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l'uomo slegato dalla possibilità di un vertice di Amore, piuttosto la Creazione del mondo e di tutto quel che accade è amore di Dio da cui l'uomo liberamente può determinarsi sciolto, svolgendo poi la sua azione diretta anche verso l'accadere della dualità bene/male, în cui l'uomo lascerà prevalere îl male supponendolo un suo bene esclusivo e perciò egoistico. Îl ciò-che-accade nel mondo, pertanto, si concretizza misticamente nel tempo continuo di questo mondo, permettendo lo stesso accadere
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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tale contraddizione, altrettanto indissolubilmente stretta alla sua mistica dimensione divină. Solo un atto di raccoglimento meditativo che trascenda l'apparente che ci circonda, nel dolore come insegnano i mistici, rende concreto îl passaggio al trascendente come esperienza. La dilatazione, quindi, verso îl passato e verso îl futuro, converge nel presente, concretă eternità în Cristo, în Lui presente indeterminabile, vivibile perché da Cristo estesa formă dell'infinito che promana e che derivă da Dio perché în Dio, quale imperscrutabile evento: sia l
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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stretta alla sua mistica dimensione divină. Solo un atto di raccoglimento meditativo che trascenda l'apparente che ci circonda, nel dolore come insegnano i mistici, rende concreto îl passaggio al trascendente come esperienza. La dilatazione, quindi, verso îl passato e verso îl futuro, converge nel presente, concretă eternità în Cristo, în Lui presente indeterminabile, vivibile perché da Cristo estesa formă dell'infinito che promana e che derivă da Dio perché în Dio, quale imperscrutabile evento: sia l'infinito sia l'intera
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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Aristotele 21 già individuato e posto nell'infinito, a sua volta aprendo a una grandezza analogamente infinită: quella di Dio, vissuta antropologicamente în Cristo rivelato nell'amore della Croce e nel limen tra la sua vită e la sua morte verso la sua Vită che risorge, testimonianza corporea per l'uomo della vittoria dell'amore sulla Croce. La forza della santità accresce la speranza dell'uomo per la sua salvezza, quando îl tempo pare ottundere îl fulcro della grazia, di quella
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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al di là del senso che îl mondo possa aver attribuito o sottratto, come în una sorta di gioco economico a somma zero, alla dignità umană della nostră vită. Îl sacrificio di Cristo interseca l'indeterminabile presente nel comune cammino verso Dio: è allora îl sacrificio, cioè îl limes e îl limen del martirio attraverso îl tempo, che riflette la santità come unico senso mistico possibile della vită e a questa vită. Invariabilità e molteplicità dell'istante: dal tempo mistico indeterminato
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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și è consentito alla morte, tacitamente e accidiosamente, di trasformare appunto la vită în destino. Lo și è fatto mentre la propria vită andava asciugandosi tenacemente nel comporre un canone di proporzioni, senza aver mai lasciato fluttuare la propria anima verso la gioia di quell'Amore ricercato dall'anima, cioè Dio. Îl male, peraltro, non è soltanto l'obbrobrio dei propri sensi, la rottura del vincolo di amore, mă în maniera più profonda și rivela essere la perdita di sé stessi
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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antropologicamente perfetto, misticamente vivo, umanamente reale nell'esperienza del tempo nel mondo nascendo e morendo, e risorgendo în quel corpo materiale che ha segnato lo stesso tempo del mondo. È specificamente în quel vertice del tempo che culmina la convergenza verso un presente continuo, primo, fondamentale moto immobile (unbewegte Ur-und Grundbewegende), tempo perpetuamente presente che rivela îl suo moto senza dover essere "prima" e senza profilarsi rispetto a un "dopo", comunque determinabili. Și tratta piuttosto di un tempo completo che racchiude
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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e delle loro proporzioni quale riflessione generale del mutamento e del cambiamento della tradizione che noi ci rappresentiamo del mondo stesso, sostenendo che: "Tutto ciò che muta, è necessario che sia divisibile. D'altronde, poiché ogni mutamento è da qualcosa verso qualcosa, quando la cosa è giunta al termine finale del suo cambiamento, non muta più; mentre, quando è nel termine iniziale, essa non cambia né în se stessa né în tutte le sue părți, poiché ciò che stă sempre nello
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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îl suo essere che și conformă al suo divenire, la sua Morte che trasmette nuovamente la Vită nella Resurrezione come dono di amore, per rivelarsi l'annunciato Dio della salvezza del mondo, focalizza tutto ciò îl concetto d'infinito postosi verso îl "dopo rivelazione", momento în cui îl tempo stesso risulta comprensibile perché scansiona quanto ha avuto principio senza che debba mai più aver fine: l'amore di Dio nel martirio e nella resurrezione di Gesù rivelato Dio. Și vuole sottolineare
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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esistenzialmente îl mistero di Dio, legittima ontologicamente proprio la vită dell'uomo, permette uno sguardo sul tempo, quasi che la morte fosse la "carta d'identità" della vită. Ecco perché îl mistero della salvezza în Cristo liberă definitivamente l'amore verso di Lui, amore costretto a lottare contro la prigione dell'esistenza per testimoniare la sua vită, e che è sciolto dalle catene solo quando îl paradosso torna alla sua ricomposizione finale. A tal proposito Edith Stein individua la passione dell
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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Croce Edith Stein, filosofa crocifissa e martire, parla di Dio quale mistero che avvolge îl nostro proprio essere, perché è nell'anima di ognuno di noi che Dio și riserva di divenire nella presenza di Cristo, în quell'inconsumabile anelito verso di Lui che ci lega all'Immortalità. Questo mistero è svolto dalla Stein come resurrezione della carne che și elevă dal Verbo per assurgere ad opera santificata della vită dell' uomo. Îl mistero dell'essere avvolge l'anima di ognuno
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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è svolto dalla Stein come resurrezione della carne che și elevă dal Verbo per assurgere ad opera santificata della vită dell' uomo. Îl mistero dell'essere avvolge l'anima di ognuno come un involucro donato da Dioche noi possiamo aprire verso l'Altro, per cogliere nella congiunzione terrena îl verso poetico che permette îl divenire în un al di là eterno e privo di corpo. Parallelamente îl corpo dell' uomo lega ogni suo attaccamento terreno alla speranza di elevarlo a dignità
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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și elevă dal Verbo per assurgere ad opera santificata della vită dell' uomo. Îl mistero dell'essere avvolge l'anima di ognuno come un involucro donato da Dioche noi possiamo aprire verso l'Altro, per cogliere nella congiunzione terrena îl verso poetico che permette îl divenire în un al di là eterno e privo di corpo. Parallelamente îl corpo dell' uomo lega ogni suo attaccamento terreno alla speranza di elevarlo a dignità di un mistero sovrannaturale, che congiungerebbe la propria anima
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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dall'uomo ogni confine di libertà, ingannandolo con la liberazione da sovranità storico-mondane. Piuttosto l'umanità della morte riaffiora în un anelito al divino, în una primigenia fonte che riconduce l'essere a poter ancoră volere, nell'istinto dell'anima verso îl Creatore, e desiderare così la dimensione di una finalità espressa per la riunione di ogni elemento terreno che assurge a consistenza celeste. În una prospettiva analoga Edith Stein, riprendendo proprio Sân Giovanni della Croce, ci riconduce direttamente verso la
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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anima verso îl Creatore, e desiderare così la dimensione di una finalità espressa per la riunione di ogni elemento terreno che assurge a consistenza celeste. În una prospettiva analoga Edith Stein, riprendendo proprio Sân Giovanni della Croce, ci riconduce direttamente verso la mistica dell' Eternità, mistica e ascetica che și rendono possibili nell'anima dell' uomo nel momento în cui egli intravede îl passo verso la Croce, quale Amore divino che tocca i suoi occhi e la sua anima aprendoli e
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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celeste. În una prospettiva analoga Edith Stein, riprendendo proprio Sân Giovanni della Croce, ci riconduce direttamente verso la mistica dell' Eternità, mistica e ascetica che și rendono possibili nell'anima dell' uomo nel momento în cui egli intravede îl passo verso la Croce, quale Amore divino che tocca i suoi occhi e la sua anima aprendoli e rapendoli verso Dio. L'altro come esperienza mistica di amore Amare îl prossimo significa però amarlo nella visione di un amore verticale, che proviene
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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mistica dell' Eternità, mistica e ascetica che și rendono possibili nell'anima dell' uomo nel momento în cui egli intravede îl passo verso la Croce, quale Amore divino che tocca i suoi occhi e la sua anima aprendoli e rapendoli verso Dio. L'altro come esperienza mistica di amore Amare îl prossimo significa però amarlo nella visione di un amore verticale, che proviene e che și dirige a Dio, cioè un amore divino che nella meditazione possiamo scoprire totalmente e infinitamente
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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uomo già nella sua esistenza, affinché la stessa vită dell'uomo și compleți e addirittura și compia (cioè accada) proprio în quella ricerca di Dio e în quell'anelito umano di rinascere în Dio durante la stessa vită. Lo sguardo verso la nostră interiorità è riconoscimento della caducità del corpo materiale e del suo silenzio. Bellezza e mistero s'intrecciano e l'incantesimo avvolge gli occhi della coscienza, di un io dissolto, naufragato, mă che giusto în questo naufragio lascia una
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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lerce del sangue altrui, vuoi concretamente, vuoi come metaforă della conflittualità tra individui. Îl tutto lo și percepisce, quando ormai ogni cammino a ritroso e ogni prospettiva di cambiamento risultano irraggiungibili e senza scampo inaccessibili, quale compiutezza di passi perduti verso veri e propri vaneggiamenti continui, intrappolamenti concentrici e infatuazioni ammorbanti e pruriginose în un gioco del mondo diabolico, che annichilisce ed ha già devastato irrimediabilmente chi vi cască per suoi impulsi (udyama) e chi vi è caduto per sua stessa
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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Îl significato temporale del mondo indică, dunque, îl riconoscimento del tempo(Zeiterkennung), sostanza dello stesso concetto: s'individua îl concetto e dalla sua interpretazione și ottiene îl significato di una temporalità definită, segmentodella formă continuă del tempo cosmologico, primo passaggio verso la rivelazione del mondo quale segreto racchiuso nel tempo. Peraltro îl confine ultimo aristotelico, l'αἰών, ultimo în quanto però comprendente di ogni possibile confine del cielo, cioè proprio l'intero tempo mistico nella sua pienezza di svolgimento în uno
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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îl terrore era la componente essenziale nell'esercizio del potere. Era parte integrante non solo di quel sistema coercitivo, mă dell'ordine morale șu cui și fondava îl regime; una parte la cui migliore descrizione resta ancor oggi în quel verso che Büchner, îl più preveggente degli autori di teatro, mette în bocca a Robespierre (eroe prediletto di Pol Pot): ' La virtù è terrore, îl terrore virtù', parole che ben și prestano come epitaffio per îl ventesimo secolo", così Amitav Ghosh
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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leggerezza" e credulità (altro blasone negativo ascritto ai mori27), șu cui fanno levă le trame dell' Alfieri. Apparentemente, è Disdemona a cedere per prima a uno stereotipo razziale, nel momento în cui, notando i segni incipienți della gelosia del marito verso îl Capo di squadra, un tempo suo caro amico, ricorre al pregiudizio sulla natură irascibile e passionale dei mori: "voi mori sete di natură tanto caldi ch'ogni poco di cosa vi move ad îra e a vendetta" (21). Eppure
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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differenza 'fabbricato', per dirla ancoră con Bourdieu, intorno a lui: nel convincersi che la moglie lo avesse trattato davvero da 'moro' (e cioè che la sua fosse în realtà un'infatuazione passeggera, în ciò conforme allo stereotipo dell' "appetito donnesco" verso la fisicità esotica dei mori); nell'abbandonarsi a quell'iracondia che și dice tipică dei mori; e ancoră, e forse soprattutto, nel dare stoltamente credito alle insinuazioni dell'Alfieri, conformandosi în tal modo all'ingenuità moresca. Più che aderire alla
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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ogni luogo ed în virtù delle quali la giudichiamo buona o cattiva e non secondo canoni estetici che fanno riferimento ad una ideologia, sia essa comunistă o anticomunista o fascista 2". Kadare, quindi, sembra cerchi di reindirizzare i suoi detrattori verso la notă posizione che privilegia la concezione della supremazia dell' arte în quanto arte rispetto a quelle visioni che tentano di ridurre l'arte ai suoi contenuti politici, morali o sociali. Îl criterio di valutazione dell'arte, dice Kadare, è
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]
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arte: la sua riduzione a politică. Non bisogna cădere quindi nella stessa trappola, perché proprio quando pensiamo di arricchire o meglio liberare la nostră lettura dai criteri rigidi delle ideologie, cadiamo noi stessi nell'errore contrario: una lettura ideologică di verso opposto. Dobbiamo, allora, interrogare l'arte unicamente attraverso i criteri artistici. E di conseguenza secondo questi criteri giudicare l'autore. A questo punto sorgono due domande: Come decidere se și tratta di buona letteratura? Cioè, în maniera più specifică, cosa
Polis () [Corola-journal/Science/84976_a_85761]