mă rinvia all' immagine di un
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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în cazul criticii, afurisește revizuirile, poate fi circumscris prin propozițiile lui Teodorescu-Braniște din 1947: "Nimic nu-mi îngăduie să cred că stai de vorbă, prin nu știu ce magie, cu forțe ascunse care îți strecoară în miez de noapte, în creierul d-tale - și numai pentru uzul d-tale - scînteia adevărului unic. Nimic nu-mi îngăduie să cred că ești posesorul acestui unic tezaur". Și încă următoarea savuroasă concluzie: "Citeam articolul confratelui meu. L-aș putea rezuma într-o singură frază: - Cînd vorbești
O recuperare de conștiință by Gheorghe Grigurcu () [Corola-journal/Journalistic/14430_a_15755]